La pippa è manuale, il ditalino è digitale

CDDa un po’ di tempo a questa parte si parla di "musica digitale" come sinonima di audio e video scaricabili da Internet. La cosa è avallata addirittura dall’autorevole (?) FIMI, l’associazione dei discografici italiani, in un documento che è la traduzione di un’ancor più autorevole ricerca condotta dall’IFPI (l’analoga organizzazione a livello mondiale. In questi documenti si parla di "digitalizzare" i brani musicali nel senso di produrre file in formato compresso scaricabili via internet; si parla di album "solo digitali" intendendo disponibili unicamente sul web e non venduti nei negozi. E così via. Le riviste musicali si sono già adeguate, e utilizzano la stessa terminologia.
Ora, per favore, qualcuno vorrebbe spiegare a tutta questa gente che non c’è niente di più digitale di un banalissimo CD venduto nei negozi senza passare per Internet? Possibile che chi ha a che fare col marketing non sia capace di usare un termine con un minimo di proprietà? E possibile che poi tutti gli vadano dietro?

Share Button

E' la stampa, bruttezza

carta stracciaNei giorni scorsi ho votato per il rinnovo degli organi dell’Ordine dei Giornalisti. Devo dire che l’esperienza è stata da incubo. Mi aspettavo una cosa tranquilla, invece ho incontrato un atmosfera da repubblica delle banane.
Cominciamo col dire che ha votato meno di uno su venti tra gli aventi diritto, il che forse non è sorprendente ma è comunque desolante. Quando sono arrivato alla sede del seggio, per entrare sono dovuto passare tra due ali di propagandisti urlanti che cercavano di mettermi in mano il foglio con i nomi dei loro candidati. All’interno del seggio, poi, c’era il più celebre dei candidati in persona, che stringeva mani a più non posso e controllava che tutti i "suoi" fossero presenti. Alle 14, terminato l’orario di voto, le porte del seggio sono state chiuse, con gente arrivata all’ultimo minuto che strepitava e menava pugni contro le porte.
Che dire? Spesso mi irrito quando si prendono a bersaglio i giornalisti per partito preso, ma devo dire che l’immagine che danno di loro stessi, globalmente, non è migliore di quella del Paese, e forse è persino peggiore.

Share Button

Genova per noi

Genova - pestaggiGiuliano Amato sostiene che esiste ancora un’immotivata sfiducia verso la polizia da parte di alcune fasce sociali. Che tale sfiducia esista, è assolutamente vero. Che sia un fatto negativo, non ci piove. Che sia immotivata, beh, questo è un altro paio di maniche.
Io sono figlio di un ufficiale dei Carabinieri, abituato fin da bambino ad avere familiarità con le forze dell’ordine e a considerarle amiche: i miei baby-sitter erano carabinieri. Eppure, sinceramente, dopo Genova, non credo affatto che mi sentirei tranquillo se mi capitasse di dover affidare la mia incolumità fisica alla correttezza e democraticità delle nostre forze di polizia.
Nei giorni scorsi, come segnalato da Falena, è arrivata una prima condanna per i pestaggi di Genova. Si direbbe una notizia importante, eppure è stata del tutto ignorata o pubblicata con un rilievo minimo. Amato finge che la cosa non sia accaduta. Ciò non incoraggia a pensare che la situazione sia cambiata.

Share Button

I miracoli dell'outsourcing

Ghost writerAlcuni mesi fa mi è stato proposto di scrivere un manuale per una piccola casa editrice emergente.
Ho preparato un progetto, la persona con cui ero in contatto lo ha accolto con enorme entusiasmo e mi ha esortato a mettermi subito al lavoro. Ho preparato un capitolo, è piaciuto moltissimo. A quel punto ho detto: "discutiamo di contratto e soldi?". Se n’è discusso, mi è stato recapitato un contratto da firmare. L’ho firmato, l’ho rispedito attendendo che un rappresentante della casa editrice lo firmasse a sua volta.
A quel punto mi è stato detto: "sbrigati perché abbiamo deciso di pubblicarlo tra pochissimo tempo". Io sono rimasto basito, di date non si era mai parlato, ora pretendono che scriva un libro in un mese nei ritagli di tempo dal lavoro. Ho cancellato tutti gli impegni, lavorato tutte le sere e, in due week-end, sono riuscito a produrre quasi metà libro.
Senonché, invece del contratto firmato mi è arrivata una e-mail del mio contatto che diceva "mi spiace molto, ma è meglio che per il momento ti fermi, ci sono state delle novità, non so quando potrà essere pubblicato il libro". A poco a poco è venuto fuori come stavano le cose: la persona con cui parlavo era un consulente esterno, la casa editrice non aveva più finanziamenti, quindi ha smesso di pubblicare libri e di pagare i consulenti, lui se n’è andato ed io, che avevo contatti solo con lui e non avevo un contratto firmato, potevo scegliere se buttare nel cesso settimane di duro lavoro oppure proseguirlo e sperare che qualcun’altro, non si sa bene chi, lo pubblicasse.

