A Milano, in quasi tutte le zone, i parcheggi liberi sono scomparsi da tempo. Esistono solo i parcheggi per residenti, gialli (dove non puoi parcheggiare in nessuna ora del giorno se non hai il contrassegno di zona) e quelli a pagamento, azzurri (dove devi utilizzare "gratta e sosta" per cifre esorbitanti, a tutte le ore del giorno e, spesso, anche la sera). La cosa è già molto fastidiosa nel corso dell’anno, ma lo diventa particolarmente in agosto, quando la città si svuota e in ogni angolo ci sono parcheggi liberi, ma le regole rimangono le stesse di sempre.
Due anni fa il Comune aveva accettato, dietro grande pressione popolare, di rendere gratuiti i parcheggi azzurri almeno nelle due settimane centrali d’agosto. L’anno scorso la misura è stata limitata a pochissime zone. Quest’anno, sembra, non se ne farà nulla.
I parcheggi a pagamento hanno senso per regolare l’accesso a una risorsa scarsa come lo spazio per la sosta, e per incoraggiare i cittadini a usare i mezzi pubblici per limitare il traffico. Quando i parcheggi abbondano, il traffico è scarso è i mezzi pubblici procedono a orario ridottissimo, continuare a far pagare la sosta non ha giustificazione, se non quella di lucrare su quei pochi che rimangono in città in agosto. Che non sono certo i ricchi.
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Cordiali vaffanculo
al sito di La Repubblica, che da pochi minuti dopo la mezzanotte di oggi strilla in prima pagina il finale dell’ultimo Harry Potter, in modo tale che è impossibile frequentare il sito senza leggerlo. Credo che teppismo mediatico sia l’unica possibile definizione di questo comportamento.
Aggiornamento: ho scritto in proposito anche un post su Macchianera.
No representation without taxation
Le recenti rivelazioni su brogli praticati in Oceania nel corso delle ultime elezioni politiche non fanno che confermare l’opinione che ho sempre avuto riguardo al voto degli italiani all’estero: si tratta di una legge insensata, che non avrebbe dovuto essere approvata e che andrebbe abrogata subito (nonostante abbia il merito, se così lo si può chiamare, di aver procurato al centrosinistra la sua risicatissima maggioranza in Senato).
Il fatto è che la questione del voto degli italiani all’estero riunisce due questioni totalmente diverse e separate. La prima è quella di permettere agli italiani che temporaneamente si trovano lontano dal loro seggio di poter votare ugualmente. La seconda è quella di dare il voto anche agli italiani che risiedono stabilmente all’estero, e pertanto non sono iscritti ad alcun seggio italiano.
Il primo problema mi pare abbastanza facilmente risolvibile (in molte nazioni il voto dall’estero, per posta o nei consolati, è una pratica consolidata) e decisamente importante. Ma la legge sul voto degli italiani all’estero non se ne occupa affatto. Tuttora, se sei in vacanza, sei uno studente Erasmus, o comunque ti trovi all’estero temporaneamente, non hai la possibilità di esercitare il tuo diritto di voto.
In compenso, la legge ha dato la possibilità di votare a centinaia di migliaia di italiani che risiedono stabilmente all’estero. La cosa è stata presentata come una grande conquista di civiltà non solo dai promotori della legge come Mirko Tremaglia, ma anche da esponenti di sinistra come Furio Colombo. Eppure, a me sembra palesemente un nonsenso. In pratica è stato concesso un diritto a persone che non hanno alcun dovere nei nostri confronti. Gli italiani all’estero non sono soggetti alle leggi italiane e non pagano le tasse in Italia; sono quindi dei soggetti totalmente irresponsabili, che possono prendere parte al processo decisionale senza subirne le conseguenze. Per fare un paragone, immaginate che una legge stabilisca che, nei condomini, 100 millesimi vadano assegnati agli ex inquilini dello stabile, che non abitano più lì, non contribuiscono alle spese, ma possono influenzare le decisioni dell’assemblea. Vi sembrerebbe logico?
Per giunta, la legge implica che ci siano candidati in collegi esteri che tengono la loro campagna elettorale all’estero, fuori dal territorio italiano. Il che implica sia l’impossibilità di far rispettare le norme, sia anche solo di garantire che la campagna elettorale si possa tenere (non è solo un’ipotesi: già il Canada ha espressamente vietato che si possa votare per elezioni straniere all’interno del suo territorio).
Le conseguenze sono evidenti: disparità di trattamento per i cittadini a seconda del luogo in cui risiedono, facilità di brogli,tutto per eleggere dei parlamentari che, non avendo particolari responsabilità verso i loro elettori, possono prestarsi come manovalanza per manovre politiche (Pallaro docet). Approvare queste legge è stato un errore che andrebbe corretto. Ma ormai gli italiani all’estero hanno i loro rappresentanti in Parlamento, sufficientemente numerosi e corteggiati da rendere pressoché certo che la legge rimarrà in vigore per sempre. Un’altra di quelle entità inutili e dannose che si sostentano a danno del Paese, mostri che l’eterno sonno dell’Italia partorisce a getto continuo.
Sostegno morale
Walter Weltroni ha dichiarato che, pur essendo totalmente a favore del referendum sulla legge elettorale, non lo firmerà, in quanto candidato alla guida di un partito nel quale "convivono idee diverse". Un bizantinismo degno del peggior doroteo: logica vorrebbe che chi si candida a una carica sostenesse con convinzione le sue posizioni, e non le annacquasse per un malinteso rispetto per le posizioni opposte.
Purtroppo, immagino che questa sia un’anteprima di quello che dobbiamo aspettarci dal futuro PD: un’entusiastica adesione ai principi della laicità e della sinistra… a parole. Perché poi, nella pratica, c’è chi ha idee diverse.
Alcune lezioni sul mondo del lavoro
La casa editrice per cui lavoravo fino a qualche anno fa, la VNU Business Publications Italia, è stata ceduta a un fondo di investimenti che ne ha trattenuto le parti più pregiate e ne ha svenduto il resto a spezzatino. È da notare che l’azienda non andava, di per sé, particolarmente male; la svendita è stata fatta a livello europeo, in quanto la holding olandese ha deciso di sbarazzarsi dell’intero settore editoria.
Prima lezione: Ormai la sicurezza del posto non esiste più nemmeno in senso relativo. Anche se lavori benissimo e la tua azienda va alla grande, può capitarti di perdere il posto anche solo perché hai avuto la sfortuna di essere usato come pedina di un gioco che ti è totalmente estraneo.
Buona parte delle testate appartenenti all’azienda sono state cedute con relativa facilità. Fanno eccezione le riviste dell’area informatica. Queste sono le uniche ad avere ampie redazioni (in tutto una decina di giornalisti professionisti) e ad uscire in edicola invece che essere distribuite in abbonamento. Sarebbero quindi, in teoria, il fiore all’occhiello dell’azienda. Invece sono rimaste per mesi senza acquirenti.
Seconda lezione: Nel mondo del lavoro odierno, l’esperienza e la professionalità sono un peso. Gli imprenditori preferiscono avere a che fare con manodopera facilmente sostituibile e manipolabile a piacimento. Tanto più sei qualificato, tanto più è difficile trovare qualcuno che ti voglia.
Alla fine le testate dell’area informatica sono state cedute a un gruppo editoriale molto piccolo, con nessuna esperienza del settore, la cui capacità di garantire un futuro alle riviste viene apertamente messa in dubbio. Questo implica in primo luogo un trasferimento quasi immediato da Cinisello Balsamo a Binasco, cioè esattamente dal lato opposto rispetto a Milano. E, in secondo luogo, dà scarsissime prospettive per i miei ex-colleghi di poter continuare a svolgere il loro lavoro in maniera dignitosa.
Terza lezione: Ormai certe tecniche “sporche” per evitare di pagare il dovuto sono diventate di uso comune. Non riceverai mai la tua buonuscita, verrai invece spedito a lavorare in un postaccio sperando che tu ti tolga di mezzo da solo.
I miei ex-colleghi (nella foto) sono in agitazione per opporsi a questa situazione. Non posso fare molto per loro, oltre a denunciare qui quello che gli sta capitando.
Notizie vuote
In questi giorni quasi tutti i giornali hanno titolato riprendendo una conferenza stampa del Viminale, dicendo che un italiano su quattro non si sente al sicuro dalla criminalità. Sottointendendo che si tratta di un fatto grave.
