…che l’Oscar è un premio che ha motivazioni in buona parte extraartistiche. E dunque lamentarsi per l’insensatezza dei premi è del tutto vano.
Tuttavia non si può non notare che Scorsese, dopo aver firmato fior di capolavori rimasti senza premio, viene premiato per uno dei suoi film meno riusciti. Un film che tra l’altro aveva il suo maggior punto debole nella sceneggiatura, che è stata premiata con un altro Oscar. Mah…
Soprattutto, dare solo il premio per il miglior sonoro a un capolavoro come Lettere da Iwo Jima è al di là di qualsiasi commento.
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L'ora di finirla
Poche cose mi irritano quanto le persone che spendono cifre enormi per acquistare orologi con raffinatissimi meccanismi. Potrei ancora capire se si trattasse di orologi d’epoca. Ma no, sono meccanismi costruiti oggi in laboratorio, il cui costo esorbitante è giustificato dal fatto di ricavare meccanicamente la stessa precisione oggi ottenibile con un chip elettronico da poche decine di euro. E’ qualcosa di veramente insensato: come stipendiare una persona perché ti porti tutti i giorni un blocco di ghiaccio proveniente dalle Alpi e usarlo per conservare i cibi al posto di un frigorifero. Una spesa totalmente inutile, che non porta alcun vantaggio pratico. E nemmeno estetico, dato che il meccanismo di un orologio di solito non si vede. E, anche se si vedesse, sarebbe indistinguibile da uno molto meno preciso.
Perciò, quando ho saputo che oggi Bobo Vieri si è fatto portare via un orologio che costa poco meno di quanto guadagno in un anno, la mia reazione è stata, inevitabilmente: ben gli sta!
Pronounced Leh-Nerd Skin-Nerd
In Italia, non so bene per quale motivo, talvolta diventano di uso comune delle pronunce del tutto fantasiose dei nomi propri inglesi e americane. Dico fantasiose perché non si tratta delle storpiature che potrebbe fare chi non conosce le regole della lingua inglese, ma di invenzioni del tutto immotivate, che non si capisce bene da dove siano saltate fuori, e che pure tutti usano. Per esempio, lo scrittore H. P. Lovecraft viene chiamato da numerosissime persone, inclusi insigni studiosi dell’argomento, Lovercraft.
Da dove sia saltata fuori quella “r” è un mistero assoluto. Il nome è composto da due parole inglesi di uso comune, “love” e “craft”, affiancate, quindi non ci dovrebbero essere dubbi sul modo di pronunciarlo. Eppure…
Un caso molto simile è quello di Skype. Che in Italia il 90% delle persone pronuncia “skaipi”, aggiungendo una “i” in fondo. Non è chiaro quale ragionamento stia dietro a questa storpiatura, anche se un sospetto ce l’ho: forse si fa l’analogia con un altro marchio celebre, Nike. Che in effetti si pronuncia “naiki”, invece che “naik”, come sarebbe naturale. Ma quello è un caso particolare, perché è una parola greca riportata in inglese. Per Skype, la cosa più logica sarebbe pronunciarlo come le parole inglesi che terminano allo stesso modo, come “type” e “hype”. Oppure, se si hanno ancora dei dubbi, andare a guardare le FAQ del sito ufficiale di Skype, dalle quali risulta senza ombra di dubbio che la pronuncia ufficiale è “skaip”. Tenetelo a mente.
Un paese moderno
In questo momento mi trovo nella hall dell’hotel Crowne Plaza di Malpensa, dove devo pernottare perché domani mattina prima dell’alba devo fare il check-in in aeroporto per un viaggio di lavoro. L’hotel è stato costruito pochi mesi fa e, nella pubblicità, si vanta di essere un luogo supermoderno per businessmen e congressmen. Però quando gli ho chiesto se era possibile avere un computer con Office e una porta USB, mi hanno guardato come se gli avessi chiesto se per colazione potevano servirmi delle lingue di iguana, però cucinate alla maniera vietnamita, mi raccomando. Meno male che poi il computer c’era. Aggiungo che per telefonare bisogna uscire in cortile, perché all’interno dell’edificio non c’è campo alcuno. E non c’è nemmeno un bancomat.