Un paio di mesi fa ho proposto un articolo a un periodico di una Grande Casa Editrice. Sorprendentemente, me lo hanno accettato, e mi hanno dato specifiche ben precise secondo cui realizzarlo. L’ho scritto, impiegando un intero fine settimana del mio prezioso tempo. Ho ottenuto conferma dell’avvenuta ricezione.
Dopo un mese, ho scritto una mail per ottenere notizie. Nessuna risposta.
Dopo un altro mese, ho cominciato a telefonare. Mi dicevano di chiamare al pomeriggio per parlare col direttore, ma al pomeriggio nessuno rispondeva.
Oggi ho chiamato per l’ennesima volta, mi hanno detto che la rivista "non la fanno più lì", e di rivolgermi alla Grande Casa Editrice. Alla Grande Casa Editrice mi hanno risposto che non ne sanno nulla, che per loro la rivista esiste ancora allo stesso numero di telefono e indirizzo, ma mi richiameranno e mi faranno sapere. Intanto io ho scritto un articolo e non so a chi l’ho venduto, se sarà pubblicato, se la testata esiste ancora.

Cominciate a vedere un pattern? Io sì….

Share Button

Un'immagine vale più di 1000 stupri

stupro-AVisto che non ho tempo per scrivere di cose serie, per intrattenere i visitatori del blog ecco una nuova puntata di "le cose che mi danno fastidio", dedicata questa volta alle foto che su quotidiani e settimanali accompagnano gli articoli su stupri e maltrattamenti delle donne. Avete presente? Sono foto come quella che includo qui: una donna col viso nascosto, rannicchiata come per proteggersi, talvolta con gli abiti strappati.
Posso immaginare come sia nata l’esigenza di queste foto: non potendo pubblicare immagini della vittima, per ovvie ragioni, e non volendo rinunciare del tutto alla parte visiva,si ripiega sull’immagine di repertorio. Ciò non toglie che a me queste foto diano fastidio. Per cominciare, sono veramente stereotipate: vista una, le hai viste tutte. In secondo luogo, il contenuto informativo è vicino allo zero. Infine, mi danno una sensazione di artificioso e di morboso insieme, come se il giornale mi stesse gridando "INDIGNATI!" e pretendesse che mi indignassi a comando, e nel frattempo però stesse mi stesse suggerendo: "Guarda questa bella ragazza, io posso pubblicare solo un piccolo strappo sui vestiti, ma tu immagina cosa può esserle successo, immagina…".
Mi chiedo: ma queste foto si usano anche all’estero? E soprattutto: proprio non se ne può fare a meno? E danno fastidio anche voi, o sono io a vedere cose dove non ci sono?

