Per la cronaca: anche i Roxy Music riuniti erano una bufala.
Mi seppellisco per la vergogna, e prometto che non ci crederò più, nemmeno se Peter Gabriel e Phil Collins in persona venissero a suonare "The Return of the Giant Hogweed" sul mio pianerottolo.
Mi scuso per il lungo silenzio, sono stato all’Italcon, la convention di fantascienza. Magari vi racconterò qualcosa in dettaglio più avanti. Intanto devo rimettermi sotto con le recensioni di film… a presto!
Mese: Marzo 2006
A quelli che mi dicono che certe cose non possono succedere…
…ribatto: Brian Eno è ritornato con i Roxy Music. Dopo 33 anni.
Una notizia falsa è meglio di una vera…
…perché permette di fare due edizioni straordinarie: una per la notizia, e l’altra per la smentita.
Questa celebre massima del giornalismo può sembrare la quintessenza del cinismo, ma in realtà è estramamente naif rispetto alla realtà. E la realtà è che una notizia falsa è meglio di una vera ogniqualvolta suona più interessante, punto e basta. Il piccolo caso dei Genesis ne è l’ennesima dimostrazione. La notizia della reunion è uscita sui tabloid inglesi, ma non aveva alcuna conferma ufficiale. Si poteva aspettare qualcosa di più solido prima di pubblicarla, invece le è stato dato largo spazio da telegiornali e quotidiani nazionali. Quel che è peggio, quando la notizia si è rivelata per quel che era, una bufala, non è stata sprecata nemmeno una riga per farlo sapere ai lettori. La smentita sarebbe stata sgradita e noiosa, e avrebbe fatto fare brutta figura il giornale, quindi non si pubblica. L’assunto di base è che il lettore abbia l’arco di attenzione di un moscerino. L’importante è fornirgli qualcosa cui si interessi per il breve attimo in cui prende in mano il giornale, non fornirgli un’informazione che abbia senso nel tempo.
Una volta ho provato a protestare contro questo stato di cose e ne sono stato duramente punito. Era il 1993, e negli Stati Uniti la setta dei Davidiani si era asserragliata in un fortino a Waco, rifiutandosi di consegnare all’esercito le armi che aveva illegalmente accumulato in funzione di qualche paranoica teoria della cospirazione. L’assedio al fortino andò avanti per qualche settimana, con intere pagine dei giornali a descriverne ogni dettaglio. Ma non succedeva nulla: i Davidiani sempre dentro, polizia ed esercito sempre fuori. Lo spazio dedicato alla vicenda dai giornali diminuì bruscamente fino a ridursi a zero. Del caso che fino a pochi giorni prima aveva appassionato il mondo intero non si parlava più, neppure una riga a rassicurarci del fatto che asedianti e assediati fossero ancora lì in qualche punto del Texas. Come se un Ministero della Verità avesse deciso di cancellare la vicenda e fingere che non fosse mai avvenuta.
La cosa mi diede così fastidio che scrissi al Garante del Lettore di Repubblica, protestando per come il caso era stato abbandonato. Il Garante (che allora, se non erro, era Gianni Corbi) mi rispose gentilmente, ma le cose cambiarono ben prima che la mia lettera gli arrivasse. Il giorno dopo che la spedii, l’esercito tentò di irrompere con la forza, e nell’incendio che ne seguì morirono settantasei persone. Una coincidenza, ma che mi spaventò. Fu un po’ come se il mondo, indispettito del fatto che ancora qualcuno si interessasse alla questione, obbligato a far rientrare la questione sulle pagine dei giornali, avesse deciso di farlo nel modo più drammatico e sgradevole possibile. Un monito contro la mia pretesa che ciò che leggiamo ogni giorno avesse un senso compiuto nel tempo.
Il medium è il selvaggio
In uno dei racconti di La chiave a stella, Primo Levi descrive un bizzarro processo all’interno di un paese arabo, in cui l’imputato è accusato di avere causato un danno economico alla parte lesa facendogli il malocchio. Il giudice gestisce il caso con grande equilibiro, e alla fine condanna l’imputato a un risarcimento che sembra perfettamente equo… se si crede che una cosa come il malocchio esista. Il protagonista Faussone guarda alla storia con tutta la sua superioritàdi tecnico orgoglioso della propria cultura scientifica, però poi non se la sente di giudicare: chissà come appariranno strane a loro certe usanze nostre…
Ecco, mi è tornato in mente quel racconto quando ho letto questa notizia. Viene il dubbio che trent’anni siano trascorsi in senso contrario. Se allora si poteva guardare alla superstizione come a un vestigio del passato in via di progressiva scomparsa, oggi accettiamo tranquillamente che in un’importante indagine di polizia si chieda l’assistenza degli spiriti dell’aldilà.
