Sole Pirata (autopromozione)

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È già nelle librerie (e negli e-book store) Sole pirata, terzo volume del ciclo di Virga, scritto dal canadese Karl Schroeder e tradotto dal sottoscritto insieme a mia moglie Silvia Castoldi, come i due volumi precedenti.
Si tratta della conclusione del ciclo (esistono altri due romanzi ambientati in Virga, ma le cui vicende sono slegate da quelle dei libri precedenti; per il momento la loro pubblicazione in Italia non è prevista). Questa volta la trama ruota soprattutto intorno all’ammiraglio Chaison Fanning, imprigionato alla fine del primo volume, e ai suoi tentativi di rientrare in patria. Chi era rimasto deluso dal fatto che il romanzo precedente si svolgesse interamente all’intenro di un habitat, qui avrà il piacere di ritrovare i grandi spazi e gli assurdi panorami del mondo di Virga.
Il libro è acquistabile sia in versione cartacea, sia in ebook, presso il sito della casa editrice, oltre che in alcune librerie selezionate. Ci sarà sicuramente una presentazione del libro a Milano nel corso di StraniMondi, ma ancora non so dirvi la data.

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#OccupayISBN: la mia esperienza

In questi giorni sta facendo molto discutere il caso di ISBN Edizioni. Come è noto, l’editore Massimo Coppola, ora tornato alla direzione di Rolling Stone, è stato violentemente attaccato su Twitter da vari traduttori e autori che non sono stati pagati per il loro lavoro, e dai loro simpatizzanti. Coppola si è difeso con un’accorata lettera aperta sul sito della casa editrice descrivendosi come vittima di un attacco ingiusto, e sostenendo di avere fatto tutto il possibile per pagare i creditori. Lettera che gli è fruttata espressioni di solidarietà da parte di persone che lo ritengono un capro espiatorio per una crisi editoriale inevitabile. Il testo dice tra l’altro:

Dal Giugno 2014 abbiamo cominciato a interrompere i rapporti con dipendenti e collaboratori fissi. Siamo passati da 9 a 7, poi a 5 a settembre, a Ottobre 2014 erano 3, infine a 1. […] Dal Giugno del 2014 abbiamo usato il denaro con questo metodo: innanzitutto pagare dipendenti e collaboratori fissi, che ad oggi hanno tutti avuto quel gli spettava. Subito dopo abbiamo pagato, a volte a rate, autori e traduttori, fino al Gennaio 2015, quando le risorse si sono completamente esaurite. Abbiamo quindi dato la precedenza proprio a autori e traduttori, senza riuscire tuttavia a soddisfarli tutti. Il criterio utilizzato è stato il seguente: precedenza ai debiti più vecchi.

A questo punto credo che sia illuminante raccontare la mia esperienza personale con ISBN. Nel luglio 2014 mia moglie ed io, ignari di quanto stava avvenendo (nonché, bisogna dirlo, confidando nella buona reputazione che l’editore si era guadagnato fino a poco prima) ci siamo proposti alla casa editrice come collaboratori. Di solito quando ci si fa avanti passano diversi mesi prima che ci sia un’opportunità di collaborare, e non è raro che prima di cominciare vengano richieste prove di traduzione. ISBN, invece, ci propose un libro nel giro di un paio di giorni, e da tradurre con estrema urgenza: doveva uscire a ottobre, e perciò il lavoro andava consegnato ai primi di settembre!

Il testo era davvero molto bello e interessante. Il tempo era poco, ma ci accordarono senza problemi un aumento di tariffa, per cui accettammo, lavorando anche durante le vacanze per rispettare la data di consegna. La traduzione fu consegnata regolarmente, fu corretta a tempo di record da redattori molto competenti, e finì effettivamente sugli scaffali delle librerie a fine ottobre. Il primo segnale che qualcosa non andava fu il mancato arrivo delle copie di spettanza. Quando le sollecitammo, si scusarono dicendo che la persona che doveva occuparsene non lavorava più lì. A febbraio il pagamento pattuito non arrivò. Alle nostre interrogazioni fu risposto che la casa editrice era in crisi, ma stava tentando di pagare tutti i collaboratori e ci avrebbe fatto avere al più presto un piano rateale di rimborso. Il piano non arrivò mai. Alle nostre ulteriori sollecitazioni, una gentile impiegata rispondeva che attendeva una risposta dal signor Coppola, che però al momento non era reperibile.

Ora, io capisco che il mercato editoriale sia in crisi. Riconosco che quando la crisi colpisce sia possibile essere in buona fede e ritrovarsi impossibilitati a pagare i creditori pur volendolo fare. Tuttavia faccio notare al signor Coppola, che si ritiene vittima di un attacco “ingiusto e disinformato”, e ai suoi elogiatori, che ISBN ha commissionato un lavoro a dei nuovi collaboratori in un momento in cui, per sua stessa ammissione, aveva già cominciato a licenziare i dipendenti ed era in difficoltà a pagare i debiti pregressi. Credo che la cosa si commenti da sé.

