So bene che in questo momento chiunque sta dicendo la sua sul Dune di Denis Villeneuve (anzi, molti non parlano d’altro da mesi e mesi, con effetto sinceramente stucchevole), ma proprio per questo non voglio evitare di esprimermi. Sarò breve, anche perché ritengo non sia possibile dare un giudizio su quello che, anche se molto lungo, è comunque solo un mezzo film: la storia si interrompe a metà, e vedremo la conclusione solo se il regista avrà modo di girare la seconda parte.
Mi sono divertito? Direi proprio di sì. Il Dune di Villeneuve è una trasposizione fedele, efficace e spettacolare della prima metà del romanzo di Herbert. Il cast funziona alla perfezione (con una lode particolare alla lady Jessica di Rebecca Ferguson). I dialoghi sono sobri e con gli inevitabili infodump inseriti semza disturbare troppo. I costumi sono fantasiosi e appropriati. I veicoli bellissimi (ho apprezzato molto gli ornitotteri trasformati in convincenti libellule meccaniche). La rappresentazione digitale del pianeta Dune è coinvolgente (anche se la CGI a mio avviso non è sempre della migliore qualità possibile, troppe scene semibuie, qualche caso in cui le persone mi sono sembrate poco realistiche). Persino la colonna sonora di Hans Zimmer, autore che di solito non mi entusiasma, mi ha positivamente colpito. Sicuramente i fan dell’opera non rimarranno delusi.
Che cosa manca? È inevitabile che in una trasposizione vada perso qualcosa. Io ho percepito innanzitutto l’assenza di una spiegazione sul perché l’universo di Dune sia così: non c’è alcun accenno alla jihad che nel passato ha bandito ogni intelligenza artificiale, sostituita con trasformazioni dell’essere umano (che rendono così necessaria la spezia). Una persona che non abbia letto il libro, per esempio, non capisce che Thufir Hawat è un mentat, una specie di computer umano.
Ma soprattutto, quella che mi pare assente da questa prima metà del film è un’interpretazione. A mio avviso, perché un film tratto da un romanzo sia davvero grande, non è sufficiente che replichi l’opera originaria; l’autore dovrebbe anche metterci del suo, offrirci una sua lettura personale. Questo il Dune di David Lynch, con tutti i suoi problemi, lo faceva benissimo, mentre fatico a trarre una conclusione da quello di Villeneuve; che però, come detto, è un’opera incompiuta. Finché non vedremo il finale, non ha senso giudicarlo.
Quindi il giudizio è: promosso con riserva. Andatelo pure a vedere (come se aveste aspettato me per farlo…).