Il recente annuncio fatto dal CERN e dai Laboratori del Gran Sasso, secondo cui per i neutrini generati nel corso di un esperimento sarebbe stata rilevata una velocità superiore a quella della luce nel vuoto, ha destato un grande scalpore ed è stata spesso frainteso nella sua portata. Meglio allora provare a fare un po’ di chiarezza.
In primo luogo, teniamo presente che la cosa tuttora più probabile è che si tratti di un errore. Gi scienziati autori dell’esperimento hanno controllato i risultati per tre anni prima di renderli pubblici, tenendo conto di cause di errore anche minime, come la deriva dei continenti. E tuttavia, si tratta di una misura molto difficile (si parla di una discrepanza di 60 nanosecondi su un tempo di 2 millisecondi, in un fenomeno il cui inizio e la cui fine si trovano a 700 Km di distanza!); inoltre può esserci dietro un errore non banale e difficile da cogliere. Pensiamo a cosa è successo con il caso della cosiddetta “anomalia Pioneer“. Per anni gli scienziati si sono arrovellati sulla causa della minuscola deviazione delle sonde spaziali Pioneer 10 e 11 rispetto alla rotta prevista, tirando in ballo le forze fondamentali dell’Universo per dare una spiegazione. Alla fine è stato proposto un modello molto credibile che spiega tutto con un’asimmetria nell’irraggiamento termico delle sonde. A volte i risultati più improbabili hanno cause del tutto banali, e ci vogliono anni per scoprirle. Quindi prepariamoci alla possibilità che tra qualche mese o anno tutto finisca nel nulla.
Del resto, c’è chi ha fatto notare che, quando nel 1987 è esplosa la supernova SN 1987A, i neutrini emessi sono stati osservati sulla Terra tre ore prima del lampo dell’esplosione (un anticipo compatibile col fatto che il collasso della stella comincia nel suo nucleo e impiega del tempo a coinvolgere la superficie emettendo luce). Se i neutrini fossero più veloci della luce come risulta dall’esperimento, dato che la stella dista 168.000 anni luce dalla Terra, sarebbero dovuti arrivare qui con anni di anticipo. Ovviamente questo non esclude la possibilità che alcuni neutrini siano talvolta più veloci della luce, ma è sicuramente un indizio contrario.
In secondo luogo, se anche fosse provato che effettivamente i neutrini si muovono leggermente più veloci della luce, questo non significherebbe necessariamente una c0mpleta rivoluzione nella fisica. La teoria della relatività è stata confermata in innumerevoli occasioni, e non basta un singolo esperimento a metterne in discussione le fondamenta. Come già molti hanno fatto notare, la teoria prevede che ci sia una velocità massima non superabile, che può essere raggiunta solo da particelle prive di massa a riposo. Quindi, se si scoprisse che i fotoni si muovono davvero più lentamente dei neutrini, ciò potrebbe voler dire semplicemente che i fotoni sono dotati di una massa, anche se piccola, e quindi non sono le particelle più veloci nell’Universo. Un fatto del genere imporrebbe di rifare i calcoli in ogni aspetto della fisica delle particelle e della cosmologia. Però non andrebbe a intaccare il fatto che c’è una barriera che non si può superare in alcun modo: si limiterebbe di spostarla in là di qualche nanosecondo, irrilevante per i viaggi spaziali.
Ovviamente non possiamo neppure escludere che l’esperimento diventi il punto di partenza di una fisica totalmente nuova, in cui cose che prima erano ritenute impossibili saranno alla nostra portata. In effetti è quello che speriamo tutti. Ma ci vorrà comunque del tempo.
A margine della questione vorrei stigmatizzare il modo in cui in Italia ci si è occupati dell’argomento. Quasi tutti i quotidiani hanno datro la notizia in modo poco comprensibile, affermando per esempio che i neutrini sarebbero “più veloci della luce di 60 nanosecondi”. Chi scrive una cosa del genere non ha ben presente nemmeno la fisica del liceo, dato che la velocità è un rapporto tra spazio e tempo, e non si misura con unità di tempo.
Ma questo è nulla di fronte all’incompetenza dimostrata dalla nostra ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, o meglio dall’ignoto collaboratore che ha esteso per lei il comunicato ufficiale relativo all’evento (e che evidentemente è stato scelto con gli stessi criteri di merito di cui si è avvalsa la Gelmini). Tutto il mondo si è fatto delle gran risate leggendo che, secondo il testo firmato dalla ministra, esiste un tunnel tra i laboratori del CERN e quelli del Gran Sasso (700 chilometri!). Ma è tutto il comunicato a essere ridicolo, con quell’esaltare la “vittoria epocale” del “superamento della velocità della luce”, come se la cosa non fosse da verificare, e come se il risultato fosse stato attivamente cercato e non del tutto inatteso.
La Gelmini si è difesa dicendo che ovviamente voleva riferirsi al tunnel sotterraneo che ospita il sincrotrone del CERN. A questo punto però vorrei sapere: visto che il SPS è stato costruito negli anni ’70, di quali soldi esattamente parla la ministra? In ogni caso i ricercatori italiani del CERN non sembrano esserle molto grati, dato che l’anno scorso hanno manifestato in massa contro la riforma Gelmini dell’università. E, tanto perché lo sappiate, la persona a capo dell’esperimento, il professor Ereditato, è cittadino italiano, ma è stipendiato dalla Svizzera.