Michael Clayton è un avvocato specializzato nell’aggiustare a forza di trucchi e corruzione quelle situazioni che non offrono buone possibilità di essere risolte per via legale. Michael si trova in cattive acque finanziarie e, quando un socio dello studio legale ha una crisi personale e minaccia di rivelare che i cinici intrallazzi dell’azienda chimica sua cliente hanno causato dei morti che si potevano evitare, si trova a dover scegliere tra l’amicizia e la carriera.
Dopo aver visto questo film, sono rimasto sorpreso che sia stato accolto in modo così tiepido. E’ vero, racconta una storia già vista molte volte, e la trama è piuttosto lineare, senza particolari invenzioni. E c’è persino un classico lieto fine per dare il contentino allo spettatore. Trovo però che Michael Clayton (che titolo insulso, però!) si distingua nettamente dalla massa per la grandissima cura nello sviluppo dei caratteri e l’asettico cinismo con cui li tratta. In questo film non ci sono buoni da amare né cattivi da odiare.Il protagonista alla fine si schiera dalla parte giusta, ma per tutto il film è indeciso sul da farsi, e capiamo bene che se avessero saputo prenderlo dalla parte giusta avrebbe potuto fare la scelta opposta. La manager che ordina gli omicidi è quasi una vittima, costretta a calarsi in un ruolo di vincente spietata che prova ogni giorno davanti allo specchio, ma in realtà colta dalla nausea al pensiero di ciò che ha fatto. Persino i killer, nonostante la clinica spietatezza dimostrata, sembrano solo due travet del crimine che preferirebbero trovarsi da un’altra parte. Insomma, quello che si percepisce in Michael Clayton è la forza di un meccanismo infernale che trascina tutti a vendere l’anima contro la propria volontà. Risultato ottenuto con una scrittura antiretorica. Persino il personaggio del figlio di Michael, che in quasi ogni altro film sarebbe stata l’occasione per somministrare un concentrato di melassa, acquista invece una propria personalità autonoma. L’esordiente regista Tony Gilroy non solo esibisce una grande perizia tecnica, ma ha ilcoraggio di inserire el film insoliti simbolismi. Come il romanzo fantasy di serie Z per cui ifigli di Michael ha una sviscerata passione, e che appare in tutti i momenti topici del film a cambiare il destino dei personaggi. Sembra quasi che l’autore voglia suggerire che certi ideali tanto triti e consunti da non risultare più credibili per nessuno sono però l’unica cosa che ci può ancora salvare dall’inarrestabile ingranaggio del mercato. Da vedere.