Quando leggo notizie di questo tipo, spero sempre che ci sia qualcosa sotto. Per esempio, c’è chi dice che la famosa seduta spiritica in cui numerosi notabili democristiani cercarono di scoprire dove fosse Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse fosse in realtà una messinscena per consentire a chi conosceva informazioni riservate di renderle note senza esporsi (e spero, oh come lo spero, che sia davvero così, perché odierei essere costretto a dare il mio voto per governare l’Italia a uno che, con tutta la sua scienza economica e politica, andava a interrogare l’oltretomba credendo veramente di poter parlare coi defunti!). E quindi spero che i poliziotti sappiano benissimo che la medium è una ciarlatana, ma magari sperino che lei si faccia tramite di informazioni ottenute tramite qualche contatto segreto. Sarà. Ma purtroppo ci credo poco.
Bentornato Petunias!
Se per caso qualcuno di voi si è chiesto come mai io abbia linkato due blog sui quali da mesi (da prima che io aprissi il mio) non appare nemmeno un post, le ragioni sono due:
- Sono i blog di due ottimi amici, entrambi reduci dalla gloriosa esperienza di Fabula (BBS, sito web, mailing-list).
- Per qualche strano scherzo del destino si sono tutti e due dovuti assentare dalla rete proprio quando mi decidevo a seguire le loro esortazioni e il loro esempio aprendo questo blog.
In ogni caso, posso annunciare che almeno uno di essi, e cioè The Petunias, ha riaperto, con alcuni bei post acidi e incazzati che sono quanto ci aspettiamo da lui. Un sentito bentornato!
La prossima volta resusciterà John Lennon…
"Certo che, se Peter Gabriel tornasse nei Genesis…". Credo di aver sentito questa frase una decina di volte al giorno per tutti gli anni del mio liceo. Allora Peter era appena uscito dal gruppo, e si poteva ancora sperare che (come fece Jack Frusciante molti anni dopo) un giorno rientrasse. Personalmente non ero tra coloro che ritenevano la dipartita di Peter un fatto irreparabile, mi piacevano molto anche tante cose fatte in seguito. Però era lui la mente geniale del gruppo,e la curiosità di vedere cosa sarebbe successo c’era tutta.
Da allora è passato un altro quarto di secolo, e i Genesis sono un gruppo defunto da quasi un decennio. Perciò leggere che tra pochi giorni Collins e Gabriel terranno una conferenza stampa per fare un grande annuncio è per me qualcosa di molto simile a un terremoto. Bisogna dire che, a guardare i siti giusti, si scopre che quella riportata da Repubblica è probabilmente una bufala: non esistono conferme ufficiali. Tuttavia, anche se martedì non ci sarà la suddetta conferenza stampa, io credo che la reunion ci sarà sul serio entro l’anno prossimo: gia un paio di mesi or sono ho letto l’ennesima smentita dell’ufficio stampa di Peter Gabriel, e mi sono stupito di notare come sembrasse terribilmente simile a una conferma. I Genesis rinascono, e probabilmente tutti e cinque di nuovo insieme.
So che gran parte della critica, quella che ritiene che il rock sia un modo di vita e che implichi una trasgressione continua, ritiene i Genesis una band di fighetti senza nessuna importanza. Per me ovviamente non è così. Grazie a loro ho imparato ad amare la musica, tutta quanta. Grazie a loro ho deciso di imparare a suonare le tastiere (cosa che non sono mai riuscito a fare, ma questo è un altro discorso). Non riesco nemmeno a giudicarli criticamente: ho ascoltato ogni singola nota prodotta da loro, inclusi anche i più oscuri e insignificanti album solisti, alla ricerca di un arpeggio, un accordo, un passaggio, un suono che mi desse ancora una volta la sensazione di ascoltare "loro", un gruppo con una personalità sfaccettata ma incredibilmente definita. L’idea che in un prossimo futuro potrebbe esserci della nuova musica col loro marchio suona quasi troppo bella per essere vera.
Dopo tutta questa nostalgia, ci vuole forse anche un pizzico di realismo. E allora diciamolo: persino io provo un filo di scetticismo nell’immaginare quanto buono potrebbe essere l’output della rinata band, sia in studio sia dal vivo. Peter Gabriel ha ancora delle buone idee musicali, anche se impiega un’eternità a realizzarle; ma nel suo ultimo tour era quasi completamente senza voce. Phil Collins è mezzo sordo, tanto che non riesce ad affrontare lunghi tour, non suona nulla di impegnativo da una vita, e i suoi ultimi dischi sono stati di una pochezza compositiva sconcertante. Quanto a Banks e Rutherford, durante l’ultimo tour dei Genesis era sconfortante vedere quanto poco si impegnavano (nonostante gli sforzi dello sfortunato e bistrattato Ray Wilson per infondere un po’ di vita nelle performance del gruppo). Per non parlare del fatto che non suonano dal vivo da quasi dieci anni. Alla fine l’unico del quintetto che mi sembra ancora vitale è Steve Hackett, che continua inosservato a sfornare album sempre gradevoli e mai banali, e che suona la chitarra probabilmente anche meglio che in passato. Insomma, c’è da chiedersi cosa verrà fuori, da questa riunione di attempati e ricchissimi signori inglesi che non suonano più insieme d 32 anni. Ma so già che comprerò il disco e il biglietto per il concerto. Come potrei fare altrimenti?
