Domande all'ATM

tramNello scorso aprile mi sono abbonato per la prima volta all’ATM (Azienda Tranviaria Milanese). Mi hanno dato da compilare un vasto modulo, di quelli in cui ogni singola lettera va scritta in una casellina rossa, per facilitare la lettura da parte di un programma OCR. Quando sono arrivato al termine dell’interminabile coda, l’impiegato ha preso il modulo e ne ha ricopiato pari pari il contenuto digitando sulla tastiera del suo computer. Domanda: e allora il modulo a cosa serviva? Perché avete approntato un modulo leggibile da computer se nemmeno in un ufficio centralissimo di Milano avete gli apparecchi per leggerlo?

Mi è stata richiesta anche una foto tessera, e mi è stato detto che in futuro mi sarebbe stata spedita una tessera elettronica che avrebbe sostituito quello cartacea testé consegnatami. Successivamente mi è stata inviata una lettera che mi esortava a sostituire la tessera entro aprile recandomi a uno sportello ATM. Contemporaneamente è iniziata una martellante campagna di annunci e manifesti per dirmi che dovevo far sostituire la tessera entro gennaio, e di non tenere conto delle lettere ricevute. Complimenti per la chiarezza della comunicazione aziendale. Domanda: visto che avevate già i miei dati e la mia foto, perché non mi avete spedito la tessera, invece che farmi perdere tempo mandandomi un’altra volta a intasare i vostri sportelli?

Mi reco allo sportello ATM. Altra coda interminabile. Mi viene richiesto di fornire un’altra foto tessera e di compilare un altro modulo con i miei dati personali. Domanda: io i miei dati ve li ho già comunicati, perché ve li devo dare un’altra volta? Per cosa li usate, per giocare a sudoku?

Alla fine, l’impiegata ricopia per la seconda volta il contenuto del modulo digitando sulla tastiera del computer (rassicurante vedere che le procedure non cambiano!) e mi consegna un foglietto di carta. Mi dice che la tessera posso venire a ritirarla con calma tra un paio di mesi, quando scadrà il mio abbonamento. Domanda: e allora perché diavolo mi avete fatto venire qui ADESSO, in mezzo alla folla di gente il cui abbonamento scade ora e che ritira la sua tessera subito?!? Obbligandomi pure ad ascoltare la reprimenda del funzionario che dice "se foste venuti prima, invece che al penultimo giorno, non ci sarebbe la coda"?! C’è qualche ragione, a parte il puro sadismo?

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Smoderato cantabile

Io non sono moderato: Dario Fo Sindaco di Milano
Ci ho pensato a lungo, ma alla fine ho deciso. Oggi, alle primarie per eleggere il candidato sindaco di Milano per la sinistra, voterò per Dario Fo.
In parte, lo ammetto, è una rivalsa perché avrei voluto vederlo candidato cinque anni fa. Lui si era proposto, le varie centrosinistre milanesi rifiutarono, alla fine si accordarono su un candidato sindaco che nessuno conosceva e che ovviamente permise la trionfale rielezione di Albertini. (Vi ricordate chi era? Scommetto di no. Io ho dovuto cercarlo dieci minuti su Google per trovarlo. Si chiama Sandro Antoniazzi.) Non so se allora Fo avrebbe vinto, sicuramente avrebbe ottenuto un risultato migliore.
Ora, per fortuna, possiamo dire la nostra. E io ho deciso di votare Fo per le seguenti ragioni:

  • Mi dà fastidio che il candidato delle sinistre a Milano debba essere sempre uno che non si sa bene da dove arriva. In quasi tutte le elezioni, salta fuori che gli elettori di sinistra devono votare strani personaggi che fino al giorno prima non sembravano affatto di sinistra, e che spesso smettono di esserlo il giorno dopo le elezioni (come quel Fumagalli che, sconfitto da Albertini, mollò tutto per tornare a fare l’imprenditore; o, peggio, quel Diego Masi che, capolista del centrosinistra alle regionali di dieci anni fa, dopo la sonora sconfitta si riciclò immediatamente come parlamentare del centrodestra). È quasi come se ci fosse una sorta di trattato di Jalta che impedisce che a Milano possa candidarsi qualcuno veramente di sinistra. Il discorso vale anche per Ferrante, che fino a ieri non era un politico e le cui posizioni sono piuttosto sbiadite. Fo avrà mille difetti, ma perlomeno si sa con certezza come la pensa.
  • Corollario del punto precedente. Non sono affatto convinto che per vincere le elezioni a Milano sia obbligatorio presentare un moderato. Questa regola è stata sempre seguita in Lombardia e, guarda caso, senza vincere mai. L’unica volta che si è presentato un candidato di sinistra, Penati, sorpresa, ha strappato al Polo la provincia di Milano. Io sono convinto che la gente che ha paura di un candidato di sinistra non voterà mai nemmeno per uno sbiadito candidato di pseudo-sinistra-moderata, e continuerà a votare a destra. Mentre un candidato con posizioni nette può recuperare molta gente che prima non votava e molti indecisi. Da questo punto di vista, lo slogan di Fo "Niente paura, non sono un moderato!" non può che piacermi.
  • Sono convinto che Ferrante, con la sua esperienza, sarebbe un bravo amministratore. Probabilmente migliore di Fo, dal punto di vista tecnico-organizzativo. Però mi chiedo: siamo sicuri che a una grande città come Milano serva un amministratore di condominio pantografato (come è stato Albertini in questi anni)? Io credo che organizzare i servizi e far quadrare i conti sia indispensabile, ma che a una città servano anche idee forti, principi su cui basare la convivenza. Fo che vuole espropriare le case sfitte da più di tre anni spaventa? A me sembra comunque meglio che ignorare totalmente il problema dell’invivibilità crescente di Milano.