Sul computer ho fatto una scoperta interessante. Nella cronologia, il primo della lettera "a" è www.accompagnatricionline.com, il primo della "b" è www.bacididonna.com, il primo della "c" è www.cercoamicivip.com, e così via.
Un vero specchio del paese.
Domande all'ATM
Nello scorso aprile mi sono abbonato per la prima volta all’ATM (Azienda Tranviaria Milanese). Mi hanno dato da compilare un vasto modulo, di quelli in cui ogni singola lettera va scritta in una casellina rossa, per facilitare la lettura da parte di un programma OCR. Quando sono arrivato al termine dell’interminabile coda, l’impiegato ha preso il modulo e ne ha ricopiato pari pari il contenuto digitando sulla tastiera del suo computer. Domanda: e allora il modulo a cosa serviva? Perché avete approntato un modulo leggibile da computer se nemmeno in un ufficio centralissimo di Milano avete gli apparecchi per leggerlo?
Mi è stata richiesta anche una foto tessera, e mi è stato detto che in futuro mi sarebbe stata spedita una tessera elettronica che avrebbe sostituito quello cartacea testé consegnatami. Successivamente mi è stata inviata una lettera che mi esortava a sostituire la tessera entro aprile recandomi a uno sportello ATM. Contemporaneamente è iniziata una martellante campagna di annunci e manifesti per dirmi che dovevo far sostituire la tessera entro gennaio, e di non tenere conto delle lettere ricevute. Complimenti per la chiarezza della comunicazione aziendale. Domanda: visto che avevate già i miei dati e la mia foto, perché non mi avete spedito la tessera, invece che farmi perdere tempo mandandomi un’altra volta a intasare i vostri sportelli?
Mi reco allo sportello ATM. Altra coda interminabile. Mi viene richiesto di fornire un’altra foto tessera e di compilare un altro modulo con i miei dati personali. Domanda: io i miei dati ve li ho già comunicati, perché ve li devo dare un’altra volta? Per cosa li usate, per giocare a sudoku?
Alla fine, l’impiegata ricopia per la seconda volta il contenuto del modulo digitando sulla tastiera del computer (rassicurante vedere che le procedure non cambiano!) e mi consegna un foglietto di carta. Mi dice che la tessera posso venire a ritirarla con calma tra un paio di mesi, quando scadrà il mio abbonamento. Domanda: e allora perché diavolo mi avete fatto venire qui ADESSO, in mezzo alla folla di gente il cui abbonamento scade ora e che ritira la sua tessera subito?!? Obbligandomi pure ad ascoltare la reprimenda del funzionario che dice "se foste venuti prima, invece che al penultimo giorno, non ci sarebbe la coda"?! C’è qualche ragione, a parte il puro sadismo?
Progresso regressivo
Pare che si prepari un giro di vite nelle normative europee, e che tra qualche anno sarà obbligatorio circolare con automobili meno inquinanti.
Di per sé può sembrare un’ottima notizia, e forse lo è, come fa notare Soloist.
Però proviamo a vedere la cosa da un altro punto di vista. Che le auto fossero inquinanti lo si sapeva anche vent’anni fa. Si sarebbe potuto imporre già allora alle case automobilistiche di costruire macchine più ecologiche. Ma non lo si è fatto, perché sarebbe stato costoso, e avrebbe fatto perdere clienti all’industria. Si è preferito lasciare che si fabbricassero macchine inquinanti, e poi toglierle di mezzo dopo che sono state vendute.
Il risultato, a ben guardare, è che i costruttori ci guadagnano, visto che le nuove norme stimolano la domanda. I ricchi non sono toccati dal problema, visto che le macchine costose, anche se consumano oceani di benzina, sono in regola con le norme. Chi ci rimette sono solo i poveretti che possiedono un auto obsoleta (incluso il sottoscritto, per inciso!) e che sono costretti a sostituirla in anticipo oppure a sottostare a pesanti limiti alla circolazione. Una perfetta tassa a progressività inversa, in cui i costi del disinquinamento vengono sostenuti dalle fasce più deboli. Ho l’impressione è che la società di oggi funzioni così a ogni livello. I problemi vengono lasciati marcire, e quando scoppia l’emergenza a pagare è sempre chi sta in basso…