P.S.: Sbaglia di grosso il titolista di Repubblica a parlare di "pace". I Genesis sono probabilmente l’unico gruppo della storia del rock i cui membri non si sono mai fatti la guerra tra loro, e in cui gli avvicendamenti sono sempre avvenuti in pace e amicizia. Forse uno dei motivi per cui sono così odiati da molti giornalisti è che gli hanno dato davvero poco da scrivere…
AGGIORNAMENTO: Era una bufala, come avevo predetto. Ora vedremo se si realizzerà sul serio l’anno prossimo…
Dichiarazione di intenti
Dunque, direi che questo blog si può considerare lanciato. E aperto da un paio di mesi, sono riuscito a scrivere in media poco meno di un post ogni due giorni, che non mi pare male. I commenti fioccano, e abbiamo superato da tempo i mille accessi (che non è sicuramente una gran cifra, ma per lo meno mi rassicura sul fatto che non sono qui a parlare da solo). Mi pare quindi il caso di fissare alcuni principi generali sulla funzione di questo blog e la sua gestione, tanto per dare un’"identità" a quello che per il momento è solo un coacervo di post di argomento disparato, con una leggere prevalenza per le recensioni cinematografiche.
Eccoli qui:
- La funzione di questo blog è quella di aiutarmi a "fissare" tutto quello che mi passa per la testa e che, senza l’occasione di scriverlo, andrebbe perduto. Scrivere per un pubblico, per quanto ridotto, aiuta a essere maggiormente critici verso se stessi, a dare una forma compiuta alle idee e a distinguere tra ciò che si "sente" a livello emotivo e ciò che invece è sostenibile in una discussione. L’auspicio è, ovviamente, che il risultato risulti interessante anche per qualcun altro.
- Per quanto detto al punto precedente, non ho voluto fare un blog tematico. Questa pagina serve innanzitutto a me per fissare le idee, e solo secondariamente è un blog, per così dire, "di servizio". Peraltro mi piacerebbe fare in modo che fosse possibile per l’utente effettuare una preselezione dei post per argomenti, in modo da leggere, per esempio, tutte le recensioni cinematografiche o tutti i post politici, lasciando perdere il resto. Ho già idea di come fare tecnicamente, ma la realizzazione pratica è rimandata alla versione 2.0 del blog, che, conoscendo i miei tempi, non arriverà prima dell’estate.
- Qui nessun argomento è precluso, ma si parlerà soprattutto di cinema, musica, libri, giochi. Il "peso" relativo dei vari argomenti varierà a seconda delle mie disponibilità del momento. Cercherò di evitare di parlare troppo spesso di politica, e soprattutto cercherò di evitare di fare il commentatore della notizia politica del giorno, e di parlare solo di argomenti molto specifici e magari trascurati. In via sperimentale, potrebbe apparire nel prossimo futuro qualche post sulla tecnologia informatica, ma non so se diventeranno una caratteristica permanente, visto che già me ne occupo per lavoro.
- Mi riservo il diritto di modificare i miei post, anche a giorni di distanza, ogni volta che ci troverò un errore o una frase che non mi piace. Non per fare il Grande Fratello di me stesso, ma perché,se l’informatica ci permette di correggere gli errori, non vedo perché non sfruttarla.
- Mi riservo inoltre la possibilità di cancellare i commenti ingiuriosi o fastidiosi (per inciso, non è ancora successo e spero che mai accada, ma non si sa mai). Non trovo nulla di "antidemocratico" in questo. Questo è il mio blog, in un certo senso è casa mia, quindi le regole le faccio io. Non credo di essere tenuto a ospitare chiunque. Fermo restando che il dissenso è benvenuto.
OK, spero di non avervi annoiato troppo. Sono benvenuti i commenti su difetti di questo blog e possibili migliorie.
