Un paio di mesi fa, sul suo blog, Loredana Lipperini dedicava un post indignato all’uscita di un libro Mondadori: un’opera di Jane Nickerson ispirata alla fiaba di Barbablù che ruba il titolo (solo nella versione italiana) alla celebre raccolta di racconti di Angela Carter, La camera di sangue.
L’ira di Lipperini è del tutto giustificata, e me ne sono reso conto tempo dopo, quando mi è venuta l’idea di regalare il libro di Carter a una persona. Ho scoperto che oggi è impossibile in Italia acquistare il vero La camera di sangue, se non sulle bancarelle o su eBay a caro prezzo. Si tratta di un libro importante, che ha ispirato saggi, da un cui racconto è stato tratto un film, un riconosciuto capolavoro che ha influenzato molti autori, ma non viene ristampato da tempo. Ho provato a chiedere in una libreria Feltrinelli (l’editore del libro originale!) e il commesso, del tutto ignaro dell’esistenza di Carter, mi ha proposto il libro di Nickerson. Non bastava che l’originale fosse morto e sepolto, ora tentano pure di farne sparire il ricordo usurpandone il nome.
Questa questione mi è tornata in mente oggi in libreria quando ho visto spuntare da uno scaffale un libro intitolato Cadavere squisito. Era da molto che speravo fosse ristampato in Italia il libro di Poppy Z. Brite, un agghiacciante capolavoro noir che è tuttora il più bel romanzo che abbia mai letto sul tema del serial killer. Un altro libro da tempo introvabile in libreria, edito in origine da Frassinelli. Ho afferrato subito la copia, ma poi ho visto che non c’entrava nulla col romanzo che pensavo: era invece un thriller italiano di Luigi Carletti.Tra l’altro con una copertina che ha pure qualche somiglianza con il libro di Brite.
Ora, manca ancora un indizio per fare una prova, ma due esempi di questo genere a così breve distanza fanno pensare che ci sia del dolo, e che qualcuno in Mondadori abbia pensato che fosse una buona idea appropriarsi di titoli di romanzi di altre case, letterariamente importanti ma assenti dalle librerie, applicandoli su mediocri novità. Non so se si tratti semplicemente della sciatteria di chi non vuole arrischiarsi a inventare un titolo nuovo, o se ci sia dietro il cinismo di chi spera di approfittarsi dei lettori in cerca dei titoli originali, fuorviandoli e inducendoli a comprare un libro che nulla ha a che fare. Ma, se la tendenza dovesse continuare, non ho parole per dire quanto sia culturalmente deleteria.