Non capita tutti i giorni di poter presenziare alla prima mondiale di qualcosa. Perciò, avutane l’occasione, anche se opera e musical non sono proprio il mio genere, sono andato a vedere Il principe della gioventù, opera-musical di Riz Ortolani. Ero molto ben disposto, anche perché Ortolani è autore di colonne sonore di sceneggiati RAI che hanno segnato la mia infanzia, come per esempio Ritratto di Donna Velata. Tuttavia vi anticipo subito che le mie aspettative sono andate totalmente deluse.
Il tema ispiratore dello spettacolo è la Congiura dei Pazzi. Si tratta di un episodio storico talmente carico di eventi drammatici e di situazioni romanzesche che sembra proprio ideale per tirarne fuori un gran bel melodramma. Purtroppo il libretto (scritto dallo stesso Ortolani insieme a Ugo Chiti) si occupa di tutt’altro. Alle motivazioni politiche della congiura, infatti, sono dedicate giusto un paio di scene, che servono essenzialmente a mettere in chiaro che i Medici sono i Buoni, saggi e preoccupati del bene della città, mentre i Pazzi sono i Cattivi, rosi dall’invidia e dediti solo al proprio interesse. Praticamente tutto il resto dell’opera, ahimè, è dedicato all’amore segreto tra Giuliano de’Medici e Fioretta. E fosse almeno una storia d’amore interessante! Ma no, i più vieti stereotipi, e testi che fanno sembrare sofisticata persino una canzone dei Ricchi e Poveri ("Adesso tu , soltanto tu, puoi farmi volare, attraversare il mare. Come mai ora hai cambiato la mia vita? Amore grande, amore forte, immenso, assurdo amore. Questo siamo noi. Io e te. Come mai hai scelto me?")! Quando poi si esce dalla storia d’amore, il tutto ha pochissima coesione, e i vari episodi sembrano buttati lì a caso senza creare tensione o fare progredire una trama. Gli unici movimenti un po’ vivaci sono quelli in cui Franceschino de’Pazzi proclama il suo odio per i Medici: qui sì si percepisce un po’ di pathos (e, guarda caso, sono i momenti migliori anche musicalmente). Però non basta a salvare dalla noia.
Con un libretto così privo di contenuti, è difficile giudicare le musiche. Si rticonosce la grande professionalità di Ortolani ma, a parte il summenzionato tema di Franceschino, gli altri temi non colpiscono particolarmente, anche perché arrangiati in modo privo di rischi. (Non giova il fatto che gli strumenti siano registrati, e non suonati dal vivo). Scenografie e costumi sono gradevoli e funzionali, ma anch’essi non particolarmente originali. La regia, poi, appare statica, e le rare scene d’azione mi sono sembrate confusionarie e poco efficaci.
Insomma, mi aspettavo uno spettacolo grandioso, ma in realtà Il principe della gioventù è soprattutto un contenitore per canzoni romantiche che, a parte le bellissime voci degli interpreti, sfigurerebbero anche a Sanremo. Ciò che mi intristisce di più è che, a leggere le recensioni osannanti apaprse in giro, questo sarebbe uno spettacolo ricchissimo di contenuti. Forse oggigiorno basta chiamare due personaggi Pico della Mirandola e Luigi Pulci per poter dire di aver evocato in scena il Rinascimento italiano, anche se i due si limitano a pronunciare qualche battuta insulsa. A mio avviso, però, questa è un’occasione perduta.
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Teatro: Anplagghed
Complice la munificità di Samsung, mercoledì scorso ho avuto occasione di vedere Anplagghed, il nuovo spettacolo di Aldo, Giovanni & Giacomo. Ne sono uscito divertito, ma non esaltato.
Lo spettacolo è una collezione di scenette dal filo conduttore ancora più esile del solito. La messinscena del regista Arturo Brachetti è sontuosa, e sfrutta in modo spettacolare e azzeccato inserti filmati ed effetti speciali. Gli sketch, però, sono sempre quelli, con giusto una lieve rinfrescatina. C’è sempre Giacomo che fa il vecchietto rompiscatole. C’è sempre Aldo che fa il teppista furbo (solo che, invece che con Giovanni controllore, si scontra con Giacomo vigile). C’è lo sketch già visto della consegna degli Oscar… insomma, variazioni sul tema (con l’eccezione della scenetta ambientata nel museo d’arte moderna, probabilmente la più azzeccata), e niente più.
Quello che salva lo spettacolo sono loro, che sono indubbiamente bravissimi, e anche simpatici. Soprattutto, si divertono: nonostante lo spettacolo sia in giro già da mesi, sono stati costretti a interrompersi perché una battuta improvvisata da Aldo ha fatto morire dal ridere gli altri due! Anche la comprimaria Silvana Fallisi se la cava discretamente (trovo allucinante il fatto che non abbia neppure il nome in cartellone; e sì che nella vita è la moglie di Aldo!).
In conclusione, mi sono divertito, ma se avessi dovuto spendere i soldi del biglietto credo che mi sarei pentito di non avere atteso il passaggio in TV o in DVD.