Mia moglie voleva invitare a cena suo fratello per domani sera. Ma lui ha declinato l’invito: non poteva assolutamente rinunciare a guardare l’ennesima puntata di un’appassionante serie televisiva.
Le ho detto: "Hai fatto i conti senza Lost!"
Variabili Futuribili
Mia moglie voleva invitare a cena suo fratello per domani sera. Ma lui ha declinato l’invito: non poteva assolutamente rinunciare a guardare l’ennesima puntata di un’appassionante serie televisiva.
Le ho detto: "Hai fatto i conti senza Lost!"
Titolo e link: Help Desk
Autore: Christopher B. Wright
Lingua: Inglese
Tipologia: Satirico
Formato: Strip di lunghezza variabile (di solito 4 vignette allungate)
Colore o b/n: A colori
Cadenza: Irregolare
Continuità: storie singole o archi di storia di varia lunghezza, qualche evoluzione dei personaggi
Gergalità: abbondante gergo informatico
Elementi fantastici: Numerosi
Violenza: Inesistente
Autoreferenzialità: Nessuna
Archivio: L’intero corpo del fumetto è disponibile online
Giudizio: (7)
Alex lavora al servizio clienti della Ubersoft, una maligna software-house stranamente somigliante alla Microsoft. La Ubersoft produce un terrificante sistema operativo (Nifty Doorways, del quale è appena uscita la nuova edizione, Verandah), e il suo proprietario e amministratore delegato è in realtà un essere demoniaco proveniente da chissà quale dimensione, e che nessuno osa nominare (anche se, per ragioni di marketing, è noto al pubblico come “il signor Coniglietti, l’allegro e saltellante uomo dei computer). Il compito del servizio clienti di una simile ditta, ovviamente, non è quello di aiutare i clienti, bensì quello di impedirgli di risolvere i loro problemi, se possibile riuscendo loro a spillare dell’altro denaro. Del resto non è così dappertutto? Alla Ubersoft possiamo incontrare anche Binky, una graffetta insopportabilmente allegra e ciarliera, e numerosi altri personaggi.
Help Desk appartiene a una particolare e molto diffusa categoria di webcomic: quelli disegnati male. Le strip sono di solito prive di sfondi, e i personaggi sono sempre uguali e privi di espressione, copiaincollati da una vignetta all’altra. Del resto, l’autore è ben conscio di questa sua limitazione, tanto è vero che pubblica anche un fumetto parallelo, Old skool webcomic, i cui personaggi sono addirittura dei cerchi, distinguibili tra loro solo grazie a delle lettere indicatrici. Ogni tanto, ultimamente, ha provato a introdurre degli sfondi, ma non è che il risultato sia favoloso; in compenso ogni volta che ci prova si prende una settimana di pausa per disegnarli. Ma non importa, perché si tratta di un fumetto basato sull’umorismo verbale, e quello funziona benissimo. Help Desk è una satira puntuale del mondo dell’informatica. Così puntuale che a volte mi capita di apprendere la versione satirica ancora prima della notizia vera. Le battute sono taglienti, e alcune trovate davvero geniali. Chi ha spesso a che fare con i computer avrà la risata garantita.
Titolo e link: Net to Be
Autore: Roberto Grassilli
Lingua: Italiano
Tipologia: Satirico
Formato: Strip di tre o più vignette
Colore o b/n: Bianco e nero
Cadenza: Irregolare, sporadica
Continuità: Storie singole isolate si alternano con archi di storia, personaggi in evoluzione
Gergalità: Unanotevole quantità di gergo informatico
Elementi fantastici: Alcuni.
Violenza: Inesistente o quasi
Autoreferenzialità: Nessuna
Archivio: L’intero corpo del fumetto è disponibile online
Giudizio: (8)
Net to be (contrazione del titolo iniziale, To be or net to be) è un fumetto che satireggia il mondo dell’informatica italiana. I protagonisti sono gli impiegati della Immanet, nata come dinamica startup, poi rientrata nei ranghi e acquistata da meno fastidiosi proprietari, salvata grazie ai finanziamenti di un socio nella lontana Ismizia, sempre minacciata dal rapace concorrente Mediasect. Gli impiegati della Immanet sono troppo numerosi pe poterli nominare tutti, anche perché sono tutti ben caratterizzati. Citiamo Travone (l’impiegato che passa tutto il tempo in chat perché nessuno riesce a ricordarsi per quale compito è stato assunto), la stagista bionda (che è stagista da sempre e di cui nessuno si ricorda il nome), Zibusti (l’impiegato che nessuno ha visto e comunica solo tramite post-it, e che in seguito si scopre essere morto addirittura da prima dell’assunzione) e così via.
Net to be è un gran bel fumetto. Ha uno stile originale ed espressivo, una comicità surreale e innovativa, e soprattutto la capacità di satireggiare miti e tendenzze dell’informatica nostrana con la sagacia di chi la conosce dal di dentro. La precisione di dettaglioc on cui tuttala fauna di Immanet viene descritta è davvero stupefacente. E’ un peccatoche l’autore, dopo un periodo in cui riusciva a scrivere anche più strisce la settimana, abbia ridotto la cadenza a poco più di una al mese.
In questo periodo sono un po’ incasinato. Scusate se non rispondo subito ai commenti e non rispetto le scadenze.
Titolo e link: Red Meat
Lingua: Inglese
Tipologia: Umorismo nero
Formato: Strip di tre vignette
Colore o b/n: Bianco e nero
Cadenza: Una volte la settimana (estremamente regolare)
Continuità: Nessuna. Personaggi ricorrenti, ma evoluzione scarsa o nulla
Gergalità: Molto elevata.
Elementi fantastici: Alcuni.
Violenza: Abbondante ed estrema, ma quasi sempre fuori scena o solo verbale
Autoreferenzialità: Nessuna
Archivio: L’intero corpo del fumetto è disponibile online
Giudizio: (7)
Red Meat è un fumetto sull’orrore nascosto nella normalità e sulla normalità dell’orrore. Molti dei suoi personaggi sembrano normali (per esempio Ted e la sua famigliola, il lattaio Dan, simbolo della tranquilla America di provincia, o ancora il vecchio cowboy sempre con lo sguardo perso verso l’orizzonte), e vengono rappresentati in pose e vignette sempre uguali come se fossero immersi in una tranquillità che nulla può sconvolgere. Ma i loro discorsi rivelano ogni volta nuove, orribili e stupefacenti perversioni. Quanto a chi è evidentemente disadattato, come l’Earl dagli occhi fuori dalle orbite che vedete nella figura, o l’handicappato Johnny che ha la testa a forma di limone, cerca disperatamente quanto inutilmente di costruirsi una normalità con materiali che dell’anormalità sono la quintessenza.
E’ sicuramente un fumetto destinato a stomaci forti. Chi non si spaventa di fronte al macabro, al crudele o al repellente potrà farsi delle gran risate amare. L’unico vero difetto che gli trovo è che, per forza di cose, comincia a diventare ripetitivo.
Titolo e link: Girl Genius
Lingua: Inglese
Tipologia: Avventuroso steampunk
Formato: Tavole complete
Colore o b/n: Colore (prime tavole in bianco e nero)
Cadenza: Tre volte la settimana (estremamente regolare)
Continuità: Storia continua
Gergalità: Nessuna. Qualche difficoltà con i personaggi che parlano con accento
Elementi fantastici: Fumetto totalmente fantastico
Violenza: Poca e addomesticata
Autoreferenzialità: Nessuna
Archivio: L’intero corpo del fumetto sarà presto disponibile online (mancano poche tavole)
Giudizio: (10)
Girl Genius si svolge nell’Europa dell ‘800, ma in versione molto diversa da quella che conosciamo. Al posto della scienza moderna, si è diffusa una scienza motlo più avanzata ma anche assurda e imprevedibile, creazione del genio di una manciata di scienziati pazzi. Coloro che hanno la "scintilla" nella mente sanno creare complessi macchinari quasi dal nulla, ma spesso non sono in grado di dominare le conseguenze delle loro invenzioni. In passato un gruppo di avventurieri con la "scintilla", gli Heterodyne Boys, avevano compiuto mirabolanti avventure per risolvere i problemi derivati dalle invenzioni andate fuori controllo, ma ora sono scomparsi. L’Europa era precipitata nel caos, e l’ordine è stato ripristinato col pugno di ferro dal barone Von Wulfenbach, l’unico sopravvissuto degli Heterodyne Boys.
La protagonista del fumetto è Agatha, giovane studentessa all’Università Polignostica di Transilvania. Inizialmente pensa di essere semplicemente un’orfana senza alcun potere che studia per diventare assistente di laboratorio… maben presto verrà trascinata in una serie di avventure in giro per il mondo, in cui scoprirà che molto di ciò che credeva leggenda è invece realtà.
Girl Genius ha compiuto il percorso inverso rispetto a molto fumetti recenti: nato come cartaceo, si è successivamente trasferito on-line (i fascicoli vengono pubblicati solo dopo che tutte le tavole sono apparse sul web). Posso dire che è il mio webcomic preferito: è ambientato in un mondo fantastico estremamente originale e dettagliato, ha una trama di una complessità mostruosa che pure si mantiene comprensibile e sembra poter andare avanti per sempre, è disegnato benissimo, e mescola con grande equilibrio umorismo e avventura. Non posso che consigliarlo con tutto il cuore.
Qui trovate una storia breve ambientata in un periodo molto successivo a quello descritto nella storia principale. Un ottimo esempio dello stile del fumetto.
Lo ammetto, a volte mi dedico anch’io alla disdicevole pratica dell’ego-surfing. Oggi, facendolo, ho scoperto che esiste in rete un mio articolo vecchio di almeno dieci anni. E per qualche strano motivo, risulta più "visibile" a Google di qualunque altra cosa io abbia scritto in rete, escluso il presente blog.
Il mio primo sentimento, dopo averlo riletto, è stato il sollievo nello scoprire che, tutto sommato, non avevo scritto cazzate. Lo stile è forse un po’ legnoso e ingenuo, ma non è invecchiato più di tanto.
Successivamente mi sono posto il problema in modo più generale: devo permettere che, totalmente al di fuori del mio controllo, vengano fatti circolare dei testi attribuiti a me? Testi che magari io ritengo datati, non più corrispondenti al mio pensiero, e che preferirei rimanessero nell’oblio?
Tra l’altro non è neppure la prima volta che mi succede. Su Lulu è possibile regolarmente acquistare una raccolta di tre racconti di fantascienza, uno dei quali è firmato da me. Lo avevo ceduto gratis alla fanzine altoatesina Uhura perché fosse pubblicato. Quel numero della fanzine non uscì mai, e i curatori decisero probabilmente di pubblicare on-line in questo modo il materiale già pronto. Che sarebbe anche una buona idea. Solo che io ho ceduto il racconto perché fosse pubblicato su una fanzine da poche centinaia di copie, e adesso è disponibile in permanenza, potenzialmente acquistabile da chiunque. Il problema è puramente teorico, perché dubito che sarà stato scaricato da più di dieci persone. Tuttavia, se, per pura ipotesi, diecimila persone avessero deciso di acquistarlo, ai diffusori sarebbe arrivata una montagna di denaro di cui io non avrei visto un centesimo. Inoltre, se per caso io un giorno decidessi di ripubblicarlo, questa "edizione parallela" potrebbe causarmi qualche problema.
Certo, sono problemi puramente teorici. In realtà non ho intenzione di muovere un dito per impedire la diffusione di questi testi. Anzi, ammetto che mi fa anche piacere che, a distanza di anni, qualcuno li abbia recuperati e giudicati sufficientemente interessanti da diffonderli. Credo però che queste siano le avvisaglie di problemi che prima o poi incontreremo tutti. Internet e la tecnologia digitale rendono sempre più facile copiare, diffondere e reperire informazioni di ogni tipo. Una volta che sono entrate in circolo, non è più possibile arginarne la diffusione. Quando ho intervistato Dweezil Zappa, mi ha detto che la sua opposizione alla diffusione di bootleg su Internet non è solo dovuta ai possiibli mancati guadagni, ma soprattutto al mancato controllo della sua immagine artistica. "Voglio che la gente mi conosca per la musica che scelgo io, non che si faccia un’immagine di me a partire dalla registrazione di un concerto mal riuscito e mal registrato". Ed è difficile dargli torto.
Il fatto è che la censura, oltre a essere discutibile, semplicemente non è praticabile. Condividere qualcosa su Internet sta diventando sempre più facile, facile quasi come pensare o parlare. E non si può impedire alla gente di pensare o parlare. A differenza di pensieri e parole, però, i dati digitali rimangono, potenzialmente eterni. Credo che nel lungo periodo questo porterà a cambiamenti estremamente profondi nel nostro modo di pensare.
Titolo e link: Alien Loves Predator
Lingua: Inglese
Tipologia: Comico
Formato: Strip o tavole di formato variabile
Colore o b/n: Colore
Cadenza: Due volte la settimana (decisamente irregolare)
Continuità: Storie singole si alternano con archi di storia che fanno evolvere i personaggi
Gergalità: Elevatissima, molto slang e oscuri riferimenti alla cultura popolare USA
Elementi fantastici: Numerosi. Beh, i protagonisti sono un alien e un predator, ho detto tutto
Violenza: Occasionalmente anche molto elevata, ma sempre di tipo splatter-fumettistico
Autoreferenzialità: Nessuna
Archivio: L’intero corpo del fumetto è disponibile online
Giudizio: (7)
Alien Loves Predator racconta le scombinate peripezie di due scapoli newyorchesi che condividono uno squallido appartamento a Manhattan. I due assomigliano alquanto ai protagonisti di La strana coppia: Preston è occhialuto, sensato, un po’ timido dietro la sua scorza burbera e sarcastica, Abe è invece irragionevole, pasticcione e assolutamente spudorato. Ah, c’è un’ulteriore differenza: Abe è un alien, e Presto un predator, anche se i due sembrano essersi perfettamente integrati tra loro e a New York, e la cosa non sembra creargli il minimo problema (i problemi li ha semmai Abe con sua madre, una terrificante hive mother). Al duo si aggiungono occasionali compagni di stanza: nei primi tempi hanno convissuto con Gesù, che aveva intrapreso la carriera di giocatore di baseball. Attualmente vivono con Corinna, una ragazza sensitiva. L’ex-presidente Bill Clinton e un cameriere cinese in grado di viaggiare nel tempo sono altri personaggi ricorrenti.
Le storie di Alien Loves Predator sono una sequela di nonsense e giochi di parole, che personalmente trovo divertentissimi, perlomeno quando li capisco (cioè non sempre). E’ anche il tipo di umorismo che lascia molti completamente indifferenti, per non dire disgustati. La cosa più bella di questo fumetto, comunque, e la tecnica esecutiva. E’ realizzato con foto di giocattoli e action figures, sovrapposte a sfondi realistici ed elaborate con Photoshop. Il risultato è davvero fenomenale, e vale almeno una visita.
Titolo e link: Ctrl Alt Del
Lingua: Inglese
Tipologia: Comico, nonsense
Formato: Strip di quattro vignette
Colore o b/n: Colore
Cadenza: Tre volte la settimana (estremamente regolare)
Continuità: Storie singole del tutto isolate si alternano con archi di storia che durano anche diverse settimane e fanno evolvere i personaggi
Gergalità: Elevatissima, centrata sul mondo dei videogiochi
Elementi fantastici: Numerosi. Uno dei personaggi è un robot, e ci sono molti sconfinamenti nel fantastico, anche se molte storie potrebbero svolgersi anche nel mondo reale
Violenza: Occasionalmente anche molto elevata, ma sempre di tipo splatter-fumettistico, esagerata al punto di esssere innocua
Autoreferenzialità: Scarsa (l’autore è apparso nel fumetto in un paio di occasioni)
Archivio: L’intero corpo del fumetto è disponibile online
Giudizio: (9)
Ctrl Alt Del racconta le scombinate avventure di una banda di videogiocatori. Il protagonista assoluto è Ethan (autoritratto dell’autore, vedere nelle foto), un ragazzo che vive letteralmente per i videogiochi, capace di compiere le azioni più sconsiderate a causa della sua passione. Ethan è un concentrato di difetti: impulsivo, totalmente avulso dalla realtà, imbranato e incline a combinare disastri e a provocare danni a sé stesso e agli altri, incpace di amministrarsi. Ha però una sua bontà di fondo; inoltre la totlae dedizione con cui si dedica ai compiti più strampalati lo portano spesso a ottenere risultati impensabili. Suo compagno di stanza è Lucas, altro appassionato di videogiochi, che sembra molto più normale e con i piedi per terra, ma solo perché è Ethan il termine di confronto. Lucas è particolarmente sfortunato con le donne, mentre Ethan ha una ragazza fissa, Lilah, anche lei videogiocatrice. Era una vicina di casa, ma ora vive con Ethan e Lucas. Il quarto inqulino dell’appartamento è Zeke, una console Xbox che Ethan ha trasformato in un robot senziente durante uno dei suoi exploit. Infine, nell’appartamento vive anche Scott, misterioso hacker che non lascia entrare nessuno nella propria stanza. Scott è un seguace di Linux, e ha un pinguino domestico di nome Ted, che Ethan odia di un odio tanto immotivato quanto feroce. Attività principale del gruppo è reagire ai disastri combinati da Ethan per soddisfare la sua folle passione. Il corso del fumetto viene a volte interrotto da intermezzi che sono parodie di videogiochi famosi o di abitudini dei videogiocatori, nonché delle apparizioni dello chef Brian, un personaggio dall’assoluta e radicale mancanza di senso.
Ctrl Alt Del è un fumetto assolutamente professionale, con disegni di alta qualità e aggiornato con regolarità assoluta, il che spiega come l’autore, nonostante sia giovanissimo, sia riuscito a trasformarlo in breve tempo in un successo commerciale. Per poterlo capire bisogna avere una conoscenza almeno superficiale del mondo dei videogiochi. Per il resto, io lo trovo divertentissimo: è la somma di vari tipi di umorismo molto diversi tra loro, ed è qualitativamente molto solido: è raro che una storia non mi faccia almeno sorridere, e spesso mi fa letteralmente sganasciare.
Questo blog ha bisogno di essere un po’ vivacizzato. Pertanto decreto che febbraio sarà il mese del webcomic. Per tutto il mese, ogni giorno, presenterò una breve recensione di un fumetto pubblicato sul web. Spero di farcela, d’altronde ho scelto apposta il mese con il minor numero di giorni. 😉