Ho saputo solo ora che Michael Brecker ci ha lasciato sabato scorso, a causa di una rara malattia del sangue che lo aveva colpito qualche anno fa e che non si è riusciti a curare.
Il mio primo ricordo di lui risale ai primi anni ’80, quand’ero al liceo, e a una festa uno dei miei compagni di classe mise su un brano stranissimo, in cui uno strumento che sembrava una specie di sax elettronico percorrreva scale che partivano sottoterra e finivano in cielo, superando l’estensione di un pianoforte. Il brano era In a Sentimental Mood di Duke Ellington, lo strumento era un Akai EWI, e a suonarlo era lui, Michael Brecker, che col gruppo degli Steps Ahead aveva sviluppato uno stile elettronico personalissimo, simile a quello di Pay Metheny con la chitarra (e infatti i due suonarono spesso insieme). Era uno di quei musicisti che sapevano suonare bene in qualsiasi contesto, passava dalla fusion elettronica degli Steps Ahead al jazz-funky insieme a suo fratello Randy, dalle canzoni di Paul Simon al perfetto stile coltraniano di molti suoi album solisti. Era un solista incontenibile, ma anche un perfetto accompagnatore, come si può ascoltare, per esempio, nello splendido Shadows and Light di Joni Mitchell, dove un’intera band di sogno era al servizio della voce roca e affascinante della cantautrice canadese.
Purtroppo non si è mai trovato il donatore le cui cellule staminali di midollo fossero compatibili con le sue. Ora abbiamo solo la sua musica a ricordarcelo. Andatevi a cercare un suo brano, uno qualunque, e anche voi non lo dimenticherete.