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Titlesquatting


Un paio di mesi fa, sul suo blog, Loredana Lipperini dedicava un post indignato all’uscita di un libro Mondadori: un’opera di Jane Nickerson ispirata alla fiaba di Barbablù che ruba il titolo (solo nella versione italiana) alla celebre raccolta di racconti di Angela Carter, La camera di sangue.
L’ira di Lipperini è del tutto giustificata, e me ne sono reso conto tempo dopo, quando mi è venuta l’idea di regalare il libro di Carter a una persona. Ho scoperto che oggi è impossibile in Italia acquistare il vero La camera di sangue, se non sulle bancarelle o su eBay a caro prezzo. Si tratta di un libro importante, che ha ispirato saggi, da un cui racconto è stato tratto un film, un riconosciuto capolavoro che ha influenzato molti autori, ma non viene ristampato da tempo. Ho provato a chiedere in una libreria Feltrinelli (l’editore del libro originale!) e il commesso, del tutto ignaro dell’esistenza di Carter, mi ha proposto il libro di Nickerson. Non bastava che l’originale fosse morto e sepolto, ora tentano pure di farne sparire il ricordo usurpandone il nome.
Questa questione mi è tornata in mente oggi in libreria quando ho visto spuntare da uno scaffale un libro intitolato Cadavere squisito. Era da molto che speravo fosse ristampato in Italia il libro di Poppy Z. Brite, un agghiacciante capolavoro noir che è tuttora il più bel romanzo che abbia mai letto sul tema del serial killer. Un altro libro da tempo introvabile in libreria, edito in origine da Frassinelli. Ho afferrato subito la copia, ma poi ho visto che non c’entrava nulla col romanzo che pensavo: era invece un thriller italiano di Luigi Carletti.Tra l’altro con una copertina che ha pure qualche somiglianza con il libro di Brite.
Ora, manca ancora un indizio per fare una prova, ma due esempi di questo genere a così breve distanza fanno pensare che ci sia del dolo, e che qualcuno in Mondadori abbia pensato che fosse una buona idea appropriarsi di titoli di romanzi di altre case, letterariamente importanti ma assenti dalle librerie, applicandoli su mediocri novità. Non so se si tratti semplicemente della sciatteria di chi non vuole arrischiarsi a inventare un titolo nuovo, o se ci sia dietro il cinismo di chi spera di approfittarsi dei lettori in cerca dei titoli originali, fuorviandoli e inducendoli a comprare un libro che nulla ha a che fare. Ma, se la tendenza dovesse continuare, non ho parole per dire quanto sia culturalmente deleteria.

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In memoria: Luigi Bernardi

Luigi BernardiNon posso dire di avere conosciuto bene Luigi Bernardi. Ci siamo sempre visti di sfuggita. Ma quel poco mi è stato sufficiente per capire che persona stimabile fosse.
L’ho incontrato per la prima volta negli anno ’90, sulla mailing list letteraria di Fabula. Si comportava come un utente come tanti, addirittura scrisse un raccontino per la nostra piccola antologia di testi brevissimi (di cui parlo nella pagina dedicata ai miei racconti). Allora non sapevo che era già un editore all’avanguardia, che con la sua Granata Press aveva portato per primo i manga in Italia, e stava facendo esordire scrittori come Giuseppe Ferrandino, Stefano Massaron, Nicoletta Vallorani, Paolo Aresi…
Devo dire la verità: un po’ mi intimidiva. Credo fosse per quel suo umorismo caustico, che ti sapeva demolire con una parola (peraltro con me è sempre stato molto gentile). Il tipo di umorismo che solo le persone che la sanno lunga possono permettersi. E lui la sapeva lunga: aveva fiuto. Sapeva riconoscere a prima vista le potenzialità di uno scritto, di un autore. Quasi una maledizione, visto che arrivava sempre prima, e poi altri coglievano i frutti.
Qualche anno fa gli proposi alcune idee per un romanzo breve da pubblicare nella collana che dirigeva, Perdisa Pop. Nonostante fossi meno di un conoscente, si prese la briga di valutare attentamente le mie proposte e mi disse di portarne avanti una. Ovviamente la più difficile, quella che mi lasciava più incerto, ma anche quella che mi avrebbe probabilmente portato a dare il meglio. Ci lottai per più di un anno senza portarla a termine, poi lui annunciò che avrebbe lasciato la direzione della collana per dedicarsi solo a scrivere.
Allora mi sembrò quasi una defezione: c’era bisogno di uno come lui nell’editoria. Uno per cui mestiere e passione formavano un’unità inscindibile. Immagino che in realtà già sapesse di avere poco tempo: ci ha lasciato l’altro ieri, a soli 60 anni. Mancherà a tantissimi.

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