Dodici

Un’epidemia ha trasformato in zombie quasi tutti gli abitanti di Rebibbia. Mentre i pochi superstiti si organizzano per tentare la fuga, Calcare è stato misteriosamente ridotto in fin di vita. Tocca ai suoi amici, Secco e Cinghiale, e a Katja, una ragazza rimasta bloccata con loro nel quartiere, trovare il modo di portarlo via prima che sia troppo tardi.

Non sono potuto andare alla presentazione milanese di Dodici, ma probabilmente è stata una fortuna: pare che fossero necessarie ore di coda per poterne ottenere una copia. Nel giro di un paio d’anni Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech) è passato da figura di culto a fumettista più ricercato di Italia, con spazi fissi su Internazionale e Wired e i suoi libri che si vendono come il pane. Tanto di cappello: per una volta il successo tocca a qualcuno che se lo merita.
Se già in Un polpo alla gola Zerocalcare si era allontanato in parte dallo stile delle storie che pubblica sul proprio blog, proponendo una trama articolata che prevale sulle pur numerose gag, qui fa un passo ulteriore mettendo in disparte il proprio alter ego e lasciando la scena ai comprimari Secco e Cinghiale e alla nuova arrivata Katja. Questi diventano protagonisti di una trama fantastica che  sembra quasi un crossover con Safe Inside, il fumetto incompiuto di zombie che aveva realizzato per la DC Comics.
Mi riesce un po’ difficile dare un giudizio netto sul risultato. Da un lato, è evidente che l’autore non si è seduto sugli allori ed è in continua evoluzione: dal punto di vista grafico questa è una delle sue storie migliori. Riesce ad avere il ritmo di un fumetto d’azione senza perdere per strada il consueto umorismo, ed è particolarmente azzeccato il modo in cui le varie linee narrative sono rese con stili differenti e riconoscibili.
Sulla storia, però, sono più dubbioso: pur essendoci gag esilaranti e trovate geniali, e pur avendo apprezzato molto il personaggio di Katja (spero che in futuro riappaia!), trovo che in qualche punto il respiro sia un po’ affannoso, e che gli spunti proposti non siano sempre approfonditi come meriterebbero. Soprattutto, mi pare che la struttura narrativa completamente frammentata sia un virtuosismo un po’ fine a se stesso, che finisce per rendere la trama difficoltosa da seguire invece che moltiplicare la tensione.
Tirando le somme, non è probabilmente la miglior storia di Zerocalcare, come mi aspettavo che fosse. Ma restano comunque soldi ottimamente spesi.

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