Resurrezione e ringraziamenti

Non so se qualcuno abbia notato la temporanea, e fortunatamente breve, scomparsa di questo blog dal web, ma in tal caso posso tranquillizzarlo: Vanamonde è tornato per restare.

Cos’era successo? Bisogna sapere che questo sito era ospitato da sette anni sui server del provider tedesco Strato. Al suo ingresso sul mercato italiano, mi aveva offerto un buono per due anni di hosting gratuito per far conoscere i suoi servizi. Poco dopo però aveva cambiato idea e si era ritirato dall’Italia. Per questo motivo aveva “congelato” i pochi clienti italiani, smettendo di farsi pagare e chiudendo la possibilità di acquistare nuovi prodotti e servizi, ma continuando a fornire i servizi preesistenti e l’assistenza. Per me una vera pacchia, in quanto ho potuto continuare per anni a farmi ospitare senza spendere un euro.

Tutte le belle cose però hanno una fine. Due mesi fa Strato ha deciso di smettere di erogare servizi a scrocco, e mi ha chiesto di sloggiare. Io ho subito elaborato un soddisfacente piano per trasferire il blog altrove, mi sono detto che potevo fare con calma, tanto avevo due mesi di tempo, e me ne sono ricordato… il giorno dopo la scadenza. Per fortuna sono riuscito a correre ai ripari: il sito è tornato online per intero o quasi nel giro di un paio di giorni.

Mi pare opportuno ringraziare in primo luogo Strato, che mi ha fornito per anni un servizio ottimo, efficiente e gratuito. La qualità della loro assistenza tecnica è ottima, e vi consiglio senza riserve i loro prodotti… purché risediate in Germania o in alcuni altri paesi europei, perché clienti italiani non ne possono accettare.

Un grandissimo ringraziamento va anche ad Alessandro Amodio, che conosco dai tempi della mitologica Fabula BBS, e che spontaneamente si è offerto di ospitare il sito sui server di OpenDoc. Non solo: ha anche perso un mucchio di tempo per aiutarmi a ricostruire il sito, aggirando il fatto che avevo lasciato scadere la mia possibilità di accedere direttamente ai server di Strato.

Ringrazio infine Edoardo Volpi Kellerman, che mi aveva fatto un’analoga offerta spontanea di ospitare il sito. Mi avrebbe fatto piacere poter accettare tutte e due le offerte. 🙂

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Comunicazione di servizio

Da oggi apro un  nuovo blog “gemello” di questo, incluso tra quelli di Nòva 100 de Il Sole – 24 Ore. L’idea è ovviamente quella di procurarmi un po’ più di visibilità e qualche lettore in più.
Quando ho aperto questo blog ho scelto il sottotitolo e l’immagine della testata in base a quello che doveva esserne il tema prevalente. In pratica però mi sono servito di questo spazio per inserire tutto quello di cui avevo voglia di parlare in pubblico: recensioni di film generici, opinioni politiche, ricette di cucina, segnalazioni di miei articoli, e così via.
L’apertura del nuovo spazio mi dà la possibilità di collaudare un approccio diverso senza rinnegare il precedente. Quindi questo blog continuerà più o meno come prima, mentre l’altro ne riproporrà il contenuto in forma “filtrata”, lasciando solo ciò che riguarda fantascienza, futurologia, scienza, tecnologia, innovazione e temi affini. Potrete seguire l’uno o l’altro a seconda delle vostre preferenze, e mi farò un’idea se per me funzioni meglio l’approccio eclettico o quello tematico.
L’idea sarebbe anche quella di trasformare il blog in un impegno più costante. Sicuramente nei prossimi giorni sarà così. Chi mi segue sa che ho fatto questo proposito svariate volte e mai sono riuscito a mantenerlo a lungo, quindi questa volta non faccio alcuna promessa. Se questa volta ci riuscirò dipenderà anche dal vostro sostegno.
Vi ringrazio per avermi seguito fino a qui. A domani per il primo post del nuovo corso.
 

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In caso non l'aveste notato…

…ho aggiunto nuovi aggiornamenti.
La sezione Articoli ha guadagnato due sottosezioni, una con tutti i miei articoli per Players, l’altra con esempi di miei articoli per BitCity Magazine.
Ho inoltre aggiunto una sezione Traduzioni con tutte le traduzioni di libri (e anche fumetti) che ho firmato.
A brevissimo nuovi post.

