Nel coro mediatico quasi unanime di disapprovazione per quanto è avvenuto a La Sapienza, mi sento tenuto a dire che ho approvato la protesta dei docenti e degli studenti, e sono contento che siano riusciti nel loro intento di impedire che il Papa tenesse un discorso in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico.
Sono disposto a concedere che non è mai bello impedire a qualcuno di parlare. Tuttavia la situazione va valutata nel suo contesto.
Cominciamo col dire che parlare di censura o di lesione della libertà di parola è abbastanza ridicolo
Il Papa possiede un proprio quotidiano e una propria radio (che trasmette su tutto il territorio nazionale con potenze fuorilegge), oltre che un esercito di seguaci pronti a diffondere il suo verbo fin nel più remoto dei paesini. Gode inoltre di una sovradimensionata attenzione da parte dei media italiani, senza eccezione. Quindi non penso sia stato leso il suo diritto di farci conoscere il suo pensiero.
Va detto, invece, che il Papa non è un intellettuale qualsiasi che va a confrontarsi in un dibattito alla pari. È in primo luogo un capo religioso, un capo di stato, e anche una figura che interviene pesantemente nella politica. In quanto tale, invitarlo ad aprire l’Anno Accademico non è un atto "neutro". Da questo punto di vista, contestarlo mi pare assolutamente legittimo.
L’argomento principale che viene usato per condannare la protesta contro il Papa è che in questo modo i laici si sarebbero sottratti al “confronto” e al “dialogo” e avrebbero dimostrato “chiusura”. Ebbene, questo mi sembra il punto fondamentale. Un dialogo si può avere quando i due interlocutori sono alla pari. Ma in Italia, da fin troppo tempo, assistiamo a un curioso “dialogo” tra laici e cattolici, in cui le posizioni dei laici sono sempre negoziabili e criticabili, e quelle cattoliche sono sempre principi irrinunciabili che non si possono mettere in discussione. In questi ultimi anni, tutti i tentativi di far passare alcuni fondamentali principi di laicità e di uguaglianza (nulla di rivoluzionario, ma semplici adeguamenti alla modernità già accettati quasi ovunque in Europa) sono stati ferocemente combattuti fino a farli scomparire dall’agenda politica. E questo non a causa della volontà della maggioranza degli elettori (il che sarebbe triste, ma giusto), bensì grazie a manovre politiche in cui il papato ha utilizzato senza scrupoli tutto il proprio potere religioso, economico, politico e mediatico, per ottenere risultati che vanno molto oltre l’effettiva consistenza numerica dei cattolici praticanti in Italia. Siamo arrivati al punto in cui le posizioni di chi vorrebbe una società autenticamente laica (che forse non saranno la maggioranza in Italia, ma sono comunque una parte importante della popolazione) sono di fatto prive di rappresentanza politica. In Italia non esistono più partiti laici di una qualche consistenza, ogni formazione politica ha in sé i suoi gendarmi cattolici pronti a mettersi di traverso se la volontà del Papa viene trasgredita. In queste condizioni non può esistere dialogo. Il Papa non voleva venire alla Sapienza per confrontarsi, ma per mettere un altro mattone al suo progetto di società subordinata alla religione, peraltro apertamente espresso ogni volta che ne ha avuto l’occasione. Di fronte a un simile progetto non si dialoga, ci si oppone.
C’è chi ha detto che la protesta contro il Papa avrebbe creato uno “strappo” di cui ci pentiremo. Ma lo strappo era già nei fatti. I laici italiani sono stanchi di vedere posizioni che altrove sarebbero considerate normali trattate come “estremismi” e marginalizzate dalla politica. Sono stanchi di essere tenuti a rispettare chi calpesta ogni giorno le norme concordatarie e avalla pesanti forme di discriminazione (vogliamo ricordare le gazzarre fatte per impedire che la discriminazione verso gli omosessuali fosse reato?). E ritengo sia un bene che la loro esasperazione sia finalmente emersa e diventata visibile, nel silenzio e nell’imbarazzo di quei politici che avrebbero dovuto farsene carico.
Se il Papa tornerà a fare il suo mestiere, occupandosi di religione, nessuno lo contesterà più. Finché lui e la curia continueranno a intervenire pesantemente nella politica italiana, entrando direttamente in questioni legislative e financo amministrative, non vedo perché dovrebbe godere dell’immunità dalle contestazioni. E meno male che nel mondo accademico c’è stato chi ha sentito la necessità di segnare un limite a queste invasioni di campo, che altrimenti i politici avrebbero accettato senza batter ciglio.
