Maggie è una signora inglese, vedova, il cui nipotino sta morendo in ospedale di una malattia rara. Forse una nuova terapia potrebbe salvarlo, e Maggie ha già sacrificato tutti i suoi averi, inclusa la casa. Mentre cerca un modo per racimolare altro denaro, per un equivoco risponde a un’offerta di lavoro decisamente poco ortodossa per una signora rispettabile. Ma lei, dopo qualche esitazione, accetta, e si ritrova ben presto a essere una star dei locali porno di Soho, con lo pseudonimo di Irina Palm…
Il riassunto della trama non rende giustizia a questo film, che è di un acume e di una sottigliezza rari. Drammatico ma anche umoristico, riesce a parlare di tanti argomenti serissimi senza per questo risultare didascalico o deprimente. Descrive senza mezzi termini tutta la spietatezza di una società in cui il valore di mercato diventa l’unica unità di misura, ma fa anche una beffarda analisi sulla relatività di ogni codice morale, e non soltanto. Splendidi tutti gli interpreti e in particolare Marianne Faithfull, perfettamente a suo agio nei panni di una Maggie del tutto priva di glamour, e l’attore serbo Miki Manojlovic (già protagonista di Underground di Kusturica), che nella parte del suo omonimo pornoimpresario Miki sembra un redivivo Walter Matthau. Unica nota negativa per la colonna sonora del gruppo belga Ghinzu, in sé anche bella, ma cosi uniformemente funerea da risultare spesso in palese contrasto con la ricchezza di umori della pellicola.