Film: Wallace & Gromit in La maledizione del coniglio mannaro
Dopo tre splendidi cortometraggi, finalmente approdano al lungometraggio gli adorabili Wallace & Gromit, personaggi di plastilina animati dagli studi inglesi Aardman al ritmo di tre secondi di film al giorno (ci sono voluti cinque anni per finirlo!). In questo episodio lo strampalato inventore Wallace ha organizzato un servizio per proteggere dal flagello dei conigli gli orti dei suoi compaesani, che vivono tutti in funzione di un concorso per verdure giganti organizzato da Lady Campanula Tottington. Ovviamente Wallace si caccerà nei guai, questa volta a causa di un coniglio mannaro che semina il terrore nei campi, e toccherà ancora una volta al suo fidato e intelligentissimo assistente, il cane Gromit, cavarlo di impaccio.
Il film è delizioso e mantiene inalterati i pregi degli episodi precedenti: personaggi di plastilina che sembrano vivi per l’espressività della mimica e la precisione dei tic, umorismo inglese spesso molto sottile, fatto di piccoli dettagli, il tutto all’interno di una trama strampalata ma coerente che cita atmosfere e inquadrature di tanti classici del cinema senza che mai il gioco diventi fine a se stesso. Il successo incontrato dalla Aardman con Galline in fuga ha portato in dote una maggiore ricchezza produttiva, che si può notare, per esempio, dalla colonna sonora di Hans Zimmer, che non ha nulla da invidiare a quella di un vero film d’azione. C’è anche qualche gag un po’ più "adulta" (irresistibile il coniglio mannaro che palpa il sedere a Gromit travestito da coniglia mannara). Forse la lunga durata fa risaltare quello che è un pregio ma anche un limite dei personaggi creati da Nick Park: il loro essere così totalmente inglesi, legati a una società di piccoli villaggi che non esiste più e che, più che essere satireggiata, viene trattata con una bonomia un po’ nostalgica. Ma perché cercare il pelo nell’uovo? Più di tanti altri film questo è autentico cinema, in cui ogni inquadratura è pensata, ogni singolo dettaglio è un parto diretto della fantasia dell’autore, e i personaggi che "parlano" di più sono quelli muti. Guardatelo (ma anche i cortometraggi!).
Il Galli ha fatto la frittata
Sfogliando il Corriere della Sera, uno dei piaceri associati alla lettura è la simpatica rivalità tra Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco. Chi dei due riuscirà a scrivere la maggior quantità di boiate reazionarie, di paradossi logici, di pure e semplici stronzate, all’interno dello stesso articolo di fondo? (L’ottimo Magdi Allam non è in competizione: pur essendo il tasso di idiozie per articolo forse anche superiore a quello degli altri due, esso si esplica in pratica su un solo argomento, a fronte dell’assoluta enciclopedicità dello stupidario dei nostri eroi.)
Fino a qualche giorno fa credevo di poter assegnare la palma a Panebianco, il quale, in un suo articolo sui grandi successi della politica estera di Bush, citava l’elezione di Ahmadinejad alla presidenza dell’Iran come una vittoria degli USA, perché avrebbe "svelato la vera natura del regime di Teheran". Grazie tante, Panebianco. Noi antiamericani, maligni come siamo, continuiamo a sperare che gli USA non abbiano altri "successi" come questi, anche perché ci piacerebbe evitare la Terza Guerra Mondiale.
Tuttavia oggi Della Loggia, nel tentativo di annullare il distacco, ne ha fatta una che credo chiuda la partita. Il nostro ha scritto un articolo prendendo spunto dal parere favorevole di alcuni vescovi riguardo all’insegnamento del Corano nelle scuole. Sorvoliamo sul contenuto generale, che è di schietta impronta reazionaria-teocon, come in tutti coloro che in Italia si definiscono "liberali", non conoscendo evidentemente il significato della parola. Quello che ci interessa è la frase seguente: "Davvero è a causa della nota chiusura al dialogo delle chiese cristiane olandesi, e della conseguente soffocante cappa di conformismo religioso, che alcuni giovani islamici di quel Paese si sono sentiti in dovere di ammazzare Pim Fortuyn e Theo Van Gogh?".
Cosa c’è che non va? A parte ogni altra considerazione, un piccolo dettaglio: Pim Fortuyn non è stato ucciso da "giovani islamici". A sparargli fu un ecologista fanatico, bianco e olandese. Il quale, sì, citò come motivo dell’omicidio gli atteggiamenti antimusulmani di Fortuyn, ma non era musulmano e non fu certamente spinto da motivi religiosi.
Ora la domanda sarà retorica, ma va posta: come può uno che si permette di ignorare fatti così fondamentali, o di distorcere in questo modo la realtà, fate voi, essere l’editorialista di punta di uno dei principali quotidiani italiani?
After all, I'm forever in your debt…
Constato con piacere che, almeno a giudicare dai commenti, questo blog ha più frequentatrici che frequentatori. A tutte loro dedico il simbolico rametto di mimosa, che non costa nulla, lo so, in particolare questo che è virtuale, ma serve comunque a dirvi che vi adoro tutte quante, nell’insieme e, nella maggior parte dei casi, singolarmente.