TV: Boris 2

BiascicaLa serie televisiva Boris è riuscita in un impresa praticamente impossibile: farmi ricominciare a guardare regolarmente un programma TV. Odio dirlo, perché una frase del genere mi fa sentire veramente vecchio, ma credo che prima di Boris l’ultima cosa che mi ha tenuto legato a un appuntamento periodico col piccolo schermo è stata Twin Peaks! Ho scoperto Boris in ritardo, quando già la prima serie era stata trasmessa, ma ho subito rimediato è, una volta saputo che ne sarebbe stata fatta una seconda serie, l’ho seguita episodio dopo episodio.
Ora la domanda è: queste nuove 14 puntate sono riuscite a rimanere all’altezza della dirompente prima serie? Mentre le guardavo, ero convinto di sì, dato che mi divertivo esattamente come con il primo Boris. Arrivati al termine, però, sono costretto parzialmente a ricredermi. Il fatto è che, tirate le somme, la nuova serie sembra essere stata costruita con maggiore improvvisazione rispetto alla prima. Mentre l’episodio finale di Boris dava un senso di compiutezza, quello di Boris 2 sembra non riuscire a dare conto di tutte le aspettative create.
Un problema è che i nuovi personaggi rimangono irrisolti. Né Cristina, né Karin, per esempio, riescono ad avere lo spessore che aveva Corinna nella prima serie. E i personaggi interpretati da Corrado Guzzanti, per quanto bravissimo, sembrano provenire da un programma diverso ed essere lì di passaggio: troppa differenza di stile tra lui e tutto il resto. Insomma, se il primo Boris seguiva la parabola di Alessandro lo stagista, che progressivamente era costretto dalla realtà a mettere da parte il proprio idealismo e ad assomigliare sempre più ai beceri personaggi del mondo della fiction, Boris 2 segue troppi fili narrativi senza approfondirne davvero nessuno.
Cio non toglie che il programma sia stato comunque anni luce al di sopra di qualunque cosa sia stato prodotto quest’anno dalla televisione italiana. E quindi, di fronte alla prospettiva ormai data per certa di un Boris 3, dico: ben venga! Anche se si rischia di allungare il brodo all’inverosimile, sarà comunque uno die pochi programmi italiani guardabili in giro.

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Ancora sulla questione Luttazzi…

Voglio linkare (via Ubimario) lo splendido post di Leonardo sull’argomento. Sacrosante parole.

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Considerazioni sparse intorno al caso Luttazzi

Daniele Luttazzi

  • Una necessaria premessa: io considero Luttazzi un genio. A mio avviso, non esiste nessun altro che abbia portato nella satira italiana tanta innovazione, che si sia sobbarcato tanti rischi, e nemmeno che sia riuscito a essere nemmeno lontanamente divertente quanto lui quando centra il bersaglio. Coloro che lo criticano perché parla di cacca e pipì dimostrano di non avere neppure provato a capirlo. E chi lo accusa di aver copiato dagli americani crede di criticarlo e invece gli fa un complimento, perché lui è l’unico ad essere riuscito a trapiantare con successo nel nostro Paese un certo tipo di comicità. Poi, certo, non sempre è divertente, a volte è incomprensibile o inutilmente sforzato. Ma questo è inevitabile quando si fa comicità non banale. Per dire, anche Cochi e Renato ai loro tempi a volte potevano risultare impenetrabili. E’ il prezzo che si paga frequentando strade poco battute.
  • E aggiungo: tanto la sua satira è tesa a superare ogni limite, quanto le posizioni politiche che assume sono intelligenti ed equilibrate (si veda quando si è espresso sul caso Grillo).
  • Detto questo, devo dire che la prima puntata di Decameron, l’unica che per ora ho visto, non mi ha entusiasmato. In primo luogo, il tono era troppo incazzato. Ora, Luttazzi ha tutte le ragioni del mondo per essere incazzato con un mucchio di gente. Ma questo non toglie che un eccesso di rabbia nuoccia alla satira. Le persone incazzate che battono sullo stesso tasto diventano noiose anche quando hanno ragione. Poi ho trovato inefficaci, noiosi e retorici i siparietti con gli antichi greci che discutono. E infine, ho avuto la sensazione che, per evitare la possibile accusa di essersi ammorbidito per rientrare in televisione, cercasse senza costrutto un modo per apparire più scandaloso di quanto ci si potesse aspettare (ed è difficile, trattandosi di lui). Per esempio, le scenette col cadavere del padre non mi sono parse divertenti e nemmeno scandalose, solo noiose.Sento dire che il programma è migliorato gradatamente, e penso che guarderò qualche altra puntata per verificare.
  • La battuta su Giuliano Ferrara, presa nel suo contesto, aveva perfettamente senso. Non era certamente una delle battute migliori di Luttazzi, ma non si può dire che fosse gratuita. Lo ha ammesso perfino Ferrara.
  • La sospensione del programma da arte di LA7 è totalmente pretestuosa. La battuta sarà stata forte, ma non è nulla più di quanto Luttazzi abbia detto e fatto mille volte nei suoi spettacoli. È ridicolo pensare che non si aspettassero battute del genere quando gli hanno affidato uno spazio. L’unica è pensare che il programma abbia dato fastidio a qualcuno. Ed è probabile che questo qualcuno sia il Vaticano, o perlomeno la squadra di atei devoti che del Vaticano fa gli interessi.
  • Giuliano Ferrara è una delle persone che disistimo di più in assoluto. E insieme a lui il suo giornaletto finanziato con soldi pubblici grazie a un trucco palese, e scritto da gente per cui intelligenza significa assumere la posizione più stronza possibile nascondendosi dietro trucchi retorici per farla franca (qui un esempio tra tanti). Credo che il fatto che Ferrara sia tutt’oggi uno dei più influenti giornalisti italiani possa e debba fare scandalo, ed è proprio qui che andava a parare la battuta di Luttazzi.
  • Dei tre epurati dopo l’editto bulgaro, Luttazzi ha subito un esilio molto più lungo, non è mai rientrato in RAI, e ora non riesce a rimanere nemmeno a La7. Il perché è evidente. Enzo Biagi era un giornalista sicuramente rispettabile, ma che aveva fatto il suo tempo già da decenni. Santoro era ed è un giornalista-politico, che può fare dentro e fuori dal Parlamento e dalla redazione come meglio crede. Le posizioni di ambedue erano prevedibili come il sorgere del sole. Luttazzi invece era l’unico cane sciolto, l’unico che desse fastidio anche a sinistra, l’unico che non fosse chiaramente ascrivibile in uno schieramento politico, pur avendo opinioni politiche nettissime. E infatti quasi nessuno, tra politici e giornalisti, si è speso perché potesse tornare in televisione.
  • In conclusione, trovo questa seconda epurazione di Luttazzi un fatto tristissimo. E ancora più triste il fatto che tra tanti commentatori, anche di sinistra, da Vittorio Zucconi ad Aldo Grasso a Michele Serra a Luca Sofri, nessuno abbia trovato delle ragioni per difenderlo. È qualcosa che rimpiangeremo.
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