…perché permette di fare due edizioni straordinarie: una per la notizia, e l’altra per la smentita.
Questa celebre massima del giornalismo può sembrare la quintessenza del cinismo, ma in realtà è estramamente naif rispetto alla realtà. E la realtà è che una notizia falsa è meglio di una vera ogniqualvolta suona più interessante, punto e basta. Il piccolo caso dei Genesis ne è l’ennesima dimostrazione. La notizia della reunion è uscita sui tabloid inglesi, ma non aveva alcuna conferma ufficiale. Si poteva aspettare qualcosa di più solido prima di pubblicarla, invece le è stato dato largo spazio da telegiornali e quotidiani nazionali. Quel che è peggio, quando la notizia si è rivelata per quel che era, una bufala, non è stata sprecata nemmeno una riga per farlo sapere ai lettori. La smentita sarebbe stata sgradita e noiosa, e avrebbe fatto fare brutta figura il giornale, quindi non si pubblica. L’assunto di base è che il lettore abbia l’arco di attenzione di un moscerino. L’importante è fornirgli qualcosa cui si interessi per il breve attimo in cui prende in mano il giornale, non fornirgli un’informazione che abbia senso nel tempo.
Una volta ho provato a protestare contro questo stato di cose e ne sono stato duramente punito. Era il 1993, e negli Stati Uniti la setta dei Davidiani si era asserragliata in un fortino a Waco, rifiutandosi di consegnare all’esercito le armi che aveva illegalmente accumulato in funzione di qualche paranoica teoria della cospirazione. L’assedio al fortino andò avanti per qualche settimana, con intere pagine dei giornali a descriverne ogni dettaglio. Ma non succedeva nulla: i Davidiani sempre dentro, polizia ed esercito sempre fuori. Lo spazio dedicato alla vicenda dai giornali diminuì bruscamente fino a ridursi a zero. Del caso che fino a pochi giorni prima aveva appassionato il mondo intero non si parlava più, neppure una riga a rassicurarci del fatto che asedianti e assediati fossero ancora lì in qualche punto del Texas. Come se un Ministero della Verità avesse deciso di cancellare la vicenda e fingere che non fosse mai avvenuta.
La cosa mi diede così fastidio che scrissi al Garante del Lettore di Repubblica, protestando per come il caso era stato abbandonato. Il Garante (che allora, se non erro, era Gianni Corbi) mi rispose gentilmente, ma le cose cambiarono ben prima che la mia lettera gli arrivasse. Il giorno dopo che la spedii, l’esercito tentò di irrompere con la forza, e nell’incendio che ne seguì morirono settantasei persone. Una coincidenza, ma che mi spaventò. Fu un po’ come se il mondo, indispettito del fatto che ancora qualcuno si interessasse alla questione, obbligato a far rientrare la questione sulle pagine dei giornali, avesse deciso di farlo nel modo più drammatico e sgradevole possibile. Un monito contro la mia pretesa che ciò che leggiamo ogni giorno avesse un senso compiuto nel tempo.
Mmm. Questo post merita attenzione e commenti ponderati. Sventuratamente è lunedì mattina, momento in cui la mia capacità di concentrazione è ai minimi storici… farò il possibile, ma non mi azzardo a suggerire una tempistica plausibile… 😛
A parte tutto, poi torno. Davvero. 🙂
Niente da fare, non riesco a racimolare abbastanza cervello per scrivere qualcosa di sensato in merito a quanto sopra. Ne parleremo, magari mi viene più facile… 😛
Quando vuoi! 🙂
Anche se è un peccato che tu non scriva, visto che sei l’unica che si è interessata a questo post.
Ehi, è l’unica che l’ha commentato! C’è chi medita senza sbandierarlo :-p
E sbandiera, invece, che il blog a questo serve. 😉