Oggi, sia il Corriere, sia La Repubblica pubblicano la notizia dell’apertura di una scuola araba a Milano, con relative proteste della Lega che teme, poverina, che sia un luogo dove si insegna ai bambini "un Islam violento". I due articoli sono talmente simili che è probabile che siano stati ricopiati dalla stessa notizia d’agenzia. Ambedue riportano che la scuola è dedicata "al filosofo arabo Nagib Mhalfuz". Non troverete questo nome inserendolo su Google, perché la grafia è sbagliata, qualunque metodo di traslitterazione si usi. Trovereste invece Najib o Naguib Mahfouz, che non è affatto un filosofo. E’ invece il più noto scrittore egiziano, vincitore del premio Nobel per la letteratura. E non solo: uno scrittore progressista, a lungo impossibilitato a pubblicare nel proprio paese, tanto odiato dai fondamentalisti islamici che uno di loro lo accoltellò e quasi riuscì a togliergli la vita.
Dunque, riassumiamo. Con il patrocinio del consolato egiziano, viene aperta a Milano una scuola araba. Non una scuola islamica, ma una scuola in lingua araba, così come ce ne sono in lingua inglese, francese, tedesca. La scuola viene intitolata a uno dei più illustri nemici del fondamentalismo islamico. Ciònonostante, i leghisti sbraitano come se si trattasse di una scuola per terroristi, con accenti degni del peggior razzismo. E cosa fanno i due maggiori quotidiani italiani? Non si accorgono neppure di chi si sta parlando. Sbagliano il nome, lo confondono con qualcun altro. Per loro, è il caso di dirlo, è arabo. All’ignoranza aggressiva dei pochi si aggiunge come un macigno l’ignoranza noncurante di chi avrebbe il dovere di informare. Mi pare una perfetta metafora della situazione generale.
E’ sacrosanto che una scuola debba rispettare i regolamenti di sicurezza. Non mi pare comunque che sia nell’intenzione dei promotori della scuola agire nell’illegalità. I permessi sono stati richiesti, e l’attività della scuola è stata fermata per consentire gli adeguamenti necessari. Semmai mi pare alquanto sospetto il fatto che questi permessi tardino ad arrivare o non vengano concessi, quando l’edificio in questione viene usato da decenni per corsi di formazione e simili. E’ vero che i bambini richiedono maggiore cautela rispetto agli adulti. Ma è anche vero che non è difficile intravedere motivazioni politiche dietro a questo zelo. Sarebbe interessante vedere quante scuole cattoliche di Milano rispettano gli stessi requisiti.
In ogni caso, qui il diritto all’istruzione è in discussione, visto che secondo la definizione corrente, tali diritto comprende anche quello delle minoranze ad avere scuole separate nella propria lingua. Si può certamente trovare discutibile la volonta degli immigrati arabi di rimanere aggrappati alla loro cultura invece che tentare una maggiore integrazione nel paese che li ospita. Tuttavia è un loro diritto che andrebbe rispettato. Una cosa importante, soprattutto di fronte a manifestazioni come quelle della Lega (e non solo) che sono espressione puramente di razzismo senza aggettivi o scusanti.