Ieri, prendendo la metropolitana per andare al lavoro, ho avuto una gradita sorpresa: ha ripreso a uscire E Polis, che aveva sospeso le pubblicazioni un paio di mesi fa.
Forse qualcuno si sorprenderà del mio gradimento, visto che di recente ho stigmatizzato piuttosto violentemente una delle iniziative del quotidiano semigratuito. Ma, al di là del mio dissenso su certe campagne di stampa, resta il fatto che leggo E Polis volentieri. È lontano anni luce da tutti gli altri free press pieni di fuffa che vengono fatti circolare. Su E Polis una notizia può essere approfondita anche per diverse pagine e, soprattutto, c’è una grande quantità di commenti con firme interessanti. La linea politica è equliibrata, e ci puoi trovare un ampio spettro di opinioni (personalmente non ho in alcuna simpatia il centrismo e il cerchiobottismo, però trovo rinfrescante un quotidiano che non appaia immediatamente schierato da una parte o dall’altra; peraltro, Wikipedia lo definisce senza mezzi termini un quotidiano di sinistra, forse perché in Italia un quotidiano per essere di destra deve essere volgare e fazioso senza remore, del resto c’è chi definisce di sinistra anche il Corriere della Sera…). Non voglio dire che sia il miglior quotidiano possibile, però è l’unica cosa leggibile tra le tante che nel corso della giornata cercano di mettermi in mano gratis.
È interessante anche il modo in cui veniva realizzato E Polis: con piccolissime redazioni locali, un desk unico a Cagliari, e tantissimi collaboratori via Internet. Sono cose che lasciano un po’ perplessi, perché provano che la redazione tradizionale sta scomparendo ovunque, anche nei quotidiani, e non credo sia una bella cosa. Però E Polis garantiva comunque un contratto di collaborazione accettabile a molte decine di giovani collaboratori, e non è un fatto da sottovalutare.
Peccato però che le cose stiano cambiando (ed è il motivo del punto interrogativo nel titolo). Pare infatti che il nuovo finanziatore abbia preteso che i giornalisti accettassero la chiusura di tutte le redazioni, tranne quella centrale: telelavoreranno tutti. C’è anche chi dice che il contratto di lavoro è stato violato. Non ne so abbastanza per commentare. Mi limito a sottolineare che in Italia un quotidiano che ha tentato di avviare un’impostazione innovativa si è presto trovato in difficoltà, ha chiuso per due mesi, ora riapre in condizioni difficili, e questo nell’indifferenza quasi generale. Per trovare qualche notizia occorre andare sui blog. Ma perché meravigliarsi? In Italia a chi ha cercato di innovare nel campo del giornalismo è andata quasi sempre male…
Non ho capito che male c’e’ nel telelavoro. Datemi un contratto per lavorare da casa e firmo subito! E sarebbe l’unico contratto che sarei disposta a firmare in questo momento.
Ah, comunque per trovare qualche notizia c’e’ anche questo
Mah, secondo me il telelavoro è una bellissima cosa finché è un’opzione. Non sono sicuro che sia una cosa così buona se diventa un obbligo.
Visto che mi segnali InfoCity, ti chiedo. Ma tu sei iscritta? E, se sì, ne vale la pena?
Niente e’ una buona cosa se e’ un obbligo. Ma curiosamente lo stesso discorso non si fa per il “posto fisso” classico.
Infocity: forse ne avevamo gia’ parlato all’happy hour. Comunque, non saprei. Conveniva anni fa, quando mi sono iscritta io, e tutto era gratuito. Adesso piu’ che altro ci do un’occhiata ogni tanto per vedere le notizie. Anche quelle peraltro diventano sempre meno interessanti. E anche scritte male.
“Per trovare qualche notizia bisogna andare sui blog”. Vero. Ed anche lì, tocca perdere un tempo infinito a scegliere le fonti.
E, soprattutto, le notizie trovate sui blog, anche se vere, verificate e pluri-linkate, nella maggior parte dei casi rimangono sui blog. Il cd “mondo dell’informazione” continua ad ignorarle.
Un esempio lampante è il buon Gennaro Carotenuto (ho visto che l’hai linkato anche tu, bravo): notizie di prima mano, conoscenza profonda dei temi trattati, denunce contro la superficialità dei giornalisti nostrani, con tanto di nomi e cognomi. Ebbene, lo hai visto qualche volta citato, lui o le notizie che riporta, dal giornalismo ufficiale? Io no (ma su questo c’è un cui prodest grande come un grattacielo, ci sarebbe da dire tantissimo, e forse non è la sede adatta)
A immaginare il peggio non si sbaglia mai…
[..] Aprendo ora che nel nuovo consiglio di amministrazione di EPolis c’è Marcello Dell’Utri. Credo purtroppo che ogni altro commento sia superfluo. [..]
Quanto a infocity volevo dare la mia testiomonianza. Mi sono iscritta recentemente su consiglio di un amico e mi trovo molto soddisfatta, trovo Infocity uno dei migliori siti del settore: fornisce molti consigli utili a chi vuole lavorare nel giornalismo, proprio una bella iniziativa.