Una donna ucraina cerca lavoro come domestica in un paese del trevigiano. Sembra un’immigrata come tante, ma ha uno scopo segreto: con ogni mezzo cerca di introdursi in casa di una famiglia di orafi. Scopriremo il suo segreto solo alla fine.
Non sono un amante del cinema calligrafico di Tornatore, perciò le mie aspettative erano basse, ma questo La Sconosciuta è stato una sorpresa in positivo. Tutt la prima parte è un rarissimo esempio riuscito di noir all’italiana, con una tensione continua che a tratti fa pensare al miglior De Palma. Tornatore dirige bene, alternando il gotico grigiore dell’inverno cittadino a scene trasfigurate dai ricordi della protagonista, utilizzando una volta tanto a proposito la sua passione per il dettaglio (unico neo: non si capisce perché voglia convincerci che l’azione si svolge nell’immaginario paese di Velarchi in provincia di Treviso, quando è evidente fin dalla prima scena che il film è girato in una città piuttosto grande, nella fattispecie Trieste). Buona parte del merito va anche alla protagonista Xenia Rappoport, che riesce nel difficile compito di dare corpo a un personaggio fatto di tanti sguardi e poche parole, donandogli il giusto miscuglio di vulnerabilità e durezza. Notevole anche un irriconoscibile Michele Placido nei panni del Muffa, un trucido pappone.
Purtroppo la seconda parte non è all’altezza della prima: lo scoglimento della vicenda è arzigogolato, confuso (l’episodio del sabotaggio dell’auto sembra rispondere più alla necessità di togliere di mezzo un personaggio ingombrante che non alla logica delle vicenda), si perde in troppe spiegazioni, e non rinuncia a un finale positivo ad ogni costo, con tanto di violini morriconiani in sottofondo, di cui non si sentiva il bisogno. Fortunatamente, un indovinato e inatteso colpo di scena verso la fine impedisce al film di sbracare completamente, e il giudizio resta positivo.
ehm ehm… vanamonde, vanamonde, e sì che vieni spesso nelle nostre zone! Velarchi è in provincia di Trieste! :))) Pollon
Non mi freghi, l’ho cercata con Google e Wikipedia, gli unici riferimenti sono al film. 🙂
E poi nel film su una targhetta è scritto chiaramente: “Velarchi (TV)”.
mmmhmm… non mi hai convinta… a me sembrava che Velarchi fosse una città immaginaria ma che rappresenta Trieste… comunque domani vado a vedere il film, ti dico come la penso e m’informo sulla geografia del nordest! baci Pollon
Boh, non so da dove hai dedotto questa cosa… comunque gli abitanti di Velarchi parlano in veneto (anche se a volte poco convincente, come nel caso di Alessandro Haber), non in friulano.