Libro: La casta dei giornali

Peccato che l’editore Baraghini abbia voluto dare a questo libro un titolo che sembra andare a rimorchio del ben più famoso La casta di Rizzo e Stella. Infatti questo non è affatot un instant-book per lucrare sul successo altrui. È invece un’inchiesta davvero seria e documentata su un problema di fondamentale importanza per la nostra democrazia, e cioè il cattivo uso che si fa dei finanziamenti a favore della stampa.
Possiamo riassumere così, in breve i dati riportati e le tesi espresse:

  • L’ammontare delle sovvenzioni alla stampa in Italia è impressionante: sommando i contributi diretti e quelli indiretti si arriva alla spaventosa cifra di oltre 700 milioni di euro annui.
  • Buona parte dei contributi diretti sono erogati a soggetti che non avrebbero alcun motivo per riceverli, ma sfruttano inghippi legislativi, sanatorie, false dichiarazioni per attingere perpetuamente alle casse dello Stato, spesso producendo testate che hanno una diffusione ridicola, quando addirittura non vanno direttamente al macero.
  • E tuttavia, mentre lo scandalo si è spesso appuntato su tali percettori di contributi diretti, in particolare quotidiani politici di movimenti spesso fittizi o defunti, una quantità molto maggiore di fondi viene erogata ai grandi quotidiani sotto forma di contributi indiretti (crediti di imposta sull’acquisto di carta, sconti sulle tariffe postali e telefoniche ecc…). Il risultato è che i grandi gruppi editoriali realizzano enormi utili a spese dei contribuenti, senza avere alcun incentivo a migliorare i propri prodotti in modo che vendano di più.
  • In questo modo la dipendenza dal potere delle grandi testate è fortissima, e  il numero dilettori rimane basso. Per giunta i grandi gruppi editoriali assistiti acquistano così indebitamente la forza di colonizzare o spazzare via qualsiasi realtà alternativa.
  • Il sistema è talmente perverso da far sì che non ci sia quasi nessuno che non partecipi in qualche modo delle elargizioni e non sia perciò interessato a mantenere una cappa di silenzio sui finanziamenti.
  • Il governo Prodi ha fatto qualche tentativo per migliorare la situazione. Ma (come in quasi tutto quello che fa, del resto) sono stati tentativi incerti, poco efficaci e suscettibili di essere presto annullati nei loro effetti.

Questo è quanto. Il libro non è proprio una lettura amena, essendo in gran parte occupato da sfilze di dati, numeri, leggi. In effetti la sua impostazione è un po’ vecchiotta: avrei preferito un testo più agile e delle tabelle riassuntive, meglio consultabili, per i dati. Inoltre la struttura ridondante fa sì che le stesse cose vengano ripetute più volte in punti diversi del libro, il che favorisce la chiarezza, ma può risultare parecchio noioso. Tuttavia si tratta di un’inchiesta davvero completa, che prende in esame ogni singolo aspetto del problema, e dà un’immagine assolutamente desolante del sistema Italia. Infatti, il sistema delle sovvenzioni alla stampa è un perfetto specchio di come viene ammnistrato il Paese, con leggi nate per motivi giusti che vengono piegate a fini ignobili, imbrogli palesi che vengono sanati per motivi politici, e una generale connivenza che fa sì che tutti in qualche modo partecipino alla spartizione e non abbiano interesse a cambiare le cose, nemmeno quando la situazione è diventata talmente grave che il meccanismo si corrode dall’interno.

Qualcuno mi chiederà: ma tu non dicevi, qualche tempo fa, che eri contrario all’abolizione delle sovvenzioni? In effetti lo sono tuttora. Io penso che on ci sia nulla di male, in sé,  nelle sovvenzioni. Il problema è come vengono erogate. Dovrebbero servire ad aiutare entità politiche effettivamente esistenti a esprimere le proprie idee e, soprattutto, a facilitare la nascita di nuove imprese in un regime di concorrenza. Come sono ora, servono a foraggiare una casta di portaborse e intriganti e, soprattutto, a mantenere in piedi aziende sclerotizzate e ingessate. Bisogna dire però che la lettura del libro ha notevolmente aumentato il mio scetticismo sulla effettiva praticabilità di una riforma virtuosa del sistema, stante l’attuale sistema politico.
Da leggere se vi sentite troppo allegri.

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2 pensieri riguardo “Libro: La casta dei giornali”

  1. Caro Vanamonde, come tu dovresti sapere bene (essendo giornalista), i giornali fanno i soldi con la pubblicita’, per cui chi vende non ha bisogno di contributi. D’altronde, dare contributi a chi non prova nemmeno a vendere e’ altrettanto sbagliato, ma difficilmente controllabile. Mi sa che non c’e’ alternativa, se si vogliono tenere i contributi, qualcuno che la fara’ franca ci sara’ sempre, per cui meglio darli solo (e pochi) a chi pubblica senza pubblicita’, sperando che almeno una parte sia formata da persone che effettivamente vorrebbero dire qualcosa.

    Ciao

    L’Antico

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