Carnivori

uppercover-1 John, anche se il nome è maschile, è una donna, soldata e biologa, creata in vitro per servire lo Stato, e finita in galera per non essersi prestata a ricerche poco etiche. Ora ha l’occasione di ottenere la libertà in anticipo, a condizione di partecipare a una bizzarra indagine richiesta da Enebra, l’intelligenza artificiale: il suo compito è verificare se il mulk, l’onnipresente cibo di origine vegetale che permette a quasi tutti di nutrirsi in modo etico, non abbia in realtà un’origine extraterrestre…
A un romanzo di fantascienza chiedo tre cose: che sia avvincente e ben costruito, con una trama priva di lungaggini; che sia originale e non interamente basato su stereotipi; e che abbia qualcosa di interessante da dire sul presente e sul futuro. Ultimata la lettura di Carnivori di Franci Conforti, posso  dire di non essere rimasto deluso su nessuno dei tre fronti.
È la fortissima attualità del tema di fondo la forza principale del romanzo. Credo si possa dire che uno dei segni distintivi del XXI secolo sia il diffondersi di stili di vita che si pongono come “etici” e hanno l’obiettivo di far vivere l’uomo minimizzando l’impatto ambientale e le sofferenze per gli altri esseri viventi. E tuttavia ognuna di queste filosofie di vita deve prima o poi confrontarsi col fatto che la vita stessa si basa su una catena in cui la nascita e la crescita di ogni essere si basa sulla morte di qualcun altro. Conforti ha la capacità, ben rara in un autore al suo primo romanzo, di prendere un tema così ricco di implicazioni e svilupparlo fino alle estreme conseguenze, senza alcun didascalismo, ma con un equilibrio che suscita continue domande al lettore.
Il tutto attraverso una trama solida che svela a poco a poco le sue carte, passando senza scossoni da uno scenario ristretto a quello di una catastrofe planetaria, mantenendo desta l’attenzione fino alla fine; e attraverso un’ambientazione futuribile coerente e credibile sia dal punto di vista scientifico e tecnologico che da quello politico. Conforti usa una tecnica che apprezzo molto, quella di mettere in primo piano un personaggio tutto sommato minore per parlare della vicenda molto più grande che si svolge sullo sfondo. Tuttavia, se una critica si può fare al romanzo, è l’unicità del personaggio cui è affidato questo punto di vista. John Smith è una militare addestrata a mettere gli ordini al di sopra dei sentimenti, e nel corso della vicenda ha contatti quasi esclusivamente con persone come lei. Questo rende l’opera un po’ “monocromatica”: l’utilizzo, anche episodico, di qualche punto di vista differente, a mio avviso, l’avrebbe resa più definita, avrebbe chiarito meglio alcuni passaggi, e avrebbe permesso al lettore di immergersi di più nell’ambientazione.
Nondimeno un’opera riuscita, che mostra come le nuove leve della fantascienza italiana possano puntare molto in alto.
P.S.: Nota di merito per Kipple per aver dato alle stampe un’opera così interessante, ma nota di demerito per averlo fatto con un numero del tutto inaccettabile di refusi. Kremo, trovati un correttore di bozze in gamba!

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