Concerto: Genesis

Per prima cosa, voglio prevenire tutti coloro che commenteranno dicendo "I Genesis sono finiti quando se n’è andato Peter Gabriel", o qualcosa del genere. Io non sono d’accordo, perlomeno non del tutto. Per cominciare, ritengo che i due album immediatamente successivi all’uscita di Gabriel siano tra i migliori in assoluto della produzione della band, come se il vuoto lasciato dalla vulcaniza ma ingombrante teatralità del cantante fosse stato riempito da uno sforzo ancora più intenso sotto il piano strettamente musicale. In secondo luogo, non credo sia un sacrilegio se una band decide di cambiare genere musicale. Negli anni ’80 e ’90 i Genesis producevano rock da stadio e pop invece che progressive ma, finché lo facevano bene, non c’era problema. Per me brani come Abacab, Home by the Sea, persino un pezzo terribilmente piacione ma originale come I Can’t Dance vanno benissimo, non vedo motivo di scandalizzarmi se provengono da una band che un tempo faceva altro.
Detto questo, non voglio certamente assolvere la band dalle colpe degli ultimi anni della sua carriera, che sono numerose. Per esempio, l’aver farcito gli ultimi album della sua carriera di brani inutili, privi di idee e di rifinture, di ballatone utili per eccitare gli accendini negli stadi ma senza alcun contenuto di originalità. Di essere stata incapace di produrre testi anche solo un minimo interessanti. Di essersi completamente ingessata negli spettacoli dal vivo, pescando per vent’anni sempre dagli stessi trenta brani degli oltre centocinquanta del suo repertorio. E di avere completamente sprecato l’opportunità dell’arrivo del nuovo, giovane cantante Ray Wilson, costringendolo nel ruolo di rimpiazzo di Phil Collins invece che approfittarne per svecchiare la propria immagine, e abbandonandolo vigliaccamente al suo destino ai primi accenni di mancato gradimento da parte del pubblico.

Ma se la pensi così, mi chiederete, perché sei andato fino a Roma a celebrare il ritorno di Phil Collins e dei Genesis sui palchi dopo un decennio (e più) di assenza? Non ho difficoltà ad ammetterlo: per bieca nostalgia. Per ascoltare ancora una volta la band con cui ho  letteralmente imparato ad ascoltare musica. E anche per testimoniare a un evento che si preannunciava colossale.

Ho rinunciato ad arrivare vicino al palco: per farlo sarebbe stato necessario perlomeno viaggiare di notte e sistemarsi in posizione buona alle prime luci dell’alba. Ma non ho più l’eta di queste cose, e inoltre ero accompagnato da amiche che male avrebbero sopportato di scomparire nella calca. Ho optato per arrivare solo mezz’ora prima dell’inizio e per sistemarmi sulle pendici di una collinetta a un centinaio di metri dal palco, postazione che garantiva comunque un’ottima visuale del megaschermo e anche di tutto il Circo Massimo, che era uno spettcolo in sé: circa mezzo milione di persone, non credo di aver mai visto una folla simile in vita mia!
L’amplificazione era potentissima, ma ovviamente l’acustica della situazione era quella che era: impossibile discernere fini dettagli. Comunque si percepiva ogni strumento e, anche se il riverbero pasticciava un po’ il sound, nel complesso si sentiva bene. Assolutamente straordinario il megaschermo a LED; grande come uno stadio (era largo sessanta metri!). Si vedeva benissimo anche prima che calasse il sole, e sicuramente forniva la spettacolarità che i membri del gruppo quasi invisibili sul palco lontano non avrebbero altrimenti potuto ottenere.

