Una giornata nella vita di un gruppo di persone, ospiti e impiegati dell’albergo in cui, la sera stessa, verrà assassinato Robert Kennedy. In mano a un regista come il compianto Robert Altman, un tema così avrebbe potuto generare un capolavoro. Purtroppo però il regista e sceneggiatore è Emilio Estevez, attore di secondo piano e autore di pochi e dimenticabili film tipo Il giallo del bidone giallo. Il risultato è che, invece che un film corale le cui storie parallele ci comunicano il senso di un’epoca, come indubbiamente avrebbe voluto l’autore, abbiamo una serie di siparietti in cui attempate star hollywoodiane interpretano storie stereotipate, monche e gonfie di retorica. Sembra di essere in uno di quei disaster movie in cui gli attori si agitano quel tanto che basta per rendersi riconoscibili dal pubblico, tanto poi arriverà il terremoto, l’incendio o l’eruzione vulcanica a cancellare tutto. Solo che qui, quando il disastro (l’assassinio di Kennedy) arriva, il film, invece che entrare nel vivo, finisce.
Non è che manchino gli elementi di contatto con la realtà politica e sociale dell’epoca, che sono anche numerosi (iragazzi che si sposano per evitare il Vietnam, l’LSD, la discriminazione razziale…), solo che le storie non decollano mai, e a volte sono veramente superflue (in particolare quelle dei personaggi interpretati da Anthony Hopkins e Martin Sheen, rispettivamente produttore del film e padre del regista, che sembrano avere il solo scopo di permettere ai due vecchietti di comparire ancora sullo schermo). Alla fine, il film ha un unico merito: quello di farci ascoltare un gran numero di discorsi di Robert Kennedy, che in 40 anni non hanno perduto nulla della loro forza, e ci lasciano in imbarazzo al pensiero dei politici di oggi.
maledizione. le prime righe della tua recensione mi avevano fatto alzare a mezzo, pronta a fiondarmi al cinema… ma il resto mi ha decisamente stroncato l’entusiasmo. sigh.
comunque, “il giallo del bidone giallo” mi aveva fatto ridere un sacco… sì, ok, avevo 15 anni, però insomma. ecco.
Io invece ti ringrazio, che Bobby me l’ero segnato.
Così almeno mi risparmio la delusione…
(che per una volta che volevo andare al cinema mi hanno tolto The Prestige da sotto il naso)
Per Amhran: Cosa vuoi che ti dica, io ho letto in giro recensioni anche positive, o comunque più positive della mia. In effetti credo che le intenzioni del regista fossero ottime. Il problema è l’incapacità di spingersi al di là del “come eravamo”. Alla fine viene a mancare un senso generale, resta oloo un senso di telenovela.
Per IguanaJo: Hai fatto malissimo a perderti The Prestige! Ma la colpa è anche mia, è un mese che rimando la recensione che ti avrebbe spinto a fiondarti al cinema. Il problema è che mi è piaciuto troppo… non posso scriverla in fretta!
Non rigirare il coltello nella piaga, va… che per una volta che c’è un film che varrebbe sicuramente la pena vedere al cinema lasciamo passare troppo tempo e ce lo perdiamo, uff…
btw mi hanno parlato molto bene anche di Babel (altro film che causa casini logistici famigliari ci siamo persi), tu l’hai visto?
Purtroppo non l’ho ancora visto. Anzi, non so per quale motivo, finora mi sono perso tutti i film di Inarritu. Immaigno che, quando riuscirò a vederne uno, poi sarò spinto a recuperare tutti gli altri…
Un altro film che mi sono perso perché è rimasto fuori pochissimo è Il labirinto del fauno. Speriamo che vinca l’Oscar, così tornerà nelle sale.
Io mi son visto unicamente 21 grammi. Ho qua da parecchi mesi Amoresperros, ma aspetto il momento buono, che temo sia doloroso quanto il successivo.
Oh… non è che sia un film strappalacrime o che tenda al melodramma. É proprio l’assenza di retorica insieme all’incredibile capacità narrativa di Inarritu che rendono 21 grammi un piccolo capolavoro (e poi c’è Sean Penn, che al momento considero il miglior attore di questo lato della galassia). Solo che son film pesanti, nel senso migliore della parola.
Il Labirinto me l’ero segnato anch’io ma se è passato in zona io non l’ho proprio visto…
Gabriella è andata a vederlo (Bobby), nonostante le avessi riferito della tua stroncatura, e le è piaciuto molto.
Sicuramente lei è meno sensibile ai difetti stilistici ed ha invece apprezzato molto, oltre alla riproposizione dei discorsi di Bob Kennedy, anche le musiche (che poi sono quelle della sua gioventù) ed alcune delle storie narrate.
Quanto a The Prestige, come sai, l’ho trovato agghiacciante. Nel bene e nel male.