Un poliziotto che dà la caccia agli immigrati si impietosisce di fronte alle suppliche di un’operaia clandestina messicana, e si interessa della sorte del suo figlioletto perduto. Una modella australiana rischia di essere espulsa dagli USA per un disguido, e viene ricattata da un losco funzionario. Una quindicenne bengalese, per avere espresso un’opinione politica, viene arrestata e minacciata. Il figlio di un immigrato coreano subisce il fascino delle bande di gangster. Un musicista inglese deve fingere interesse per la religione ebraica per poter continuare a lavorare negli USA…
Queste e altre storie si intrecciano nel film di Wayne Kramer Crossing Over, il cui modello ispiratore è, in tutta evidenza, Crash di Paul Haggis, con cui ha inc omune ambientazione (Los Angeles), tema (i conflitti razziali) e struttura a storie intrecciate. Rispetto all’originale, Crossing Over risulta notevolmente inferiore a livello di sceneggiatura. Se in Crash le storie si intrecciavano veramente in modo imprevedibile influenzandosi a vicenda, qui i legami tra i vari fili narrativi appaiono piuttosto pretestuosi. Inoltre alcune storie appaiono meno significative rispetto ad altre, e sarebbe stato preferibile fossero in numero inferiore, ma più approfondite a livello psicologico (come accadeva in un altro bel film sull’immigrazione, L’Ospite Inatteso di Thomas McCarthy). In ogni caso, il film non è privo di momenti alti, forse anche perché il regista, immigrato egli stesso negli USA dal Sudafrica, riesce a trasmettere parte della sua esperienza personale. Gli interpreti famosi, a partire da un cupo e malinconico Harrison Ford, fanno il loro dovere, pur in modo non memorabile. Ma sono alcuni degli attori più sconosciuti a emozionare di più.