Sfogliando il Corriere della Sera, uno dei piaceri associati alla lettura è la simpatica rivalità tra Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco. Chi dei due riuscirà a scrivere la maggior quantità di boiate reazionarie, di paradossi logici, di pure e semplici stronzate, all’interno dello stesso articolo di fondo? (L’ottimo Magdi Allam non è in competizione: pur essendo il tasso di idiozie per articolo forse anche superiore a quello degli altri due, esso si esplica in pratica su un solo argomento, a fronte dell’assoluta enciclopedicità dello stupidario dei nostri eroi.)
Fino a qualche giorno fa credevo di poter assegnare la palma a Panebianco, il quale, in un suo articolo sui grandi successi della politica estera di Bush, citava l’elezione di Ahmadinejad alla presidenza dell’Iran come una vittoria degli USA, perché avrebbe "svelato la vera natura del regime di Teheran". Grazie tante, Panebianco. Noi antiamericani, maligni come siamo, continuiamo a sperare che gli USA non abbiano altri "successi" come questi, anche perché ci piacerebbe evitare la Terza Guerra Mondiale.
Tuttavia oggi Della Loggia, nel tentativo di annullare il distacco, ne ha fatta una che credo chiuda la partita. Il nostro ha scritto un articolo prendendo spunto dal parere favorevole di alcuni vescovi riguardo all’insegnamento del Corano nelle scuole. Sorvoliamo sul contenuto generale, che è di schietta impronta reazionaria-teocon, come in tutti coloro che in Italia si definiscono "liberali", non conoscendo evidentemente il significato della parola. Quello che ci interessa è la frase seguente: "Davvero è a causa della nota chiusura al dialogo delle chiese cristiane olandesi, e della conseguente soffocante cappa di conformismo religioso, che alcuni giovani islamici di quel Paese si sono sentiti in dovere di ammazzare Pim Fortuyn e Theo Van Gogh?".
Cosa c’è che non va? A parte ogni altra considerazione, un piccolo dettaglio: Pim Fortuyn non è stato ucciso da "giovani islamici". A sparargli fu un ecologista fanatico, bianco e olandese. Il quale, sì, citò come motivo dell’omicidio gli atteggiamenti antimusulmani di Fortuyn, ma non era musulmano e non fu certamente spinto da motivi religiosi.
Ora la domanda sarà retorica, ma va posta: come può uno che si permette di ignorare fatti così fondamentali, o di distorcere in questo modo la realtà, fate voi, essere l’editorialista di punta di uno dei principali quotidiani italiani?