La decisione è presa. Poi, andrà come andrà. Se le primarie le vincerà Ferrante, lo voterò disciplinatamente e senza rimorsi. Ma per il momento lasciatemi sognare qualcosa di un po’ meno grigio.

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Arridatece Luttazzi!

Michele SantoroNotizia di poco fa: il centrodestra ha fatto approvare un emendamento che impedirà a Michele Santoro di lavorare come giornalista politico alla RAI durante la campagna elettorale, vietando il video ai giornalisti che hanno ricoperto ruoli politici in epoca recente. Mi secca molto dirlo, ma in questo caso è difficile dar loro torto: non è opportuno che un parlamentare si dimetta e immediatamente vada alla televisione pubblica ad assumere un ruolo che richiede imparzialità.
L’atto con cui Berlusconi e i suoi servitori alla RAI hanno estromesso tre persone colpevoli di non adeguarsi ai suoi voleri resta vergognoso e indegno di un paese democratico. Bisogna dire però che Santoro ha fatto il possibile per mettere in difficoltà chi lo avesse viluto difendere, prima lanciandosi immediatamente nell’agone politico, e poi abbandonando il seggio dopo appena un anno: uno schiaffo ai suoi elettori che non si può scusare. Se ora è stato tagliato fuori dal video, deve dare la colpa anche a se stesso, e non solo a Berlusconi.
Intanto, non si può fare a meno di notare che molti si spendono per il ritorno di Santoro, alcuni per il ritorno di Enzo Biagi, ma praticamente nessuno per quello di Daniele Luttazzi, che non è un giornalista, ma che sicuramente è il più creativo, intelligente e indipendente dei tre. Ed è probabilmente per questo che nessuno sente la necessità di richiamarlo in RAI. A cominciare da quel Petruccioli che, come si può vedere in Viva Zapatero!, è un autentico e coraggioso difensore della libertà di espressione contro la censura.

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A Westeros niente di nuovo

DanaerysNotizia importante per tutti coloro che, come me, sono drogati di "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco": l’Autore ha rotto il silenzio seguito all’uscita del suo ultimo libro e si è premurato di farci sapere i suoi piani futuri.
Il testo, tutto sommato, non è incoraggiante. Se pensavamo che "A Dance with Dragons" fosse quasi del tutto già scritto, come i precedenti messaggi ci avevano lasciato intendere, dobbiamo ricrederci. A quanto pare George R.  R. Martin vuole arrivare fino a 1300 pagine, e ha scritto solo circa la metà del materiale necessario. Dato che per decidersi a pubblicare le 800 pagine del precedente "A Feast for Crows" ha impiegato un’eternità, c’è di che rabbrividire.
Sembra inoltre che la divisione "geografica" tra questo tomo e il precedente non sarà rispettata, e che verso la fine del libro, dato che la cronologia andrà oltre la fine del tomo precedente, riappariranno anche alcuni personaggi di "A Feast for Crows". La cosa ha un senso, perché alcuni personaggi (per esempio, Arya) erano rimasti un po’ sospesi per aria. Da questo però traspare che la suddivisione del libro in corso d’opera in due tomi separati per aree geografiche sia stata più un espediente per tenere buoni i lettori che una soluzione davvero funzionale alla saga nel suo insieme.
In ogni caso, non possiamo fare altro che aspettare. Martin, reso prudente dalle imprudenze passate, non si sbilancia sulle date, e dice che ci farà sapere qualcosa tra tre mesi. Bontà sua.

