Paul, agente della CIA in pensione, viene consultato dal suo capo poiché la spia russa cui aveva dato la caccia per vent’anni, nome in codice Cassius, sembra improvvisamente rientrata in azione. Paul si dice convinto che Cassius sia morto, e inizialmente si rifiuta di avere a che fare con Ben, il giovane criminologo che ritiene di poter stanare la spia. Tuttavia, quando gli viene detto che Brutus, il più letale collaboratore di Cassius, è vivo e in prigione, accetta di collaborare.
Chissà come mai all’improvviso sono tornati i film di spionaggio, resi praticamente obsoleti dalla fine della Guerra Fredda? Comunque sia, questo The Double, opera di un duo produttore/regista noto finora solo per sequel e remake, parte pieno di buone intenzioni, ma non riesce a rinverdire i fasti del genere.
Il film parte molto bene, facendo crescere gradatamente la suspence con una serie di personaggi e situazioni semplici ma ben costruiti, e poi buttando tutto all’aria dopo mezz’ora, con un colpo di scena che ci mostra che tutto quello che credevamo di aver capito era sbagliato. Una volta scoperte le carte, però, la tensione cala parecchio. Una delle cause è che lo spessore politico del film è nullo. Per giustificare tanto movimento di spie russe a Washington si inventa un improvviso peggioramento delle relazioni USA/Russia, ma senza motivarlo in alcun modo. Così non solo va persa una delle principali attrattive dei film di spionaggio, cioè quello di svelare i retroscena della politica mondiale, ma tutte le indagini condotte per catturare le spie diventano forzatamente vaghe e poco credibili. Alla fine tutto si risolve con inseguimenti e sparatorie, e il colpo di scena finale, che potenzialmente avrebbe potuto risollevare il film, viene buttato via in una scena di scarso impatto. In generale, la regia si eleva raramente sopra un livello da telefilm poliziesco. Peccato, perché il film, pur essendo la copia di una copia (mi fa venire in mente Senza via di scampo, che a sua volta era un remake), nella prima parte allinea alcune buone idee (il piano di fuga di Brutus, per esempio) che avrebbero meritato di essere sostenute fino in fondo.
Tra gli attori, Richard Gere se la cava bene nel difficile compito di apparire credibile, a 62 anni, nel ruolo di duro uomo d’azione, ed è efficace anche il Brutus di Stephen Moyer (il vampirone della serie True Blood). Il coprotagonista Topher Grace non brilla particolarmente in un ruolo che gli offre poche possibilità, mentre Martin Sheen appare un po’ imbalsamato come capo della CIA.
Il film uscirà nelle sale il prossimo 9 marzo. Io l’ho visto in lingua originale.