Share Button

La multa che non risulta

CampanaNegli ultimi due anni credo di avere preso almeno una decina di multe per divieto di sosta dovuto al lavaggio strade. Qualunque milanese sa come ciò sia possibile: arrivi tardi, o hai fretta, lasci la macchina in un posto "pericoloso" dicendo "tanto domani la devo spostare", poi l’indomani cambi programma, non esci più, non ti ricordi nemmeno più dove hai parcheggiato, e il giorno dopo ancora ti ritrovi una bella multa. E nulla riesce a convincerti che questo del divieto di sosta a rotazione nelle strade sia, più che una necessità tecnica, un gran bel modo per spillare ai cittadini una quantità di soldi molto superiore a quella che sarebbero disposti a pagare con le tasse comunali.
Ma c’è una cosa che mi fa incazzare ancora di più. Quella che vedete nella foto è la campana della carta che c’è sotto casa mia, in un giorno tipico. E’ praticamente sempre così. Nel mio condominio non c’è posto per avere un bidone interno per la carta o per il vetro, quindi bisogna portare la carta da riciclo alla campana esterna. Che si riempie nel giro di una giornata, e viene svuotata solo una volta la settimana. E’ praticamente l’unica campana nel giro di chilometri: tutte le altre sono state eliminate perché la gente non le voleva sotto casa. Ora, pensate che l’AMSA abbia deciso di piazzare una seconda campana (ci starebbe benissimo) accanto alla prima? O di svuotarla più spesso? Ma quando mai! In compenso, ha studiato un’elegante soluzione per evitare l’antiestetico accumulo di cartaccia. L’ho scoperto a mie spese quando ho ricevuto una multa di 50 euro. Avevo portato giù una gran quantità di carta e, trovando la campana strabordante e non volendo riportarmela a casa, l’ho lasciata lì accanto. I solerti ispettori dell’AMSA l’hanno ispezionata, hanno trovato il mio nome su qualche busta, e mi hanno multato per aver abbandonato rifiuti dove non dovevo.
Ora qualcuno mi dirà: le regole sono queste potranno non piacerti, ma le devi rispettare. Ebbene, ora vi dico una terza cosa. Sotto casa mia c’è anche un mobilificio (si chiama Sedie Calamita, tanto per non fare nomi). Tutte le mattine, il personale del suddetto mobilificio piazza due camion in doppia fila per caricare e scaricare la merce, e li lascia lì per ore. Prima conseguenza: se hai avuto la cattiva idea di parcheggiare lì, devi entrare nel negozio, reperire il guidatore del camion e aspettare che, con tutta calma, lo sposti e ti lasci uscire. Seconda conseguenza: per uscire dalla via occorre invadere la corsia in senso contrario in prossimità di un incrocio, cosa potenzialmente foriera di incidenti stradali.
Ora io mi chiedo: qualcuno ha mai multato questa gente che ogni giorno occupa il suolo pubblico senza aver pagato alcuna tassa? Io non credo proprio, visto che proseguono imperterriti ogni mattina nella loro routine. E allora mi viene il sospetto che le multe a Milano non vengano date proprio a tutti coloro che se le meritano. Ma ho trovato la soluzione: ho deciso di issare sul balcone una bandiera della Cina Popolare. Forse alla prossima multa che prendo riuscirò a far intercedere per me il console cinese.

Share Button

Tagged è pessimo

TaggedQualche giorno fa ho ricevuto da un notissimo blogger l’e-mail che vedete in figura. Non avevo mai sentito parlare delsito Tagged, ma proprio per questo mi sono detto: "Evviva, sono stato invitato in qualche esclusivo circolo di blogger! E’ la via per la celebrità."
Passato il primo momento, però, ho trovato sospetto che il blogger in questione, pur avendomi scritto il giorno prima, non mi avesse accennato della cosa. E ho preferito aspettare prima di fare clic.
Ho fatto bene. Il giorno dopo lo stesso blogger spiegava come l’e-mail fosse stata generata in modo truffaldino. Pare che questo blog vi chieda la password del vostro account di Google Mail e, se gliela date, ne approfitti per spammare tutte le persone sul vostro indirizzario senza chiedervi il permesso.
Tutto questo per dirvi:

  1. Non cliccate sulle e-mail ricevute da Tagged
  2. Non usatelo, perché un servizio che si fa pubblicità così non vi merita.
Share Button

BAGNASCO VERGOGNA!

BAGNASCO VERGOGNA!Questa è la scritta apparsa sul portone della cattedrale di Genova. Ed è una scritta sacrosanta. Perché il presidente della CEI,dopo le sue dichiarazioni che paragonano gli omosessuali conviventi ai pedofili, poi smentite senza smentirle, dovrebbe vergognarsi, punto. "Vergogna!" è quello che avrebbe dovuto rispondergli qualunque politico o giornalista degno di questo nome. Invece silenzio, prudenza, comprensione, anche da parte di coloro da cui sarebbe più che lecito aspettarsi una reazione. E allora ben venga la scritta.
La cosa più allucinante però è stata la reazione. Allarme poliziesco, come se dire a qualcuno di vergognarsi implicasse minacce di violenza. E quasi universale deplorazione, come se criticare un prete fosse delitto di lesa maestà. Io dico: i preti imparino a rispettare la gente, se vogliono essere rispettati. Per quanto mi riguarda, dire "Bagnasco vergogna!" è il minimo. Anzi, bisognerebbe farci un banner.