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Gioco: Citadels

CitadelsHo finalmente trovato il tempo di provare Citadels, gioco da tavolo ricevuto in regalo qualche tempo fa. È di origine tedesca, e in effetti ha notevoli somiglianze con il classico Puerto Rico: anche qui a ogni turno ciascun giocatore sceglie un ruolo diverso (in questo caso, essendo l’atmosfera fantasy-medioevaleggiante, la scelta è tra assassino, ladro, mago, re, vescovo, mercante, architetto, condottiero). E anche qui lo scopo finale è acquistare un numero di edifici sufficiente a completare la propria città. La meccanica di gioco però è molto più semplice e accessibile, non c’è un tavoliere (solo carte e gettoni-monete), e possono partecipare fino a 7 giocatori. Soprattutto, la scelta del ruolo qui non è palese ma segreta, e buona parte del gioco consiste nell’indovinare la scelta fatta dagli avversari per contrastarla. Può capitare quindi di avere estrema necessità di assumere un ruolo, ma di non poterlo scegliere per la certezza che se lo facessimo saremmo derubati o assassinati prima di sfruttarlo…
Il gioco è decisamente appassionante, dà l’impressione di permettere un notevole livello di strategia e di risultare divertente anche dopo molte partite. L’edizione italiana include anche un’espansione facoltativa che aggiunge nuovi edifici e nuove carte; non l’ho ancora provata.

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Frankenstein musicali

FrankenelvisArrivo in ritardo di oltre un anno, ma scopro solo ora questo album e voglio segnalarlo a tutti. Sto parlando di Ricordi Bastardi, album in formato MP3 che si può scaricare gratuitamente dal web, con tanto di copertina per chi vuole passarlo su CD.Si tratta di 14 brani ottenuti innestando melodie di canzoni italiane d’epoca su tappeti musicali presi dai successi internazionali degli ultimi anni. Il risultato varia dall’ironico allo sconvolgente, spinge a riflettere su quanto possa essere piccola la differenza tra ciò che è di moda e ciò che è datato, ma è soprattutto molto divertente. E ci permette di sognare un mondo  in cui la musica, libera dalle pastoie del copyright, finisca direttamente in mano alla gente per farci quello che vuole. Consiglio l’ascolto: se siete curiosi di sapere come suonerebbero i Radiohead se il loro cantante fosse Nick Luciani dei Cugini di Campagna (sempre falsetto è!), o se i Massive Attack reclutassero il fantasma di Luigi Tenco per il loro prossimo disco, non potete perdervelo.

Il sito include anche uno splendido videogame che prende giustamente per il culo Giorgio Faletti per aver partecipato alla stupida campagna antipirateria del governo (per giunta senza capire un tubo della questione, come la celebre intervista rilasciata alla Stampa ampiamente dimostra). Provatelo! 🙂

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Tu sbagli candeggio?

Punto interrogativoParlamento PulitoTra le varie iniziative del blog di Beppe Grillo (spesso meritorie, quasi sempre interessanti), ce n’è una che ha destato molto interesse ma che mi lascia decisamente perplesso. Si tratta della cosiddetta Parlamento Pulito.
Grillo parte da una constatazione molto scoraggiante: all’interno del nostro Parlamento ci sono ben 23 persone che sono state colpite da una condanna penale definitiva (qui l’elenco completo; va detto che di questi ben 23 ben 20 sonos tati eletti nelle file del centrodestra, anche se alcuni hanno cambiato bandiera, e per la precisione più della metà sono stati eletti nelle file di Forza Italia, partito cui calza a pennello l’aggettivo coniato da Franco Cordero, "criminofilo").
Concordo pienamente con Grillo sul fatto che questo sia un fatto fortemente negativo. Sono meno d’accordo sul rimedio proposto, e cioè vietare tout court la presenza in Parlamento a chi abbia subito una condanna penale definitiva.
I motivi sono sostanzialmente tre:

  • Non ritengo che chiunque abbia commesso un reato sia indegno di sedere in Parlamento. C’è reato e reato. Grillo stesso fornisce un ottimo esempio al riguardo: diversi anni fa è stato condannato per aver causato la morte di alcune persone in un incidente stradale. Certo, la cosa non torna a suo onore, ma chiunque può commettere un errore. Sarebbe un cattivo parlamentare per questo? Non credo proprio. E si potrebbero fare molti esempi. Si potrebbe anche sostenere, a mio avviso a ragione, che le persone cambiano, e che aver commesso un reato a vent’anni non impedisce che tu diventi una degna persona a quaranta.
  • Una legge simile potrebbe causare un ulteriore imbarbarimento della lotta politica. Già oggi assistiamo a un continuo intrecciarsi tra cronaca politica e giudiziaria. Immaginiamo cosa potrebbe succedere se bastasse una condanna a due mesi per qualsivoglia motivo per sbattere fuori qualcuno dal Parlamento? Immaginiamo poi se un futuro governo inventasse qualche reato d’opinione, e con questa scusa tenesse fuori dal Parlamento intere forze politiche… Prima di cambiare una regola, bisogna pensare a come potrebbe essere usata in situazione diverse dall’attuale.
  • Soprattutto non credo che le leggi draconiane servano a qualcosa in questi casi. Se una consistente fetta degli italiani non vede nulla di male nel farsi rappresentare in parlamento da una serie di tangentari, truffatori ed evasori fiscali, non sarà con una legge che li si terrà fuori dal Parlamento. La moralizzazione della vita politica va fatta in profondità, altrimenti ogni legge sarà fatta per essere elusa.

