Libro: Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo

Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondoMi sono fatto mandare questo libro per lavoro, in quanto avevo bisogno di recensirne alcuni che fossero in qualche modo collegati con l’autunno o con il vino, e da una ricerca su IBS è uscito il suo titolo. Si è fatto attendere (grazie alle Poste che se ne sono persa una copia) e intanto ho potuto accorgermi delfatto che si tratta di un libro alla moda, consigliato da D’Orrico sul Corriere. E qui ho cominciato a temere seriamente la sòla, in primo luogo perché il critico non è nuovo al propagandare libri discutibili, ma soprattutto perché, come da fascetta nelle librerie, ha definito l’autore come "il Philip Roth italiano". Il che mi fa venire i brividi. Perché di Philip Roth italiano ne abbiamo già avuto uno di recente (Alessandro Piperno, il cui libro a mio avviso non è niente di che). E poi perché espressioni come "l’Ellroy italiano", "il DeLillo italiano" sono di solito garanzia di un libro tutta apparenza e niente sostanza. Ebbene, per una volta i miei timori non erano fondati: Storia controversa… è un libro molto godibile e, soprattutto niente affatto pretenzioso.

Il protagonista è Riccardo, un antropologo fallito che vive alle spalle della moglie, che però lo cornifica. In cerca di riscatto, incontra un vecchio compagno di scuola, che è diventato uno degli uomini più ricchi d’Italia, ma ha un cruccio: un conte squattrinato ma fascinoso gli ha appiccicato addosso l’etichetta di "principe dei cafoni". Per vendicarsi vuole ad ogni costo riuscire a far sì che il vino Aglianico che produce risulti migliore di quello prodotto dal conte. E Riccardo, guarda caso, ha la possibilità di aiutarlo…

Storia controversa… è scritto con uno stile solido e piacevole, frasi lunghissime e attentamente calibrate che tuttavia mantengono la naturalezza della colloquialità. Ed è, soprattutto, un libro divertente, che strappa il sorriso e spesso anche la risata vera e propria, spargendo a piene mani su tutti i suoi personaggi indistintamente un allegro e distruttivo cinismo. Forse questa sua imparzialità è un po’ anche il suo limite: la sua rappresentazione dell’Italia come Paese in cui ogni cosa si riduce da sempre al conflitto tra ladri ricchi e ladri poveri è un po’ riduttiva, anche se notevolmente efficace. Comunque sia, il libro si legge con piacere, direi addirittura che si divora, grazie a tanti personaggi perfettamente riusciti e a una struttura sapiente che gestisce con leggerezza anche numerosi flashback in diverse epoche storiche. A volergli trovare un difetto, forse il finale risulta un tantino deludente. Dopo un così grande lavorio per ricostruire nei secoli l’ascendenza dei personaggi principali, ci si aspetterebbe un’apoteosi conclusiva, invece tutto finisce in modo rapido e poco appariscente. Inoltre il tema della vendetta attraverso i secoli appare poco sviluppato e, in definitiva, in contraddizione con lo spirito di fondo dell’opera, che con la giustizia non ha nulla a che spartire. Ma sono dettagli: è un libro riuscito e ottimo da portare sotto l’ombrellone. Anche se non è Philip Roth (o forse proprio per questo).

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