Film: La vita degli altri

Das Leben der AnderenGermania DDR: la popolazione è tenuta sotto controllo dalla Stasi, la polizia segreta che conta quasi 100.000 agenti e 300.000 informatori su 16 milioni di abitanti. Uno di loro viene mandato a spiare un autore teatrale, fidanzato con una bella attrice e apparentemente ligio alle direttive del partito. Inizialmente affronta il proprio compito con lo zelo di sempre. Tuttavia, quando viene alla luce la basseza delle motivazioni che hanno dato inizio all’indagine, la sua fede comincia a vacillare: cessa di essere un osservatore neutrale e comincia a influire sulle vite delle persone che sta spiando.
E’ davvero un piccolo miracolo questo film tedesco: 137 minuti di durata, quasi del tutto privi di violenza e di scene d’azione, eppure appassionante fino all’ultimo, senza mai un calo di tensione. Davvero lodevoli il realismo e l’equilibrio con cui la situazione viene rappresentata. Nessuno dei personaggi è positivo fino in fondo: l’agente della Stasi è inizialmente disumano nella sua meticolosa ferocia, lo scrittore convive col regime per quieto vivere, l’attrice è debole e incapace di opporre resistenza, gli intellettuali antiregime sembrano dei velleitari parolai, e i funzionari di partito sono personaggi disgustosi che agiscono unicamente per basso tornaconto personale. Persino ll crollo del Muro e l’arrivo della "libertà" vengono rappresentati in modo del tutto disincantato: sporcizia e consumismo, e i personaggi peggiori che restano impuniti e liberi di pontificare. Eppure, nonostante tutto questo, il film mantiene una particolare leggerezza e ironia, non di rado fa persino ridere, e rende digeribile un argomento che in mano ad altri sarebbe potuto risultare plumbeo. Incredibile pensare che è opera di un 34enne esordiente! Un’opera appassionante, fruibile a piacere come film storico, thriller psicologico, o metafora sulla non-neutralità dello sguardo. Consigliatissimo!

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