Chi si aspettava una solenizzazione dell’evento (ultimo concerto del tour di fronte a una folla colossale) è rimasto deluso: i Genesis hanno suonato esattamente la stessa scaletta di tutti gli altri concerti. E, ovviamente, nessun ospite speciale (lo stesso Peter Gabriel si era preoccupato di smentire recisamente). Tuttavia non ci si può lamentare: l’assenza di un album specifico da promuovere, se non altro, ha permesso di toccare tutte le epoche del repertorio della band, senza lasciare nessuno del tutto insoddisfatto (la scaletta completa è in fondo al post).
Ho trovato che i Genesis abbiano suonato molto bene. Sicuramete meglio dell’ultimo tour in cui li ho visti, nel 1998, in cui mancava la doppia batteria (e Nir Z non era un degno sostituto nemmeno del solo Collins o del solo Thompson), e in cui il bravo ma svogliato Anthony Drennan non poteva minimamente competere con Daryl Stuermer. Quest’ultimo, a mio parere, è stato il migliore in campo: il suo assolo su Firth of Fifth mi ha fatto gridare dall’entusiasmo, e in generale, nei brani in cui sostituisce la chitarra di Hackett, è stato eccezionale. Un altro momento splendido del concerto è stato il ripescaggio di Ripples…, che credo non venisse più suonata da un quarto di secolo, e che è stata eseguita benissimo. Personalmente avrei tolto qualche ballata strasentita a favore di qualche pezzo più interessante, ma era scontato che gli equilibri fossero questi.
Nel complesso, un bel concerto, che mi ha riportato a dolcissimi ricordi. Niente di sorprendente, ma se non altro i Genesis hanno dimostrato, se non altro, di saper ancora suonare il loro repertorio, cosa di cui alla fine degli anni ’90 non ero più certo. Questo non vuol dire che siano più capaci di dire qualcosa di nuovo… ma mai dire mai (qui parla il fan, non il critico).

La scaletta:
Duke’s End
Turn It On Again
No Son of Mine
Land of Confusion
In the Cage
medley Cinema Show – Duke’s Travels
Afterglow
Hold On my Heart
Home by the Sea
Follow You, Follow Me
Firth of Fifth (parte strumentale)
I Know What I Like
Mama
Ripples…
Throwing It All Away
Domino
Drum Duet – Los Endos
Tonight Tonight Tonight – Invisible Touch

I Can’t Dance
Carpet Crawlers

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13 pensieri riguardo “Concerto: Genesis”

  1. Io per pochi anni mi sono perso i primi Genesis. Sono nato nel 1968 ed ero troppo piccolo. Ma sono cresciuto con questo “mito” di “ma quanto erano meglio con Peter Gabriel” oppure “non dovrebbero chiamarli Genesis”, e via cianciando. Sei la prima persona di quella generazione che non se la mena ancora con questa storia, ma che guarda con distacco a quel periodo. I fatti provano che “l’azienda” Genesis ha prosperato per anni anni e anni, sapendosi adattare ai tempi, non rimanendo sempre uguale a stessa. I Genesis di Collins possono piacere o non piacere. Ma basta con polemiche vecchie di 30 anni. Ormai è storia passata.

  2. Ehm… da questo commento sembra che tra di noi ci sia chissà quale differenza di età. Io nacqui tre anni prima di te, quando Gabriel lasciò la band avevo 9 anni e i Genesis non sapevo neppure chi fossero. Dirò di più: il primo loro disco che comprai fu il vituperato Abacab, il disco della definitiva svolta “commerciale”. Fu allora che il mio compagno di banco, venendolo a sapere, decise di “mettere le cose a posto” e mi prestò Nursery Cryme e Foxtrot. 🙂

  3. Azz! In Germania lo hanno trasmesso in TV? Fantastico!

    Immagino però che, se è su DVD, non sia in alta definizione (poco importa, in ogni caso, dato che non avrei comunque lo schermo adatto).

  4. Non in questo caso, dato che si tratta di prodotto amatoriale non in commercio e che non te lo sto vendendo.

    Ovviamente se mai dovessero pubblicarlo dovresti distruggerlo immediatamente. 😉

    Comunque se hai paura non te lo passo. ;-P

  5. Non volevo offenderti. Infatti forse più che di generazione posso parlare dei mie fratelli “maggiori”, che si riempivano la bocca di simili facezie, magari assolutamente non vissute.I discorsi che sentivo da adolescente li sentivo fare appunto da 18enni o poco più, che volevano darsi un aria di “vissuto”. A quell’età un maggiorenne ti sembra chissà chi… Poi ti rendi conto che siamo tutti bambini mai cresciuti anche ora che siamo sulla soglia, o abbiamo passato da poco i 40.

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