La protesta di Roma è stata un segnale importante. I politici, specie quelli di sinistra, invece che dissociarsene e sminuirla dovrebbero cercare di coglierne il significato. Altrimenti non sarà l’ultima.
Ciao Marco,
Innanzitutto complimenti per il titolo!
Mi trovi pienamente d’accordo: sono contento che la protesta abbia avuto successo, perche’ giustificata nelle sue motivazioni.
Motivazioni rivolte non contro la Chiesa, o la religione cattolica, o la religione in genere, quanto contro questo Papa, che ha sostenuto le ragioni della Chiesa contro Galileo, stabilendo che “la Chiesa all’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta”, citando Feyerabend.
Mah! Cito a caso esempi in cui le conseguenze etiche e sociali della dottrina cattolica sono state e sono tuttora ben peggiori: Inquisizione, opposizione alla pianificazione familiare, opposizione all’uso di preservativi (che limiterebbe la diffusione di malattie), discriminazione degli omosessuali.
Non e’ dunque contro la Chiesa, rappresentata dal suo capo, che si e’ diretta la protesta, benche’ molti degli articoli e commenti nei giornali lascino intuire cio’: la protesta e’ stata, a parer mio, contro la pretesa della Chiesa di avere un primato sulla Scienza, tale da poterne definire le finalita’ (si veda a tal proposito il testo del discorso del Papa, pubblicato sul Corriere) e quindi giudicare i passi e i modi. In questi termini, lasciando il Papa fuori dalla porta, non si e’ certamente perso un “confronto”, tanto meno un “dialogo”.
Eppure, detto cio’,… sara’ mai possibile per la Chiesa avere un dialogo con la Scienza? Potranno questi due mondi, l’uno basato su fede, speranza e carita’, l’altro su prove, ricerca e progresso, trovare un terreno comune? Non lo so (da ateo, non sono nemmeno personalmente interessato a saperlo), ma l’evidenza “empirica” del passato e del presente suggerisce di no. Se cosi’ e’, allora si tengano questi due mondi ben separati: chi vuole seguire la Scienza, vada alla Sapienza; il Papa se ne stia in Piazza San Pietro, dove i fedeli che vogliono sentirlo lo potranno trovare.
Altre righe per ribadire con te, Marco, che la protesta contro il Papa non causa alcuno strappo: evidenzia soltanto il preesistente strappo causato dalla Chiesa e dalle sue ingerenze; lo strappo della Scienza ci sara’ quando Margherita Hack si presentera’ accanto al Papa per l’Angelus (e non per starsene zitta), come suggerito da un lettore di Repubblica.
Per finire, noto che tu lamenti l’invasione di campo di questo Papa (non che il precedente fosse meglio, secondo me) non solo nell’ambito del sapere, ma anche in quello del governare,… ehi, sei andato fuori tema!
Comunque sono d’accordo anche qui: se Scienza e Chiesa sono probabilmente separate, certamente lo sono Stato e Chiesa, quanto meno in Stati democratici, non teocratici. Il Parlamento non guida la preghiera: la Chiesa non legiferi.
Sono commossa. Dopo aver letto altri blog cominciavo a credermi un’aliena.
Hai interpretato il mio pensiero dalla prima all’ultima parola. Su nessuna “autorevole” testata ho avuto il piacere di leggere parole altrettanto logiche e coerenti.
Meriterebbe che tu spedissi questo post anche su Macchianera. Sarebbe divertente vedere cosa s’inventerebbero per contraddirti tutti quei pseudopolemisti per partito preso.
Ciao, Svalbard
Ciao Vana!
Ho gia’ commentato qualcosa sul tema nel blog di Soloist, la cosa che mi fa pensare di piu’ e’ il non avere dato spazio nei vari telegiornali al pensiero degli studenti protestanti, altroche’ par condicio!
Trascurando il pensiero dei giovani, del nostro futuro, ne vedremo delle belle…
Dani
ognuno a casa propria scrive quello che vuole ed è cosa buona e giusta che ciò avvenga.
L’importante è che certi ragionamenti non facciano acqua facendo il verso a chi scrive l’articolo principale (ottimamente scritto peraltro, al di là delle divergenze enormi tra le mie idee e quelle di chi scrive).
Un saluto
Ringrazio tutti per l’apprezzamento. Anche a questo serve un blog, a farti capire che ci sono molte persone che la pensano come te, quando sono gli altri media a essere totalmente sbilanciati.
