690 d.C.: Wu Zetian sta per essere incoronata, unica donna nella storia, Imperatrice della Cina. Per celebrare l’incoronazione è in costruzione un’enorme statua del Budda accanto al palazzo imperiale. Quando due funzionari addetti all’opera vengono consumati da un fuoco interno che molti attribuiscono all’ira divina, la futura sovrana manda a chiamare l’abile funzionario Di Renjie, che aveva fatto imprigionare otto anni prima per sedizione, e gli ordina di indagare sul caso.
Non sono del tutto sicuro di essere pienamente in grado di giudicare un film di genere proveniente da Hong-Kong: per esempio, mi ritrovo a chiedermi se il fatto che gli attori si comportino come se la gravità non esistesse sia un dato affascinante o uno stereotipo abusato quanto quelli hollywoodiani. Il leggere le recensioni altrui, poi, contribuisce a confondermi: in rete si legge che Di Renje rappresenterebbe il dirompente ingresso in una storia tradizionale cinese di un detective di stampo occidentale alla Sherlock Holmes, che non crede al soprannaturale e risolve i casi con il solo aiuto della logica. Ebbene, forse le intenzioni erano queste, però se la soluzione “razionale” del caso include l’evocazione di demoni, scarabei magici che secernono esplosivi, e una tecnica di agopuntura talmente sofisticata che permette di modificare la muscolatura del volto fino ad assumere l’aspetto di un’altra persona, allora mi chiedo dove sia il punto.
Va poi detto che non solo l’imperatrice Wu Zetian è un personaggio storico reale, ma anche Di Renjie è esistito sul serio, sebbene l’originale fosse più un abile funzionario che un investigatore (questa caratterizzazione gli fu data dal giallista olandese Robert Van Gulik, che a sua volta si era ispirato a un romanzo cinese del XVIII secolo). E si suppone che il cinese medio sappia molto più di noi su cotanti personaggi. Sarà per questo che a me i film storici di Tsui Hark appaiono come lunghissimi trailer in cui hanno infilato tutte le scene di battaglia e tagliato quelle scene in cui si spiega chi sono i personaggi e cosa stanno facendo? Per esempio, a un certo punto qui viene detto che l’imperatrice è malvagia e ha fatto imprigioanre centinaia di persone. Ma viene detto così, en passant. Non c’è nessuna scena che ti faccia capire se davvero lei sia malvagia o quanto lo sia: evidentemente si dà per scontato che tu lo sappia già.
E a questo punto vorrei anche sapere: che signfifica il fatto che in tutti questi film cinesi l’eroe che si ribella finisce sempre per tornare sui suoi passi e accettare la necessità di sostenere il potere costituito? E’ eredità confuciana, necessità di non irritare il Partito Comunista al potere, o cosa?
Tutto questo per dirvi che non ho capito se Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma sia un buon film o no. Comunque c’è una buona dose di duelli tra spadaccini che volano, gente che si fa strada a mani nude attraverso nugoli di frecce densi da oscurare il sole, bellissime donne-guerriere, combattimenti dentro colossali statue in fiamme, e tutto quello che volete, quindi la sua dose di divertimento la dà. Io comunque preferisco Tsui Hark quando mette in scena le sparatorie con donne partorienti, come in Time and Tide.
Solo due cose:
1. Time and Tide è bellissimo;
2. non ho la minima idea di cosa tu abbia visto di Tsui Hark, e fra l’altro io stesso ho visto molto poco, ma il tuo commento mi fa venire un dubbio: sai, vero, che molti film cinesi/honkonghesi d’azione sono distribuiti (tipicamente in Occidente, ma incredibilmente non solo) anche in versioni con le parti “noiose” stagliuzzate? Per dire, di Red Cliff esiste una versione che dura la metà netta. Capisci bene che così è facile avere l’impressione che si siano dimenticati di scrivere una storia attorno alle mazzate… 🙂
Oltre ai due film citati, ho visto solo Seven Swords, che in effetti, nonostante la lunghezza, era proprio come dici tu, cioè una versione accorciata per l’Occidente di un film molto più lungo e complicato.
Per Detective Dee però non ho trovato alcuna notizia di versioni alternative che andassero oltre le due ore di durata di quella che ho visto io.