In memoria: Gerry Anderson

Non posso riprendere in mano questo blog senza commemorare la scomparsa di Gerry Anderson, avvenuta un paio di settimane fa. Anderson è stato un produttore televisivo che ha avuto una parte importantissima nello scolpire il mio immaginario.

Gerry Anderson con i suoi modellini

Insieme alla moglie Sylvia, Anderson ha prodotto per la televisione britannica un gran numero di serie fantascientifiche per ragazzi. Erano realizzate con un sistema che aveva battezzato Supermarionation, che utilizzava, al posto degli attori, marionette comandate elettricamente, con un particolare circuito elettrico che sincronizzava automaticamente il movimento delle labbra col parlato degli attori. Le marionette non erano particolarmente realistiche, specialmente a causa del loro innaturale testone, necessario per ospitare i meccanismi. Le parti che mi piacevano di più erano quelle in cui si vedevano all’opera i veicoli, le cui animazioni erano invece molto credibili. Si vedeva benissimo che erano stati pensati non solo per fare scena, ma per essere tecnicamente realistici.
La mia preferita di queste serie era Stingray, che raccontava le avventure di un sottomarino impegnato nella lotta contro una razza di esseri subacquei. Il bello della serie era il realismo delle storie, che non solo descrivevano correttamente i pericoli delle immersioni, come l’embolia, ma avevano un protagonista conteso tra due donne, una cosa abbastanza insolita in un telefilm per ragazzi!
Il sottomarino Stingray

Mi piaceva molto anche Joe 90, il cui protagonista era un ragazzino che, grazie a un macchinario inventato dal padre, assimilava conoscenze di ogni tipo e diventava un agente segreto: praticamente la summa delle mie fantasie di bambino. Per qualche ragione, invece, non mi è mai capitato di vedere Thunderbirds, la serie animata più popolare di Anderson.

Il mio primo incontro con l’immaginario di Anderson, però, avvenne con la prima serie con attori da lui realizzata: UFO. Fu trasmessa in Italia per la prima volta nel periodo 1971-74, quando avevo appena cominciato ad andare a scuola, e avevo nei suoi confronti un atteggiamento ambivalente: da un lato ero assolutamente affascinato dai suoi veicoli, dall’altro le atmosfere cupe e violente della serie mi spaventavano, e gli alieni (umanoidi che indossavano tute spaziali piene di liquido verde, e i cui occhi apparivano senza iride a causa delle lenti a contatto protettive che erano costretti a indossare) mi terrorizzavano!

Solo col tempo sono riuscito a superare la paura, e a guardare gli episodi senza fuggire via dal televisore. Da ragazzino mi appassionavano più che altro i veicoli, come i cingolati SHADOmobile, l’aereo da caccia Sky One lanciato da un sottomarino, e soprattutto gli intercettori, che partivano dalla Luna per abbattere le astronavi aliene prima che arrivassero sulla Terra. Mio cugino possedeva i fantastici modellini Dinky Toys in metallo pressofuso dei veicoli della serie, che lanciavano davvero i missili, e ho passato un enorme quantità di tempo a giocarci, anche se il divertimento maggiore era indossare un casco spaziale di plastica, urlare “Intercettori 1 e 2, lancio immediato!”, e buttarsi in velocità sotto il letto matrimoniale di mia nonna, fingendo che fosse il tunnel-scivolo che i piloti usavano al momento del lancio.

Un intercettore della serie "UFO"

Di recente ho riguardato la serie in DVD, e devo dire che dopo quarant’anni regge ancora piuttosto bene, con personaggi spigolosi e trame per nulla scontate (il mio episodio preferito è Questione di priorità, in cui il capitano Foster si perde sulla Luna insieme all’alieno che ha appena abbattuto, e tra i due si crea un’alleanza per sopravvivere, con un finale tragico). La colonna sonora di Barry Gray (che ha accompagnato Anderson per tutta la sua carriera) è ottima, e non dimentichiamo le splendide ragazze che costituivano il personale di Base Luna, vestite di tutine attillate e di parrucche viola (cosa che ho scoperto solo in seguito, visto che all’epoca la TV italiana era in bianco e nero!). Credo che la loro comandante, il tenente Ellis, abbia contribuito non poco a scolpire il mio nascente immaginario erotico (scopro solo ora che l’attrice che la interpretava è la sorella maggiore di Nick Drake).
Quella sventola del tenente Ellis di Base Luna

La serie cui sono più affezionato in assoluto, però, è Space: 1999, progettata inizialmente come seguito di UFO e poi invece realizzata come serie autonoma. Anche questa serie (che narrava della vita su una base lunare dopo che un incidente ha spinto la Luna fuori dalla sua orbita) aveva atmosfere molto cupe, ma alla guerra contro gli alieni si sostituiva il mistero dello spazio e della sua immensità e incomprensibilità, una cosa che oggi si è quasi completamente perduta, ma che era alla base del fascino che aveva per me allora la fantascienza.
Vista oggi, devo dire, la serie ha i suoi problemi, sia di scarso realismo scientifico, sia di eccesso di verbosità (anche se ricordo che alcuni episodi avevano comunque terrorizzato noi ragazzini delle medie di allora). Ma, come in ogni serie di Anderson, i veicoli sono di un realismo assoluto. Credo che l’Aquila di Space: 1999 sia uno dei veicoli spaziali più belli di sempre, con i suoi motori posizionati al posto giusto e soprattutto con la sua costruzione modulare, una specie di impalcatura mobile al cui centro può esserci un modulo abitativo, una gru o qualunque altra cosa servisse alla trama. Sembrava veramente qualcosa che poteva essere realizzato di lì a poco. E, anche se il 1999 è passato da tempo, è rimasta in me la speranza di poter vedere prima o poi astronavi fatte così.
La migliore creatura di Anderson: l'"Aquila" di "Spazio 1999"

Esistono progetti per una versione modernizzata di Space:1999, che dovrebbe chiamarsi Space: 2099. Speriamo vadano in porto: sarebbe un bel tributo all’immaginario di Anderson. Che rimarrà sempre uno degli autori che più mi hanno fatto sognare.
 

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2 pensieri riguardo “In memoria: Gerry Anderson”

  1. Mi unisco al tuo plauso per questo autore, sara’ perche’ abbiamo visto queste produzioni quando eravamo ragazzi (quella del sommergibile mi ricordo la vedevo su una tele in bianco e nero con alimentatore separato che ci metteva 20 minuti a scaldarsi!!!), ma anche io portero’ per sempre con me l’amore per questi lavori fantascientifici (e per quella gnocca del tenente Ellis!).
    E visto che si parla di gioventu’, che ne dici di una bella recensione della serie di telefilm “The Prisoner” di Patrick McGoohan? Me la ricordo con grande piacere, e poi quella palla saltellante con tutti bloccati…

    1. Stessa cosa per me: televisore in bianco e nero con enorme alimentatore. 🙂
      “The Prisoner” è indubbiamente una pietra miliare. Il problema è che, per qualche motivo, non l’ho seguita all’epoca giusta, e quindi mi è impossibile farne una rievocazione di questo tipo.
      Colgo l’occasione per citare questa splendida strip “Net To Be” di Roberto Grassilli sul tema:
      Net to Be - Roberto Grassilli

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