Banderuola: Sono contento che il titolo ti piaccia, ma l’ho trovato bell’è pronto su uno striscione degli studenti della Sapienza.
Svalbard: Ti ringrazio, ma ho deciso che su Macchianera scriverò solo di argomenti di minore richiamo. Rispondere a tutti quei commenti è un lavoro, che mal si concilia con i miei impegni.
Dani: Penso che tu abbia centrato un punto importante, la reazione di molti parlamentari e giornalisti è stata anche una reazione da “vecchi”, da chi non ritiene immaginabile di veder turbati certi equilibri. Ed uno dei fatti più tristi di questa faccenda è stato vedere un po’ di giovani che hanno voluto protestare esposti a un linciaggio mediatico e politico senza controllo.
utente anonimo: Ricambio il saluto, se ti fossi firmato magari capiremmo meglio quali sono le divergenze di cui parli…
Rispondendo a Banderuola:
Benedetto XVI non ha mai detto che l’inquisizione a Galileo fosse stata giusta,ma riprendendo le parole di un filosofo tedesco ha solo riportato questo pensiero proprio per controbbatterlo…
L’allora cardinale non ha in nessun modo fatta propria la frase di Feyerabend (”La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione“), ma l’ha semplicemente citata in un discorso piu’ ampio sulla necessita’ di discutere seramente della scienza moderna.
Questo che segue è il commento del cardinale evidentemente in contrasto con la frase citata sopra:
“Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.”
Informati…o impara a leggere meglio.
Gabriele
Ciao Gabriele,
Rispondo al contenuto del tuo messaggio (ma non alla forma, che trovo sgarbata).
Tu dai alle parole di Ratzinger un significato diverso da quello che do io; non posso che essere parziale, ma credo che la mia interpretazione sia piu’ corretta della tua. Ad ognuno degli altri lettori l’ardua e personale sentenza.
Io non vedo un contrasto tra la frase di Feyerabend and il commento di Ratzinger, “sarebbe assurdo…”; fondamentalmente, non vedo nelle parole di Ratzinger una negazione delle affermazioni di Feyerabend.
Non se ne discosta (per avendone l’occasione!), e finisce semmai per ribadirne i fini: secondo la mia intepretazione, peraltro avallata dal contenuto del discorso che il Papa avrebbe tenuto alla Sapienza, il commento del Papa, allora cardinale, suggerisce il prevalere della Religione (“la ragionevolezza piu’ grande”) sulla Scienza.
E’ vero: secondo Ratzinger, la fede non deve rifiutare la razionalita’; deve pero’ iscriverla alla sua causa, guidarla,… il che implica darle una “raddrizzata” quando vuole andare per conto suo – piu’ o meno quanto si e’ fatto con Galileo.
In base a cio’, ribadisco e confermo quanto scritto nel mio primo intervento.
A Banderuola:
Sì, l’ultima frase era volutamente sgarbata e me ne scuso.
Per il resto posso capire il tuo punto di vista e la tua interpretazione però dovresti anche accettare interpretazioni diverse, perchè sono possibili, sempre in dipendenza dei finiche vogliamo raggiungere.
Per l’atavico discorso che non si può pretendere dalla Chiesa quello che la Chiesa, o il Papa, non può fare o dire, ecco che l’affermazione del Papa è assolutamente corretta da unpunto di vista cristiano. Ed è giusto che lui dica quello che dice. Certo, un laico non potrà mai appoggiare queste tesi ma da punto di vista cristiano sono assolutamente giuste e un Papa, o un cristiano che si ritenga tale, non può non condividere, se non chiamandosi fuori dalla Fede Cristiana. Quanto all’interessante discorso di Benedetto XVI non letto alla Sapienza direi che è assolutamente perfetto da questo punto di vista. Quindi è comprensibile che tu lo contesti, è il tuo punto di vista, ed è comprensibile che lui affermi pensieri perfettamente coerenti con il suo credo. Non sta dando diktat a nessuno; sta parlando alle coscienze di coloro che la pensano come lui, ovviamente. Sarebbe assurdo che un Papa, uno fra i più colti dei i successori di Pietro, pensi di “ordinare” a gente non Credente un modus operandi cristiano. Come tutte le cose che dice il Papa si rivolge alle coscienze cristiane che, se si ritengono tali, devono tenere conto dei suoi “consigli”, “pareri”, “ammonimenti”, “cose”….:-)
Ciao
Gabriele