Share Button

Terrorismo, giustizialismo e cattivo giornalismo

Cesare BattistiOggi è stato arrestato lo scrittore ed ex-terrorista Cesare Battisti. Se non vi ricordate chi è, leggendo sia il Corriere, sia la Repubblica, troverete scritto che "è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise e d’appello di Milano per aver personalmente ucciso il gioielliere Torreggiani, ferito suo figlio oggi paraplegico, per l’omicidio di un maresciallo degli agenti di custodia, Santoro, e di un agente della Digos, Campagna".
Fa specie innanzitutto notare che il testo è quasi identico su ambedue i quotidiani on-line, i quali si rifanno probabilmente alla stessa fonte, probabilmente un comunicato ANSA. Ma il punto è un altro, e cioè che alcune di queste affermazioni NON SONO VERE. Come si può verificare facilmente anche in rete, per esempio consultando Wikipedia, Battisti non fu condannato per aver personalmente ucciso Torreggiani, ma solo per essere l’ideatore dell’omicidio, che fu eseguito materialmente da altri. Quanto al figlio, fu addirittura vittima dei proiettili sparati dallo stesso Torreggiani.
Dettagli, dirà qualcuno, Battisti è stato conndannato per tanti reati, che differenza fa uno in più o uno in meno? Ma non è così. Battisti non ha mai negato di essere stato membro dei Proletari Armati per il Comunismo, né se n’è mai dissociato. Ha però sostenuto che gli sono stati attribuiti reati commessi da altri, mentre veniva processato in contumacia, unicamente in base a testimonianze prive di sufficienti riscontri. All’epoca in cui fu concessa l’estradizione, ci furono roventi polemiche riguardo al fatto che le riscostruzioni pubblicate da alcuni quotidiani attribuivano a Battisti l’esecuzione materiale di delitti ben al di là delle risultanze processuali. Ed è sconfortante vedere come tali polemiche siano serviti a meno che niente, visto che i principali quotidiani italiani, quando si tratta di spiegare ai lettori chi sia Battisti, non trovano di meglio che riportare ambedue lo stesso testo scorretto e fazioso.
All’epoca dell’estradizione non firmai la petizione a favore di Battisti. Anche se è sicuramente vero che fu condannato in modo discutibile e poco ortodosso, si tratta comunque di un membro di un’organizzazione terroristica che ha commesso crimini particolarmente odiosi, da cui non si è mai dissociato, e che si è sottratto alla giustizia con un’evasione. Mi ripugnava, quindi, dargli una mano. Tuttavia ora mi pento di non averlo fatto. Se questo è un esempio della superficialità con cui è stato giudicato colpevole, allora davvero nulla di buono potrà venire dal suo forzato rientro in Italia.

Renato CurcioColgo l’occasione per occuparmi di un altro evento riguardante il tema degli ex-terroristi. Ieri Renato Curcio, fondatore delle Brigate Rosse, mentre stava presentando un suo libro intitolato Il carcere speciale a Napoli nel corso di una fiera, è stato contestato da alcuni esponenti locali di AN che volevano impedirgli di parlare e invocavano per lui il carcere a vita.
Sinceramente mi pare che l’episodio non abbia giustificazioni. Ho avuto occasione di leggere il primo libro di Curcio, L’Azienda Totale, e si tratta di uno studio serio, che non ha nulla a che vedere con il terrorismo. Curcio ha scontato fino in fondo la sua pena, una ventina d’anni di carcere, che non sono pochi. E’ vero, non si è dissociato dal terrorismo, ma questi sono affari suoi. L’autocritica obbligata è propria del maoismo, non di una democrazia. Una persona che ha pagato il suo debito con la società dovrebbe essere considerata riabilitata e libera di fare ciò che più le piace, incluso esprimere la propria opinione e scrivere libri. Certo, ci sono considerazioni di opportunità e di rispetto per le vittime, ma non è questo il caso di Curcio, che non va in televisione a raccontare come ha ammazzato qualcuno, e non va esaltando la propria esperienza di terrorista. Si occupa d’altro, scrivendo libri. Penso che ne abbia il diritto, e che tentare di impedirlgielo sia un gestom né più né meno, fascista.

Share Button

Oggi esce Borat

Ed io, dopo averne sentito parlare per un anno, avere visto il suo faccione e mutandone su ogni tipo di stampa ininterrottamente, essermi sentito raccontare per via diretta o indiretta ogni singola battuta del suo film, non ho più, assolutamente, la minima voglia di andarlo a vedere.

Share Button