Circa sei mesi fa, il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema avanzò la proposta di pace in Afghanistan che avrebbe dovuto comprendere anche i talebani. Oggi il presidente afgano Karzai fa una proposta che si spinge oltre, e chiede ai talebani di entrare addirittura al governo del Paese.
Di per sé, in questo non c’è nulla di straordinario. Se c’è una guerra in corso, i casi sono due: o ci si propone di annientare completamente l’avversario (cosa sicuramente non praticabile nella situazione afghana), o ci si si rassegna a trovare un accordo con lui, per quanto odioso ci possa sembrare. Non posso giudicare quanto sia seria la proposta di Karzai e quante speranze abbia di essere accolta, ma credo sicuramente che sia un passo nella giusta direzione.
Il motivo per cui scrivo questo post, però, è che vorrei sapere cos’hanno da dire ora tutti quei soloni che, solo pochi mesi fa, dalle pagine del Corriere della Sera si sono scagliati contro D’Alema giudicando la sua proposta, pericolosa, irrealizzabile, insensata, lesiva del prestigio del nostro Paese, frutto avvelenato di un’intesa con la sinsitra radicale a scapito della lotta al terrorismo.
Si chiede spesso ai politici incompetenti di togliersi di mezzo. Ma un giornalista che sbaglia le proprie analisi in modo così grossolano, non dovrebbe anche lui lasciare il posto a qualcun altro?
Il Vaffa… dovrebbe essere d’obbligo anche per loro. D’altra parte se questa società è così un grosso contributo l’hanno dato anche questi addetti stampa camuffatti da giornalisti. Ciao…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Un momento,…
Cosa dicono questi giornalisti dell’idea di Karzai? Magari la trovano tanto pericolosa, insensata, eccetera, quanto l’avevano trovata quando era venuta dalla bocca di D’Alema. Ed in questo caso difendono la loro coerenza (e dopotutto si puo’ anche cambiare idea genuinamente)e la loro visione dei nefasti sviluppi futuri di questa iniziativa politica.
Che poi abbiano ragione o torto probabilmente non si puo’ ancora dire: forse hanno sbagliato le loro analisi, o forse avete torto tu, D’Alema e Karzai.
A me sembra tutt’altro che scontato e sicuro che l’idea di Karzai vada nella direzione giusta: gli accordi possono essere una buona soluzione ad un conflitto solo con certi nemici; con altri, gli accordi non valgono la carta su cui sono scritti.
Con i talebani? Chissa’. Ma il fatto che Karzai adesso voglia “usare la carota” prova poco: in fondo, il mondo pullula di capi di Stato che fanno cazzate, e non ho motivo di credere che Karzai sia particolarmente immune.
Ciao
Mauro
Pietro Atzeni: Ciao Pietro, benvenuto. Quello dei commentatori politici totalmente svincolati dalla realtà è un problema grosso, e credo non sia solo italiano. Per esempio, negli Stati Uniti è stato inventato il Friedman, un’unità di misura che corrisponde a sei mesi di tempo, per prendere in giro il commentatore Thomas Friedman, che qualunque cosa succedesse diceva che non bisognava trarne acattivi auspici perché “nel giro di sei mesi le cose in Iraq cambieranno completamente”. 😀
Banderuola: No, non è questo il punto. I vari Allam, Ostellino eccetera sostenevano che la proposta era assurda e che faceva fare brutta figura all’Italia perché rompeva il fronte della lotta al terrorismo. Se, sei mesi dopo, Karzai (che, come sappiamo tutti, non fa nulla senza l’approvazione degli USA) abbia fatto questa offerta ai talebani significa che la proposta italiana poteva essere giusta o sbagliata, ma non era assurda e rientrava nella normalità delle proposte diplomatiche. Mi piacerebbe poter linkare qualcuno degli articoli di allora, ma l’archivio del Corriere non arriva così lontano. Comunque, sarò il primo a sorprendermi se sul Corriere apparirà qualche critica al cambio di strategia in Afghanistan.