Il commediografo Mr. Bean

Mr. BeanSulla prima pagina di Repubblica di oggi, al povero Salman Rushdie viene fatto dire di aver parlato con "il commediografo Rowan Atkinson". Ora suppongo che gran parte dei lettori di questo blog sappia già che Rowan Atkinson non è affatto un commediografo, bensì un comedian, un attore comico, noto soprattutto per il personaggio di Mr. Bean (non credo proprio sia un caso di omonimia; perlomeno, su Internet non si trova niente altro).
Si può scusare un errore del genere imputandolo alla fretta. Però: se scrivi che Rowan Atkinson è un commediografo, vuol dire che non hai la più pallida idea di chi sia. E se non hai la più pallida idea di chi sia, forse prima di tradurre "comedian " con "commediografo" potresti fare un clic su Google e ottenere informazioni a sazietà sul personaggio in meno di dieci secondi.
Perché più sono le informazioni a disposizione e peggio siamo informati?

Share Button

8 pensieri riguardo “Il commediografo Mr. Bean”

  1. Ahahahah :)))

    Bella prova!!!

    Ma non è l’unico caso di ignoranza del giornalista nei confronti di ciò che si tratta. Ad esempio perché sui giornali continuano a scrivere “consolle” con due “L” anche quando ci si rifrisce ad una piattaforma videoludica anziché ad una plancia da DJ? Non lo sanno che “Console” (parola inglese di origine francese) è il termine più appropriato? Insomma io da piccola leggevo due riviste sceme del settore e lo so! Il giornalista della pagina della tecnologia non lo sa? E quante altre magagne ci beviamo causate dall’incompetenza dei giornalisti solo perchè effettivmente ne sappiamo ancora meno di loro???

    Sab

  2. Il caso che proponi mi pare opinabile (a parità di significato, scegliere una grafia piuttosto che un’altra è soprattutto questione di gusto), ma per il resto concordo. Quando leggo un articolo che riguarda un argomento che conosco bene, mi capita spesso di trovare numerosi errori e di chiedermi: “forse è così anche tutto il resto del giornale, solo che non me ne accorgo”? Il problema, credo, è che le tecnologie informatiche non sono state usate per migliorare la qualità del prodotto, ma per farlo più in fretta (e spesso peggio). Per questo mi ripropongo di segnalare su questo blog gli errori più gravi che incontro: fare pressione per avere un prodotto migliore è un nostro diritto di lettori (e lo dico sapendo che, da giornalista, questo mi renderà il lavoro più duro dall’altro lato della barricata). 😉

  3. Tutte le volte che un telegiornale o un quotidiano parlano di un argomento che conosco, mi accorgo che dicono una marea di inesattezze, che sono imprecisi, che, francamente, divulgano fesserie. E mi viene spontaneo pensare che avvenga lo stesso anche per gli argomenti che non conosco. Temo, purtroppo, che l’esempio di Atkinson commediografo sia estremamente simbolico…

  4. Per Giopep:

    Quello che mi chiedo è: io e te scriviamo su riviste specializzate, e sappiamo benissimo che non possiamo essere imprecisi perché altrimenti veniamo mazzuolati dal caporedattore o, se non ci pensa lui, dai lettori stessi, che non si lasciano sfuggire nulla. Allora perché nella stampa generalista questo non avviene, o avviene in misura insufficiente? Il problema è solo che è impossibile ai responsabili verificare i contenuti perché non possono essere esperti di tutto, o entrano in gioco anche altri fattori? Io mi ricordo che, quando ero bambino, se lo speaker di un telegiornale RAI pronunciava una parola, potevi stare certo che la pronuncia era giusta, anche se era un termine malese o bantù. Oggi molti giornalisti RAI non sono capaci di pronunciare correttamente un termine nemmeno nella lingua del paese europeo dal quale sono corrispondenti da anni. Perché? Mi piacerebbe sentire l’opinione di Falena, che nei tiggì ci lavora.

    Per Falena:

    Il blog l’ho aperto da poco. Ho preferito farlo in sordina, per rendermi conto di quello che ero effettivamente in grado di fare senza espormi troppo. 😉

    Tu come ci sei arrivata?

    Per Amhran:

    Grazie della visita e dell’incoraggiamento. Temo solo che questo si ripercuoterà negativamente sul mio karma, facendomi scrivere qualche orrenda cappellata nelle pagine che curo io! 🙂

  5. Uno. Prego, figurati, quando posso passo a trovarti volentieri.

    Due. Ovviamente, quando accadrà, sarai l’ultimo ad accorgerti dell’orrenda cappellata e dovrai subire il pubblico ludibrio. E’ il karma di Murphy ^_-

    Tre. E’ vero, è vero! Che storiaccia, m’ero dimenticata di quando ascoltavo gli speaker al tiggì come fossero oracoli. Mannaggia… 🙁

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *