Attenzione, pericolo!

PericoloL’affluenza al referendum è più elevata del previsto. Vorrei poter dire che è una buona cosa. Purtroppo l’alta affluenza è concentrata soprattutto nelle regioni più belusconiane. C’è il fondato timore che si tratti di voti per il sì. Gente che non ha capito a cosa andiamo incontro se questa riforma della Costituzione dovesse passare, e che crede ci sia solo in ballo la riduzione del numero dei parlamentari, o un voto pro o contro il governo. La veritàè che, se la riforma andrà in porto, saremo al disastro. Avremo un Parlamento paralizzato in rissa permanente. Un Presidente del Consiglio che può fregarsene del Parlamento, che potrà mandare a casa quando gli pare. Un Presidente della Repubblica che conterà come il due di picche. E un aumento colossale della spesa corrente per alimentare nuove burocrazie regionali. Insomma, se passa è la fine, non avremo altre possibilità. Perciò, se per qualsiasi motivo non avete votato, pensateci bene!!! Siete ancora in tempo fino ad oggi alle 15.

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NO!

NO!Mi ero ripromesso di fare un lungo post per elencare i numerosi motivi per cui è importantissimo, direi essenziale, votare no alla riforma della Costituzione proposta dalla precedente maggioranza. Purtroppo non ho fatto in tempo. Mi chiedo anche se sarebbe utile: conoscendo i frequentatori di questo blog, sarebbe un po’ come predicare ai convertiti. Magari rimedierà comunque stasera. In ogni caso, cercate di ricordarvi di andare a votare no: il rischio che corriamo nel vedere approvato il pasticcio contraddittorio che ci spacciano come riforma è veramente troppo grande.

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Quello che passa il convento

Attendevo con ansia l’annuncio del governo Prodi per poter rimarcare le prime differenze positive rispetto al governo Berlusconi. Temo però che gran parte delle lodi che volevo fare si siano perse per strada. A guardare la composizione del governo, non c’è molto da gioire. Delle tante illustri personalità di cui si vociferava non ne è rimasta alcuna, a parte Padoa-Schioppa. Gli altri sono tutti funzionari di partito. I ministeri si sono moltiplicati per accontentare tutti. Nel complesso, si possono fare solo due lodi  a questo governo: che non è di destra (almeno quello!) e che non contiene personaggi impresentabili come Calderoli (d’accordo, c’è Mastella, però non è impresentabile come Calderoli!). Accontentiamoci, che mi sa che accontentarsi sarà quello che dovremo fare per tutta la legislatura.

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Abbiamo vintooo! :(((((

PirroMi piacerebbe essere contento, ma non lo sono.
Mi asterrò dall’ammorbare i visitatori di questo blog con considerazioni elettorali fuori tempo massimo. Una sola cosa va detta: il fatto che, dopo quello che abbiamo passato in questi cinque anni, ci sia ancora un quarto degli italiani che ritiene opportuno farsi rappresentare direttamente da Berlusconi, più un altro quarto che non vede comunque nulla di male nel farlo tornare al governo, è una sconfitta totale, non per chi ha votato a sinistra ma per tutto il Paese. E’ la misura di quanto siamo sideralmente indietro rispetto a una qualunque altra nazione d’Europa. E questo peserà sul nostro futuro, indipendentemente da quello che si riuscirà a fare con le alchimie parlamentari. C’è davvero poco da stare allegri, anche se dovremo provare a credere ugualmente che si possa cambiare. Altrimenti che ci resta?

Mi scuso se ultimamente ho trascurato il blog. Ho un sacco di materiale "semilavorato" che non sono riuscito a pubblicare, cercherò di farvelo avere quanto prima, sperando che non sia invecchiato troppo.