È evidente che in un mondo perfetto il 100% dei cittadini si sentirebbe al sicuro. tuttavia, visto che evidentemente non viviamo in un mondo perfetto, mi chiedo: è un dato grave? Si potrebbe interpretarlo in modo opposto, dicendo che ben tre cittadini su quattro si sentono al sicuro. Soprattutto, manca qualunque termine di confronto. Quandi cittadini si sentivano al sicuro negli anni ’50, ’70, ’90, l’anno scorso? Quanti cittadini si sentono al sicuro in Francia, o negli Stati Uniti? Ovviamente nessuno si è preso la briga di cercare questi dati e fornirli. Perlomeno che io sappia.Io, nel mio piccolo, sono andato a spulciarmi il rapporto originale del Viminale. Ovviamente non l’ho letto tutto: sono 450 pagine! Però, a giudicare dall’indice, solo tre pagine sono dedicate alla paura di subire reati in Italia. Quanto ai dati, c’è soltanto una tabella, dalla quale si evince che, al netto di variazioni locali, tale paura è rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi 15 anni. E allora?
Una macchia sulla mia reputazione
Da oggi sono tra i collaboratori del blog Macchianera.
Il mio primo post ricalca nei contenuti quello che avete potuto leggere qui qualche giorno fa.
Ovviamente continuerò a scivere qui tutto quello che mi passa per la testa. Laggiù scriverò soltanto le cose che mi interessa abbiano un alta visibilità, e le riscriverò comunque in copia qui.
Anche perché non sempre avrò voglia di affrontare la feroce arena dei commentatori di Macchianera.
Chi sono gli orchi?
"Fermiamo gli orchi!".
Con questo sobrio titolo, il quotidiano gratuito milanese E Polis ha dato inizio alcuni giorni fa a una violentissima campagna contro i "siti dei pedofili". Particolarmente preso di mira è il sito Boy Love Day, che ormai da diversi anni celebra ogni 24 giugno una giornata a favore della liberalizzazione della pedofilia, presentata come una qualsiasi forma di sessualità, legittima come ogni altra e invece soggetta a gravi discriminazioni.
Il sito in questione, bisogna dirlo, è effettivamente disgustoso. Comincia con un appello alla libertà di epsressione e ai Diritti dell’Uomo, ma già la home page, una grande illustrazione in cui tanti bambini siedono felici sulle ginocchia di preti, babbi natale, maestri e capi scout che li accarezzano con aria lubrica, fa un’impressione davvero rivoltante. Se poi si entra nel sito, bastano pochi clic per arrivare a fotografie porno-soft di minori, il che non dà certo l’impessione che lo scopo del tutto sia dibattere astrattamente sulla libertà sessuale.
E tuttavia, personalmente trovo la campagna di E Polis molto più allarmante del suo bersaglio. Le prime tre pagine del quotidiano ogni giorno, ormai da diversi girni, sono dedicate ad aizzare la folla perché chieda, imponga al governo di oscurare il sito in questione e altri simili, in modo che non siano più accessibili dall’Italia. Io mi permetto di fare le seguenti osservazioni:
- L’oscuramento totale dei siti non è tecnicamente possibile. Si può rendere difficile arrivarci, ma un utente tecnicamente esperto può sempre e comunque aggirare le barriere. Quindi misure del genere sono efficaci come provvedimento di censura nei confronti dell’utente medio, ma non per impedire l’accesso a persone realmente interessate.
- Un sito che difende apertamente la pedofilia, per quanto ossa non piacere, non è socialmente pericoloso. Essendo pubblico, può essere monitorato. Chiudere i siti pubblici non impedirà chemateriale simile venga scambiato inprivto, senza più alcun controllo di legittimittà.
- Il sito in questione, per quanto aberrante, non è illegale. Non descrive come commettere dei reati. Si limita a sostenere che quello che attualmente è un reato non dovrebbe esserlo. E questa, per quanto possa non piacere, per quanto si possa ritenerla socialmente pericolosa, resta comunque solo un’opinione, e dovrebbe essere protetta dalla libertà di espressione.
- La tesi per cui l’esistenza di siti che inneggiano alla legittimità della pedofilia può incitare i pedofili a non vedere le proprie tendenze come una colpa e a non reprimere le proprie tendenze può anche essere vera (anche se ne dubito), ma non è una motivazione sufficiente. Al mondo esistono tantissime opinioni che qualcuno può giudicare sovversive o pericolose. E impedire di esprimerle è sempre e comunque censura. Se ammettiamo che esiste un’opinione che non può essere espressa, implicitamente ammettiamo che ce ne possano essere molte altre.