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I miei articoli

I frequentatori di questo blog sanno ormai che si alternano periodi in cui lo aggiorno meno di quanto dovrei e periodi in cui non lo aggiorno affatto. Purtroppo il blog è sempre in competizione con altre attività, in particolare quelle che mi permettono di sopravvivere, e ci sono periodi in cui le energie per aggiornarlo proprio non ci sono.
In ogni caso eccomi di nuovo a voi, dopo uno iato di quasi quattro mesi. Non starò a farvi l’ennesimo elenco di buoni propositi che non manterrò: accontentatevi di sapere che nei prossimi giorni dovreste vedere il blog aggiornato con una certa frequenza, più in là non mi spingo.
Per l’occasione, annuncio di avere finalmente cominciato a realizzare una novità cui pensavo da parecchio tempo: una pagina che raccoglie parte degli articoli che ho scritto  per le varie testate per cui lavoro o ho lavorato.
Per il momento la pagina raccoglie solo gli articoli scritti per Nòva 24, ma nelle intenzioni dovrebbe espandersi rapidamente. La potete raggiungere tramite il menu sotto la testata, oppure da qui.

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Requiem per Splinder

Da oggi Splinder ha cessato di esistere, e così tutti i blog che ospitava. Sparisce così un bel pezzo di storia della Rete italiana. E sparisce anche il mio blog precedente, che aveva lo stesso titolo di questo. Da oggi chi dovesse digitare il vecchio indirizzo verrà automaticamente rispedito qui.
Nulla davvero è andato perduto, per quanto mi riguarda, dato che già da tempo ho recuperato tutti i post del vecchio blog e li ho inseriti nel database di questo. Tuttavia la cosa non durerà a lungo. Dopo aver riletto parte del vecchio materiale, ho deciso che non vale la pena di tenerne online la maggior parte. Molti post sono obsoleti, e si riferiscono a fatti di cronaca che io stesso fatico a ricordare. Anche le recensioni mi sembrano spesso alquanto incomplete (e immagino sia un bene: vuol dire che durante oltre un lustro di blogging la mia scrittura è un po’  migliorata). Nel corso delle prossime settimane, perciò, farò una drastica ripulitura: metterò offline tutti i post obsoleti o insoddisfacenti, e ne modificherò altri per adattarli al nuovo stile di questo blog.  Non ha senso, credo, mantenerli qui inalterati come se avesero un interesse storico.
Concludo ringraziando lo staff di Splinder per aver dato a me e a tanti altri la possibilità di entrare nel mondo dei blog, e per aver gentilmente fornito gli strumenti per trasferire tutto altrove.
 

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To tweet or not to tweet

Con questo post inizia una serie che vorrebbe servire a mettere a punto il blog in base alle esigenze dei suoi pochi visitatori.
Comincio con l’account di Twitter, il quale mi procura non pochi dubbi.
Quando ho deciso di affiancare al blog un account Twitter, ho pensato di usarlo esclusivamente per segnalare le mie attività pubbliche: pubblicazione di articoli e racconti, trasmissioni radio, e così via. Non mi era sembrato opportuno segnalare su Twitter l’uscita dei post del blog, dato che chi vuole riceverli regolarmente può usare un newsreader RSS. E non intendevo nemmeno usarlo per diffondere commenti, dato che a questo scopo uso direttamente il blog per le opinioni più articolate, e l’account di Facebook per la chiacchiera che immagino interessi solo i miei diretti conoscenti.
Tuttavia ultimamente Twitter è molto cresciuto in importanza, e certe volte ho avuto la tentazione di utilizzare l’account di Twitter per partecipare a dibattiti estemporanei e commenti in diretta, diffondere link, e in generale per altri usi per cui non si può utilizzare il blog. Finora non l’ho fatto perché non volevo snaturare l’account Twitter come l’avevo concepito originariamente. Mi chiedo però che ne pensino i miei (scarsi) seguaci. Inoltre mi chiedo se potrebbe essere opportuno lasciare inalterato l’uso di questo account e affiancargliene un secondo più incline alla chiacchiera.
A seguire il mio Twitter sono appena una ventina di persone. Spero aumentino nel tempo. Comunque mi piacerebbe se i magnifici venti mi dicessero il loro parere su questo:

  • Vi è utile se segnalo su Twitter l”uscita dei post?
  • Preferite che continui a usare il mio account Twitter solo per segnalare articoli e trasmissioni, o siete favorevoli a un ampliamento delle sue funzioni?
  • Meglio un solo account Twitter, o due?

Fatemi sapere, possibilmente nei commenti di questo post.

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Born Again!