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Il Galli ha fatto la frittata

Ernesto Galli della LoggiaSfogliando il Corriere della Sera, uno dei piaceri associati alla lettura è la simpatica rivalità tra Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco. Chi dei due riuscirà a scrivere la maggior quantità di boiate reazionarie, di paradossi logici, di pure e semplici stronzate, all’interno dello stesso articolo di fondo? (L’ottimo Magdi Allam non è in competizione: pur essendo il tasso di idiozie per articolo forse anche superiore a quello degli altri due, esso si esplica in pratica su un solo argomento, a fronte dell’assoluta enciclopedicità dello stupidario dei nostri eroi.)
Fino a qualche giorno fa credevo di poter assegnare la palma a Panebianco, il quale, in un suo articolo sui grandi successi della politica estera di Bush, citava l’elezione di Ahmadinejad alla presidenza dell’Iran come una vittoria degli USA, perché avrebbe "svelato la vera natura del regime di Teheran". Grazie tante, Panebianco. Noi antiamericani, maligni come siamo, continuiamo a sperare che gli USA non abbiano altri "successi" come questi, anche perché ci piacerebbe evitare la Terza Guerra Mondiale.
Tuttavia oggi Della Loggia, nel tentativo di annullare il distacco, ne ha fatta una che credo chiuda la partita. Il nostro ha scritto un articolo prendendo spunto dal parere favorevole di alcuni vescovi riguardo all’insegnamento del Corano nelle scuole. Sorvoliamo sul contenuto generale, che è di schietta impronta reazionaria-teocon, come in tutti coloro che in Italia si definiscono "liberali", non conoscendo evidentemente il significato della parola. Quello che ci interessa è la frase seguente: "Davvero è a causa della nota chiusura al dialogo delle chiese cristiane olandesi, e della conseguente soffocante cappa di conformismo religioso, che alcuni giovani islamici di quel Paese si sono sentiti in dovere di ammazzare Pim Fortuyn e Theo Van Gogh?".
Cosa c’è che non va? A parte ogni altra considerazione, un piccolo dettaglio: Pim Fortuyn non è stato ucciso da "giovani islamici". A sparargli fu un ecologista fanatico, bianco e olandese. Il quale, sì, citò come motivo dell’omicidio gli atteggiamenti antimusulmani di Fortuyn, ma non era musulmano e non fu certamente spinto da motivi religiosi.
Ora la domanda sarà retorica, ma va posta: come può uno che si permette di ignorare fatti così fondamentali, o di distorcere in questo modo la realtà, fate voi, essere l’editorialista di punta di uno dei principali quotidiani italiani?

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Il commediografo Mr. Bean

Mr. BeanSulla prima pagina di Repubblica di oggi, al povero Salman Rushdie viene fatto dire di aver parlato con "il commediografo Rowan Atkinson". Ora suppongo che gran parte dei lettori di questo blog sappia già che Rowan Atkinson non è affatto un commediografo, bensì un comedian, un attore comico, noto soprattutto per il personaggio di Mr. Bean (non credo proprio sia un caso di omonimia; perlomeno, su Internet non si trova niente altro).
Si può scusare un errore del genere imputandolo alla fretta. Però: se scrivi che Rowan Atkinson è un commediografo, vuol dire che non hai la più pallida idea di chi sia. E se non hai la più pallida idea di chi sia, forse prima di tradurre "comedian " con "commediografo" potresti fare un clic su Google e ottenere informazioni a sazietà sul personaggio in meno di dieci secondi.
Perché più sono le informazioni a disposizione e peggio siamo informati?

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Totem e tabù

maomettoNei primi giorni ho provato la forte tentazione di esporre anch’io su questo blog le vignette incriminate. Lo hanno fatto in tanti, e posso capirne i motivi. Come si fa a non solidarizzare con dei giornalisti mincciati di morte solo perchè hanno pubblicato quel che ritenevano giusto? Come si fa a non sostenere una piccola pacifica nazione che vede le proprie ambasciate date alle fiamme per il solo fatto di avere libertà di stampa nei suoi confini?
Eppure.
Eppure, dopo averci pensato molto, ho deciso di non farlo. Perché, siamo d’accordo, le reazioni del mondo islamico a quelle vignette sono state esagerate, inaccettabili, barbariche, tutto quello che si vuole. E’ impensabile che di fronte a un foglio di giornale si reagisca con la violenza e con le armi. Ma resta il fatto che pubblicare quelle vignette è stato un errore. E, pur deplorando le violenze, non me la sento di contribuire a fare di quei giornalisti degli eroi.
Per i musulmani il non rappresentare il volto di Maometto è un tabù religioso. Che, come tutti i tabù religiosi, sembra stupido e infantile a chiunque non lo condivida. Ma ha la stessa valenza di qualsiasi altro. I giornalisti di Jyllands-Posten si sono scandalizzati perché non si trovava alcun disegnatore disposto a illustrare un libro su Maometto. E non hanno trovato di meglio da fare che violare loro stessi il tabù. Ma io mi chiedo, se un autore non riuscisse a trovare un illustratore per il suo libro sulla vita sessuale di Maria di Nazareth, si scandalizzerebbero? E correrebbero subito a pubblicare vignette con la Madonna con le gambe aperte per protestare? Ne dubito fortemente.
Personalmente non sono religioso. E mi infastisce qualunque tentativo di impormi delle regole per non ferire la sensibilità religiosa di qualcuno. Però so anche che la libertà di parola, per quanto sacra, ha anche dei sacrosanti limiti. Se dico il falso, e persino se dico il vero in modo gratuitamente insultante per qualcuno, finisco in galera per diffamazione. Ed è giusto, perché la libertà di parola è un valore, non è un’arma. Io sono dispostissimo a difendere la libertà di qualcuno di prendersela con Dio e con la religione, ma vorrei che avesse un motivo valido. I giornalisti di Jyllands-Posten hanno infranto un tabù solo per dimostrare che potevano farlo, e nelle loro motivazioni non vedo altro che il desiderio di dileggiare una fede solo perché non è la loro. E questo non è il tipo di libertà di parola che va difeso a oltranza.

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Salviamo la Costituzione

Chiedo scusa se vi tedio con un piccolo appello. Ci sono ancora dieci giorni di tempo per firmare a favore del referendum per approvare o respingere la riforma costituzionale recentemente approvata. Tale referendum si farà comunque, perché sono sufficienti a richiederlo le firme di un certo numero di parlamentari. Ritengo comunque importante che a questa richiesta dall’alto se ne unisca una dal basso; sia da un punto divista puramente simbolico, sia per tenere desta l’attenzione sulla questione. Si sta infatti cercando di far calare una cortina di disinteresse sulla questione, sperando che il pubblico se ne dimentichi. Per fortuna, questa volta le cose non possono finire come avvenne con il referendum sulla fecondazione assistita: per approvare o respingere non è necessario un quorum, ma solo la maggioranza dei votanti. Ci sono quindi fondate speranze di far sì che questa sciagurata riforma non vada in porto, se facciamo uno sforzo.
Perché cercare di affondarla? Mi riservo in un prossimo futuro di scrivere un post più dettagliato sull’argomento. Per intanto, è sufficiente dire che basta sfogliare il testo della riforma per capire che è un ignobile pasticcio, un coacervo di modifiche senza alcun disegno organico, che mira a distruggere quelli che sono stati per sessant’anni i pilastri del vivere civile in Italia per sostituirli con un nulla caotico. Non dobbiamo cullarci nella sicurezza che la riforma non entri in vigore. Un errore qui non è perdonabile, perché il risultato sarebbe catastrofico. Invito quindi chi non l’ha già fatto a firmare per il referendum. Trovate tutte le informazioni necessarie sulle firme e sulla riforma qui.

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Smoderato cantabile

Io non sono moderato: Dario Fo Sindaco di Milano
Ci ho pensato a lungo, ma alla fine ho deciso. Oggi, alle primarie per eleggere il candidato sindaco di Milano per la sinistra, voterò per Dario Fo.
In parte, lo ammetto, è una rivalsa perché avrei voluto vederlo candidato cinque anni fa. Lui si era proposto, le varie centrosinistre milanesi rifiutarono, alla fine si accordarono su un candidato sindaco che nessuno conosceva e che ovviamente permise la trionfale rielezione di Albertini. (Vi ricordate chi era? Scommetto di no. Io ho dovuto cercarlo dieci minuti su Google per trovarlo. Si chiama Sandro Antoniazzi.) Non so se allora Fo avrebbe vinto, sicuramente avrebbe ottenuto un risultato migliore.
Ora, per fortuna, possiamo dire la nostra. E io ho deciso di votare Fo per le seguenti ragioni:

