Roddy è un topolino domestico, soddisfatto di vivere in una gabbietta dentro un lussuoso appartamento londinese. Quando un topone di fogna invade il suo regno, nel tentativo di scacciarlo Roddy finisce nello scarico del cesso e si trova proiettato in una Londra in miniatura, abitata da topi e costruita nelle fogne. L’unica a dargli una mano sarà Rita, un’avventurosa topolina minacciata da un gruppo di topi-gangster al servizio di una rana folle.
Il film è prodotto dalla Dreamworks ma realizzato dalla Aardman, la gloriosa casa di produzione famosa per le animazioni in stop-motion dei pupazzi di plastilina, come nella serie di Wallace & Gromit. Questa volta però il film è realizzato interamente al computer (pare che il motivo siano le molte scene sull’acqua, impossibili da girare con la plastilina), anche se personaggi e scenografie hanno mantenuto interamente l’aspetto che avrebbero se fossero stati costruiti a mano. In effetti è proprio questo il principale pregio di Giù per il tubo: le splendide scenografie colme di piccolissimi dettagli. Ogni scena dovrebbe durare parecchi minuti per consentire di apprezzare ogni particolare degli ambienti della città dei topi, costituiti da ogni sorta di oggetti di recupero a imitazione degli equivalenti umani. Purtroppo il montaggio troppo veloce da film d’azione permette di guardarli solo per fugaci momenti.
E’ stato sostanzialmente mantenuto lo stile Aardman, fatto di gag appena accennate (lo scarafaggio che legge Kafka), personaggi ben caratterizzati, regia che strizza l’occhio ai classici del cinema. Quello che manca, purtroppo, è una storia davvero significativa: qui lo spunto è solo un blando canovaccio per avventure e inseguimenti, divertenti ma anche prevedibili e senza gran costrutto. Dignitoso e apprezzabile, ma sicuramente non indispensabile.