Pensavo: dev’essere successo qualcosa a Jim Jarmusch. Com’è possibile che per tutta la sua carriera lui abbia girato film che sembravano improvvisati sul momento insieme agli attori (e probabilmente lo erano), e poi di colpo, a partire da Dead Man, si sia messo a sfornare film che sembrano pensati in ogni minimo dettaglio, in cui ogni particolare sembra rimandare a un altro?
Poi però ho letto che Jarmusch ha dichiarato di aver scritto la sceneggiatura di Broken Flowers in dieci giorni. E allora? O mi sto immaginando tutto, oppure a forza di improvvisare quest’uomo ha imparato a scodellare film completi nel tempo in cui altri registi non girano neppure una scena.
Comunque sia, la storia di Broken Flowers è piuttosto semplice. Don Johnston (ogni riferimento a Don Giovanni è puramente trasparente) è un seduttore cinquantenne depresso. Piantato dall’ultima amante, riceve una lettera non firmata in cui una donna lo informa di avere avuto un figlio da lui diciannove anni prima. Roso dalla curiosità, Don si reca in visita alle cinque donne che, secondo i suoi calcoli, potrebbero essere le autrici della missiva, rintracciate con l’aiuto di un vicino col pallino delle investigazioni. La ricerca diventerà un viaggio dentro il suo passato, cercando di portare a galla ciò che avrebbe potuto essere e forse si è verificato, e lo lascerà più confuso che mai.
Broken Flowers va accuratamente evitato da chi non tollera i ritmi lenti o pretende che un film risponda a tutte le domande che suscita. Gli altri potranno godersi un’opera al tempo stesso amara e divertente, piena di sorprese e di umorismo bizzarro. Bill Murray è semplciemente strepitoso (c’è chi dice che è manierato, ma parlare di maniera perché il suo personaggio somiglia un po’ a quello di Lost in Translation mi pare fuori luogo), ma lo sono anche le cinque attrici che interpretano ruoli diversissimi da quelli abituali, spesso irriconoscibili senza trucco e glamour. Persino la colonna sonora (a base di jazz etiope di Mulatu Astatke) è insolita e notevole. Tutta la mia ammirazione va comunque a Jarmusch, che dopo Dead Man e Ghost Dog allinea un altro personaggio memorabile e un altro genere affrontato con successo (dopo il western e il film d’azione, la commedia sentimentale). Il tutto con uno stile personalissimo, fatto di lunghe inquadrature in cui l’attenzione dello spettatore può spaziare per cogliere dettagli essenziali (come gli oggetti rosa che costituiscono il nascosto filo conduttore di questo film). Un altro così e lo eleggo mio regista preferito.
P.S.: Per onestà intellettuale, devo informarvi che c’è chi non la pensa al mio stesso modo. Ecco un esempio.
P.P.S.:Mi rammarico inoltre di avere impiegato tanto tempo a commentare questo film che nel frattempo è uscito dalle sale. Faccio proposito di essere più sollecito.
P.P.P.S.: Sì, lo so, sto facendo solo recensioni molto positive… ma non è colpa mia se ho visto dei film che mi sono piaciuti. E poi, in generale, a me i film piacciono. Devono avere un difetto grave perché io scriva una recensione negativa.