In memoria: Joe Zawinul

Anche Joe Zawinul ci ha lasciato.Non sto a dirvi che grande, importante, fantastico gruppo siano stati i suoi Weather Report, perché dovreste saperlo già e, se non lo sapete, ci sono siti molto più esaurienti dove scoprirlo.
Dirò solo che Zawinul mi era enormemente simpatico perché suonava il synth, e lo faceva benissimo. Da questo punto di vista, è un fenomeno quasi unico. Molti grandi tastieristi jazz hanno suonato tastiere elettriche ed elettroniche durante gli anni ’70 e ’80, alcuni anche con grandissimi risultati. Però quasi tutti (da Herbie Hancock a Chick Corea a Lyle Mays, per non parlare di Ketih Jarrett) hanno in seguito fatto capire che i sintetizzatori possno essere divertenti, ma il loro vero strumento è il pianoforte. Lui no: Joe fino all’ultimo ha suonato circondato da una decina di tastiere elettroniche, con altrettanti pedali di espressione sotto i piedi, ottenendo una raffinatezza di suono che non aveva nulla da invidiare a qualsiasi strumento acustico. Adesso purtroppo è morto (e, se non ci fosse Leon Gruenbaum, mi verrebbe da dire che nel jazz non esiste più nessuno a suonare le tastiere elettroniche in modo creativo). Tanto di cappello, Joe. Chissà quanta gente in futuro ascolterà quelle prime note di basso di Birdland (quella, ahimè, rubata dall’amaro Ramazzotti per la Milano da bere…) senza sapere che a produrle non era il basso di Jaco Pastorius, ma il tuo synth ARP 2600…

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2 pensieri riguardo “In memoria: Joe Zawinul”

  1. …Ed uno degli ultimi concerti li ha fatti a Torino. E io NON ci sono andato, nonostante un mio vicino di garage mi avesse sporto un CD di sue musiche che mi era pure piaciuto molto. Ed ora è troppo tardi, maledizione.

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