Ebbene sì, ho tradotto anche fumetti.
Nel 1991 mi proposi infatti come traduttore alla Max Bunker Press, dove il giovane direttore Riccardo Secchi mi accettò inopinatamente come collaboratore (fino al 1992, dopodiché varie testate chiusero e la mia collaborazione terminò).
Tradurre fumetti è un lavoro strano, e somiglia quasi più all’adattamento cinematografico che alla traduzione letteraria, dato l’obbligo di mantenere la lunghezza e il ritmo dei fumetti originali.
Il mio lavoro era tradurre le strip dell’Uomo Ragno che venivano pubblicate su Eureka. Tradussi anche un paio di numeri di The Real Ghostbusters (esperienza abbastanza frustrante, perché mi chiedevano di adattare il fumetto a un livello da bambini, mentre l’originale era per “young adults” e colmo di citazioni e strizzate d’occhio verso film, libri e personaggi reali).
Quello che avrei voluto fare era tradurre un graphic novel di quelli che si pubblicavano su Super Comics. Me lo concessero finalmente sul numero 28, in cui ebbi l’onore di tradurre interamente Dreadstar di Jim Starlin. Ma la mia felicità durò poco: quando consegnai, mi dissero che era l’ultimo numero e che non avevano più bisogno di me…