Insomma, teniamoci le attuali leggi sull’interdizione dai pubblici uffici, e teniamo i corrotti fuori dal Parlamento con il voto, e non con una legge ad hoc.

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I bambini del Cairo

Ho aggiunto un altro breve set di fotografie su Flickr, tratto dal mio viaggio in Egitto.

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Progresso regressivo

Auto inquinantePare che si prepari un giro di vite nelle normative europee, e che tra qualche anno sarà obbligatorio circolare con automobili meno inquinanti.
Di per sé può sembrare un’ottima notizia, e forse lo è, come fa notare Soloist.

Però proviamo a vedere la cosa da un altro punto di vista. Che le auto fossero inquinanti lo si sapeva anche vent’anni fa. Si sarebbe potuto imporre già allora alle case automobilistiche di costruire macchine più ecologiche. Ma non lo si è fatto, perché sarebbe stato costoso, e avrebbe fatto perdere clienti all’industria. Si è preferito lasciare che si fabbricassero macchine inquinanti, e poi toglierle di mezzo dopo che sono state vendute.

Il risultato, a ben guardare, è che i costruttori ci guadagnano, visto che le nuove norme stimolano la domanda. I ricchi non sono toccati dal problema, visto che le macchine costose, anche se consumano oceani di benzina, sono in regola con le norme. Chi ci rimette sono solo i poveretti che possiedono un auto obsoleta (incluso il sottoscritto, per inciso!) e che sono costretti a sostituirla in anticipo oppure a sottostare a pesanti limiti alla circolazione. Una perfetta tassa a progressività inversa, in cui i costi del disinquinamento vengono sostenuti dalle fasce più deboli. Ho l’impressione è che la società di oggi funzioni così a ogni livello. I problemi vengono lasciati marcire, e quando scoppia l’emergenza a pagare è sempre chi sta in basso…

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Film: Zucker… come diventare ebreo in sette giorni

Alles auf Zucker!Jackie Zucker è un ex-giornalista sportivo della DDR, che dopo il crollo del Muro sbarca il lunario gestendo un night club equivoco e giocando a biliardo. I figli non sopportano più la sua cialtroneria, la moglie vuole il divorzio, i creditori gli stanno alle costole. All’improvviso gli giunge una notizia: la madre, fuggita all’Ovest quarant’anni prima con il figlio maggiore, è morta e gli ha lasciato un’eredità che potrebbe toglierlo dai guai… a condizione che si riconcilii col fratello, un ebreo tanto ortodosso quanto lui è ateo e gaudente.
Ha destato molta sensazione il fatto che "Alles auf Zucker!" sia il primo film tedesco del dopoguerra che si permette di rappresentare gli ebrei in moto ironico e critico; ma, a sessant’anni e passa dalla caduta di Berlino, non credo ci sia da meravigliarsene, né tantomeno da scandalizzarsi. Il regista David Levy mette molta carne al fuoco, forse troppa, sovrapponendo al sotterraneo conflitto est-ovest che percorre la Germania odierna quello tra religione e modernità. Ma riesce a non cadere nelle trappole del didascalismo, e a costruire un film equilibrato, che non cerca di impartire facili lezioni, e nemmeno di inseguire la gag a ogni costo, ma vuole sopratutto raccontare una storia, a tratti davvero molto divertente.
"Zucker!" non è un film riuscito come "Goodbye, Lenin!" (al quale peraltro assomiglia non poco, per il modo in cui da una storia inizialmente farsesca e sconclusionata emergono gradualmente dal passato elementi anche drammatici). Verso il finale la trama tende a sfilacciarsi un po’, la storia di alcuni personaggi risulta un po’ confusa e improbabile, e, soprattutto, il finale non è pirotecnico come l’inizio lasciava sperare. Ma vale sicuramente la pena di vederlo, per ridere di gusto e per godere di un cinema impegnato ma dal tocco leggero, molto diverso dalla plumbea seriosità che ci si aspetta dai tedeschi.

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