Riassumendo, io ritengo che la campagna di E Polis non sia di alcuna reale utilità alla lotta contro la pedofilia. L’eventuale oscuramento dei siti non procurerà alcun danno alle persone veramente pericolose, che non sono quelle che aprono siti, ma quelle che si presentano come rispettabili e agiscono al coperto. In compenso, l’effetto pratico della campagna sarà un colossale passo avanti verso la legittimazione della censura su Internet. Una volta usato lo spauracchio della pedofilia per far passare il concetto che si possono oscurare i siti che esprimono opinioni pericolose, quanto ci vorrà perché si proponga l’oscuramento di siti che, a giudizio di qualcuno in grado di aizzare la folla, sono "filoterroristi", "estremisti", o semplicemente politicamente sgraditi?
Trovo particolarmente triste che a organizzare tutto questo sia un quotidiano, su cui scrivono anche tante firme di sinistra. A un giornalista la libertà di espressione dovrebbe stare particolarmente a cuore. Non si dovrebbe aizzare la folla (che probabilmente in buona parte non è neppure in grado di valutare autonomamente i contenuti in inglese del sito in questione) per chiedere la censura. E trovo ancora più inquietante che praticamente nessuno, tra politici, giornalisti e blogger, abbia osato esprimere un’opinione contraria. La paura di passare per difensori dei pedofili, evidentemente, paralizza tutti. Non è un buon segnale.
La prova scientifica
Does this place look like I’m fucking married? The toilet seat’s up, man!
The Big Lebowski
Se siete maschi e vivete con una donna, sicuramente sapere di cosa sto parlando: l’annosa questione della posizione in cui lasciare il sedile del cesso. All’uomo, che deve continuamente alzarla e abbassarla a seconda dell’uso che ne deve fare, sembra naturale lasciarla in una posizione qualsiasi. Alla donna, che invece la usa sempre abbassata, trovarla alzata sembra un affronto.
Ora, se avete sempre avuto il sospetto che la pretesa delle donne non fosse logica, ma non siete mai riusciti a capire esattamente il perché, smettete di pensare: c’è chi lo ha fatto per voi. In questo articolo scientifico troverete una dettagliata analisi che dimostra, teoria dei giochi alla mano, come abbassare sempre la tavoletta sia una strategia meno efficiente del lasciarla nella posizione corrente. Nel senso che causa all’uomo una quantità di sforzo maggiore rispetto a quella causata alla donna dalla strategia opposta.
Ora immagino che questa informazione vi sarà perfettamente inutile in pratica. In primo luogo perché è difficile trovare una donna che capisca la teoria dei giochi (anche un uomo, eh, sia ben chiaro!). In secondo luogo perché, anche se la vostra partner è una laureata in matematica, vi dirà: "Tu non devi abbassare la tavoletta perché è più conveniente. Tu devi farlo per me!". E questa è un’affermazione che non ammette repliche.
Però saprete, in cuor vostro, che sarebbe più efficiente lasciarla alzata.
Giornalismo canonico
Da ormai troppi giorni si discute dell’ormai celeberrimo documentario BBC sul papa e su come avrebbe ordinato di coprire i preti pedofili proteggendoli dagli scandali e dalle ire della legge. Una parte sostiene che si tratta di una coraggiosa denuncia, un’altrra di vergognose falsità. Ma rigorosamente senza entrare nel merito.
Ora, se vivessimo non dico in un mondo perfetto, ma basterebbe anche in un paese normale, la questione sarebbe molto semplice. Si prenderebbero i documenti emessi dal cardinale Ratzinger, li si sottoporrebbe a un paio di vaticanisti ed esperti di diritto canonico (possibilmente non con fama di integralismo cattolico o di anticlericalismo), e gli si chiederebbe: "cosa c’è scritto, in pratica?". Se risultasse che l’attuale Papa ha effettivamente ordinato di tenere nascoste le notizie sui preti pedofili, allora lo sipotrebbe criticare, anche aspramente. Se invece risultasse che il documentario inglese ha preso fischi per fiaschi, si lascerebbe cadere la cosa (e si criticherebbe magari la BBC per avere macchiato la propria fama di rigore avallando un’inchiesta scandalistica).
Invece, nulla di tutto questo. Si blatera di diritto di cronaca, di autorevolezza della BBC, di attacchi alla Chiesa e alla Famiglia e via dicendo, senza MAI usare argomentazioni che dicano se la notizia è vera oppure falsa.
Per trovare qualche argomentazione seria, di entrambe le parti, sono dovuto andare, com’è consuetudine, su Internet. Ecco qui, via commenti di un post di Macchianera: Pro Papa e Contro Papa.