Quando ho cominciato questa seconda versione del mio blog, ho deciso che avrei evitato di scrivere post di carattere strettamente personale. La mia vita non è tale da risultare interessante per il lettore casuale, e per tenere informati gli amici di quello che mi succede ci sono Facebook e gli altri social network. Tuttavia oggi faccio un’eccezione, un po’ perché quanto mi sta succedendo mi coinvolge non solo a livello personale ma anche professionale, e un po’ perché investirà direttamente anche questo blog.
Ecco cosa ho da dirvi: dall’inizio di questo mese sono in cassa integrazione a zero ore. La redazione milanese della rivista per cui lavoravo ha chiuso i battenti. I dettagli sono ancora da definire, in base a una trattativa con l’azienda. Ma le probabilità che io torni a scrivere per quella testata sono davvero scarse. E, stante l’attuale situazione del mercato del lavoro, le probabilità che qualcuno mi assuma a tempo indeterminato in una redazione sono, almeno in un futuro prossimo, vicine allo zero.
Non ne faccio un dramma. C’è, come vi ho detto, la cassa integrazione, poi eventualmente ci sarà il sussidio di disoccupazione (la tessera di giornalista almeno a questo serve). E per fortuna le opportunità di lavoro, sia pure precarie, non mancano.
Ma dirò di più: sto vivendo questo evento, più come una disgrazia, come una liberazione e un’opportunità.
Liberazione: da tempo il mio lavoro aveva cessato di significare qualcosa per me. Quando sono entrato in questa redazione, provavo tutto il piacere che deriva dal fare un lavoro creativo. Avevo una mia sezione che potevo gestire con relativa libertà, il tempo e le risorse per creare articoli da zero e per provare prodotti in modo approfondito. Avevo contatti continui con le aziende, partecipavo a fiere e conferenze stampa, potevo tenermi aggiornato. E il mio contributo veniva apprezzato. Col tempo, per l’azione congiunta della crisi (triplice: dell’economia, dell’informatica e dell’editoria) e di una totale mancanza di cultura giornalistica daparte dell’azienda, il mio lavoro si è completamente snaturato. Da qualche anno, ormai, il mio compito era solo quella di tradurre articoli provenienti dall’estero, seguendo una scaletta decisa a mille chilometri di distanza senza consultarmi. Avevo smesso di fare proposte, dato che non venivano prese in considerazione. Non avevo quasi mai possibilità di partecipare a eventi, considerati “perdite di tempo”. Ero diventato un passacarte: a ogni giorno che passava sentivo che la professionalità che avevo costruito in anni di giornalismo mi sfuggiva un po’ di più.
Avevo pensato tante volte di andarmene e basta, e a trattenermi c’era solo quel contratto a tempo indeterminato, una specie di santo Graal nel mondo editoriale di oggi, che pareva un sacrliegio gettare via senza un’adeguata contropartita. Ma quel contratto era diventato una catena che mi teneva avvinghiato a un lavoro che non mi dava nulla. Ora, per il bene o per il male, la catena si è spezzata. E sono libero di cercare qualcosa di diverso.
Opportunità: Il lavoro di giornalista non è certo il più gravoso del mondo. Ma lavorare per otto ore al giorno in una redazione richiede comunque un bel po’ di energia creativa. È abbastanza duro tornare a casa, e sforzarsi ancora di scrivere un racconto, una sceneggiatura, il canovaccio di una trasmissione radio, o anche solo di scrivere post per questo blog, che infatti nelle ultime settimane ho trascurato tantissimo. Quanti sono i post che ho concepito, di cui anzi ho cominciato la bozza, e che poi non sono arrivato a portare a termine, cancellandoli perché ormai inattuali?
Ora, all’improvviso, si spalancano abissi insondabili di tempo a disposizione. Ho davanti un periodo in cui in pratica sarò in totale vacanza obbligata. Anche se dovessi trovarmi altri lavori da fare, saranno probabilmente del tipo che si svolge in tutto o in parte a casa, lasciandomi la possibilità di gestirmi come preferisco. Progetti il cui completamento mi sembrava un sogno irraggiungibile ora appaiono a portata di mano. Lo so: la realtà si incaricherà presto di mostrarmi che ci sono altri ostacoli da superare oltre alla mancanza di tempo, prime tra tutti la mia pigrizia e disorganizzazione. Ma ho troppo desiderato un’occasione del genere per non provare a sfruttarla.
Perciò vi autorizzo ad aspettarvi grandi cose da me. Comincio però a promettere una piccola cosa: non lascerò più questo blog per più di 48 ore senza un post. Ho detto.

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