  • Mi dà fastidio che il candidato delle sinistre a Milano debba essere sempre uno che non si sa bene da dove arriva. In quasi tutte le elezioni, salta fuori che gli elettori di sinistra devono votare strani personaggi che fino al giorno prima non sembravano affatto di sinistra, e che spesso smettono di esserlo il giorno dopo le elezioni (come quel Fumagalli che, sconfitto da Albertini, mollò tutto per tornare a fare l’imprenditore; o, peggio, quel Diego Masi che, capolista del centrosinistra alle regionali di dieci anni fa, dopo la sonora sconfitta si riciclò immediatamente come parlamentare del centrodestra). È quasi come se ci fosse una sorta di trattato di Jalta che impedisce che a Milano possa candidarsi qualcuno veramente di sinistra. Il discorso vale anche per Ferrante, che fino a ieri non era un politico e le cui posizioni sono piuttosto sbiadite. Fo avrà mille difetti, ma perlomeno si sa con certezza come la pensa.
  • Corollario del punto precedente. Non sono affatto convinto che per vincere le elezioni a Milano sia obbligatorio presentare un moderato. Questa regola è stata sempre seguita in Lombardia e, guarda caso, senza vincere mai. L’unica volta che si è presentato un candidato di sinistra, Penati, sorpresa, ha strappato al Polo la provincia di Milano. Io sono convinto che la gente che ha paura di un candidato di sinistra non voterà mai nemmeno per uno sbiadito candidato di pseudo-sinistra-moderata, e continuerà a votare a destra. Mentre un candidato con posizioni nette può recuperare molta gente che prima non votava e molti indecisi. Da questo punto di vista, lo slogan di Fo "Niente paura, non sono un moderato!" non può che piacermi.
  • Sono convinto che Ferrante, con la sua esperienza, sarebbe un bravo amministratore. Probabilmente migliore di Fo, dal punto di vista tecnico-organizzativo. Però mi chiedo: siamo sicuri che a una grande città come Milano serva un amministratore di condominio pantografato (come è stato Albertini in questi anni)? Io credo che organizzare i servizi e far quadrare i conti sia indispensabile, ma che a una città servano anche idee forti, principi su cui basare la convivenza. Fo che vuole espropriare le case sfitte da più di tre anni spaventa? A me sembra comunque meglio che ignorare totalmente il problema dell’invivibilità crescente di Milano.

La decisione è presa. Poi, andrà come andrà. Se le primarie le vincerà Ferrante, lo voterò disciplinatamente e senza rimorsi. Ma per il momento lasciatemi sognare qualcosa di un po’ meno grigio.

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Arridatece Luttazzi!

Michele SantoroNotizia di poco fa: il centrodestra ha fatto approvare un emendamento che impedirà a Michele Santoro di lavorare come giornalista politico alla RAI durante la campagna elettorale, vietando il video ai giornalisti che hanno ricoperto ruoli politici in epoca recente. Mi secca molto dirlo, ma in questo caso è difficile dar loro torto: non è opportuno che un parlamentare si dimetta e immediatamente vada alla televisione pubblica ad assumere un ruolo che richiede imparzialità.
L’atto con cui Berlusconi e i suoi servitori alla RAI hanno estromesso tre persone colpevoli di non adeguarsi ai suoi voleri resta vergognoso e indegno di un paese democratico. Bisogna dire però che Santoro ha fatto il possibile per mettere in difficoltà chi lo avesse viluto difendere, prima lanciandosi immediatamente nell’agone politico, e poi abbandonando il seggio dopo appena un anno: uno schiaffo ai suoi elettori che non si può scusare. Se ora è stato tagliato fuori dal video, deve dare la colpa anche a se stesso, e non solo a Berlusconi.
Intanto, non si può fare a meno di notare che molti si spendono per il ritorno di Santoro, alcuni per il ritorno di Enzo Biagi, ma praticamente nessuno per quello di Daniele Luttazzi, che non è un giornalista, ma che sicuramente è il più creativo, intelligente e indipendente dei tre. Ed è probabilmente per questo che nessuno sente la necessità di richiamarlo in RAI. A cominciare da quel Petruccioli che, come si può vedere in Viva Zapatero!, è un autentico e coraggioso difensore della libertà di espressione contro la censura.

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