Durante lo spettacolo di un illusionista la giovane Sondra, americana che studia giornalismo a Londra viene contattata dal fantasma di un reporter, che le rivela di aver scoperto prima di morire l’identità di un micidiale serial killer. Sondra si butta alla ricerca delle prove, coinvolgendo nella ricerca il malcapitato illusionista. Ma il presunto assassino è bello, ricco e fascinoso… possibile che sia lui?
Woody Allen qui sta evidentemente tentando di rifare in chiave comica il suo riuscitissimo film precedente, Match Point. Gli ingredienti ci sono tutti: stranieri a Londra che si trovano contemporaneamente sedotti e respinti dall’upper class, degli omicidi, il gioco del destino all’opera, le cose che non sono mai come sembrano… e in più questa volta c’è Woody, con un personaggio vagamente somigliante al protagonsita di Broadway Danny Rose e che spara battute a raffica. Gioco riuscito? Mica tanto. Certo, se quello che vi interessa è semplicemente sghignazzare di fronte all’umorismo alleniano, qui ne avrete una buona dose, e uscirete dal cinema soddisfatti. Ma se cercate la sottigliezza di Match Point, qui non la ritroverete. Scoop è al contrario un film piuttosto raffazzonato, con una trama piena di forzature (una stanza segreta che si può aprire solo dall’esterno? Andiamo!), un finale a sorpresa in realtà prevedibilissimo e, soprattutto, senza personaggi degni di nota. Woody ha costruito la sceneggiatura intorno al proprio personaggio, col risultato che la Johannson si limita a fargli da spalla, Hugh Jackman è un manichino (e non capiamo perché Sondra ne sia tanto affascinata…), il fantasma dimenicabile. Dove poi vorrebbe esserci simbolismo, ci sono piuttosto delle stanche autocitazioni. D’accordo, Woody, mi sono divertito lo stesso, lo ammetto; però stavolta hai avuto troppa fretta di fare il bis. Non sarà troppo, alla tua età, un film all’anno?